Il momento che Roberta Vinci non scorderà mai, nella carriera conclusa oggi agli Internazionali dItalia sotto il sole di Roma, è arrivato in una serata (secondo il fuso di casa nostra) del settembre di tre anni fa: fu quando la tarantina si trasformò nella nazionale di calcio ai Mondiali. Le finestre aperte, le esultanze e le grida che arrivavano a rimbalzare per le strade. Succedeva che Roberta stesse giocando la semifinale degli Us Open contro Serena Williams (la vera Serena) che puntava il Grande Slam di calendario; succedeva che dopo aver perso il primo set la Vinci risorgesse, iniziasse a infilare un punto dietro laltro, a far muovere la numero 1 lungo il campo, spronando il pubblico di Flushing Meadows (applaudite anche me, ricordate?) dopo uno scambio fantastico, provando a tirarlo dalla sua parte, riuscendoci, alla fine vincendo: 2-6 6-4 6-4 e finale contro Flavia Pennetta. Lamica di una vita, quella che ai tempi delle scuole medie divideva con lei vittorie su vittorie, lei pure pugliese. Avrebbe vinto Flavia e sarebbe stato un trionfo per il tennis italiano con la presenza di Matteo Renzi e linno nazionale a risuonare su New York, ma diciamo la verità: quel derby tricolore, forse il match più importante di sempre per il nostro tennis, fu un corredo, un contorno al piatto principale che si era consumato prima.
Naturalmente sbaglieremmo a salutare laddio al tennis della Vinci con questo unico ricordo: Roberta è stata molto di più, per esempio una giocatrice che a 30 anni abbondantemente passati ha finalmente coronato il sogno di entrare nelle prime 10 al mondo, una quattro volte vincitrice della Fed Cup e soprattutto una meravigliosa interprete del doppio. Sul quale ovviamente si possono scrivere libri e libri: numero 1 dello speciale ranking, la pugliese ha completato il Grande Slam con la fidatissima Sara Errani, portando a casa cinque Major e chiudendo lopera a Wimbledon, nel teatro dei sogni. Più che amiche, si diceva di loro e dicevano loro; del resto 22 titoli in cinque anni non sono bruscolini. Una coppia perfetta, le Cichi: le vedevi in campo e pensavi fossero vissute insieme fin dal giorno della nascita, tanto erano coordinate. Si definivano sorelle, vincevano e dominavano e il loro sodalizio migliorava la rispettiva carriera nel singolare, perchè forse Sara mai avrebbe potuto sognare la Top 5 del ranking e la finale al Roland Garros senza lispirazione mentale e tecnica derivatale da quel rapporto così profondo con Roberta.
Fino a che, improvvisamente, accadde qualcosa: a Genova, nella partita decisiva di Fed Cup contro la Francia, lei e la Errani andarono incontro a un disastro sotto il punteggio di 1-6 2-6, eliminazione dellItalia e addio alla striscia vincente delle Cichi nel torneo (18 partite). La coppia si ruppe: da amiche del cuore a complete estranee o quasi. La federazione provò a metterci una pezza, di fatto le costrinse a riprovarci per le Olimpiadi ma a Rio de Janeiro leliminazione arrivò ad un passo dalla zona medaglie. Finì lì, a parte unincursione a Montréal durata lo spazio di un turno. Ancora oggi non è dato sapere cosa accadde davvero; tuttavia a sentire il commiato di Roberta dai campi (non ne potevo più del tennis) si intuisce forse il peso di una situazione che una delle due, o magari entrambe, non è riuscita a gestire al meglio.
E lo scotto da pagare a una vita in costante movimento, in continuo viaggio e sempre basata sui risultati; Roberta aveva già deciso di smettere dopo il 2016, poi ci aveva ripensato e aveva tenuto botta per una stagione francamente ricca di acuti. Non era nei sogni della tarantina terminare la carriera con unanonima sconfitta contro Aleksandra Krunic, in un primo turno; certamente però Roberta aveva in mente di smettere circondata dal calore dei suoi tifosi, e questo ha fatto. Resta il sospetto: chissà se la Vinci avesse detto stop nello stesso momento di Flavia Pennetta, iniziando e smettendo insieme a lei. Di certo avrebbe chiuso un cerchio, probabilmente avrebbe lasciato al top, sicuramente sarebbe stato un commiato diverso. Tra qualche anno, sfogliando il libro dei ricordi, ci dirà forse perchè, e ci racconterà davvero perchè uno dei doppi più forti di sempre si è dovuto rompere così; oggi che lascia il tennis noi diciamo grazie a Roberta Vinci, per quello che ci ha regalato.