Cosa ci hanno detto gli Internazionali dItalia 2018? Archiviato lappuntamento di Roma, il grande tennis si tuffa nella settimana che precede il Roland Garros e la degna conclusione della stagione sulla terra rossa; ci saranno italiani in campo (Fabio Fognini e Andreas Seppi – che ha vinto il derby contro Marco Cecchinato – a Ginevra, mentre Camilla Rosatello è stata eliminata al primo turno di Strasburgo), ma ovviamente va fatta qualche considerazione su quanto abbiamo visto al Foro Italico, su quello che potremmo aspettarci nelle due settimane di Parigi e sulla direzione che sta prendendo il tennis mondiale.
ZVEREV TRA I GRANDI, RAFA NELLA LEGGENDA
Diciamolo subito: se domenica il cielo di Roma avesse deciso di rimanere tranquillo, Alexander Zverev avrebbe vinto la finale e il quarto Master 1000 in due anni. Così non è andata, perciò siamo qui a celebrare lennesimo trionfo di un Rafa Nadal i cui trofei sul rosso non si contano nemmeno più (è comunque lottavo a Roma). La pioggia fa parte del gioco, e ci ha dato loccasione per capire quale sia la differenza tra Nadal (o Roger Federer, per citarne uno che purtroppo al Roland Garros non vedremo) e tutti gli altri: cè chi ne approfitta per vincere una finale giocata in apnea e con il serio rischio di affondare, e chi invece al rientro in campo perde cinque game consecutivi pur avendo dominato fino a lì. Acqua o non acqua, Zverev è tra i grandi del tennis già oggi ed è già oggi, forse, il principale antagonista di Nadal sulla terra: parlano i risultati del 2018 (semifinale a Montecarlo, titoli a Monaco e Madrid, finale a Roma), parlano le prestazioni e il modo in cui Sasha ha preso a pallate Nadal (sì, Nadal) da fondo campo, infliggendogli un 1-6 e un break di vantaggio prima che gli dei del tennis decidessero che Rafa doveva tornare a trionfare nella nostra capitale dopo cinque anni. Gli altri nomi avvicinandoci agli Open di Francia sono gli stessi di sempre, anche se sia Dominic Thiem che Grigor Dimitrov devono fare il salto di qualità; non ci attendiamo granchè da Juan Martin Del Potro (infortunato e mai davvero competitivo sul rosso), mentre il Novak Djokovic ammirato al Foro Italico è un giocatore che, pur lontano dal cannibale degli anni scorsi, ha tutto per arrivare in fondo agli Slam e farci divertire.
SVITOLINA, MANCA IL CENTESIMO
La finale femminile di Roma è stata indicativa: Elina Svitolina ha vinto il tredicesimo titolo Wta (lei però ne conta 12, escludendo il 125s di Pune che è anche la sua prima gioia sul circuito) e lo ha fatto alla finale numero 15, il che significa che ha una conversione dell86,7% e che, soprattutto, non perde un match per un trofeo da novembre 2016 (otto vittorie consecutive). Simona Halep, sconfitta senza mai dare la sensazione di poter anche solo fare il solletico allavversaria, ha perso la finale numero 14 sulle 30 giocate. Approfondiamo: contando solo Slam, Mandatory e Premier 5 la rumena è 6-9, ovvero ha record negativo quando si tratta di portare a casa le coppe importanti. Eppure la numero 1 Wta è lei, mentre la Svitolina è ancora la quarta miglior giocatrice al mondo; daccordo che i ranking contano il giusto, ma agli Internazionali dItalia la riedizione della finale 2017 – terminata con lo stesso risultato – ci ha detto una volta di più che la Halep non ha ancora la giusta cattiveria mentale per dominare psicologicamente le finali, e il modo in cui ha perso a Roma e al Roland Garros lo scorso anno dice tanto (se non tutto). Per questo motivo non possiamo dire che la favorita a Parigi sarà lei: non nettamente almeno, perchè girando lo sguardo su altre giocatrici il piatto piange. Una vera dominatrice non cè: lo sarebbe Garbine Muguruza che però continua a faticare (ma occhio: nei Major è capace di trasformarsi), la stessa Svitolina deve ancora ottenere il centesimo per fare leuro e questo passa dagli Slam, Maria Sharapova è in grande crescita ma commette ancora troppi errori nel corso dei match, poi abbiamo tutte le altre (da Karolina Pliskova a Jelena Ostapenko, passando per Petra Kvitova assente a Roma ma fresca di titolo a Madrid).
ITALIA IN AGRODOLCE
Come sta lItalia del tennis avvicinandosi al Roland Garros? Se guardiamo al circuito Atp, Fabio Fognini ha raggiunto per la prima volta i quarti a Roma – battendo Monfils e Thiem – e ha strappato un set a Nadal. Come sempre la domanda legata al sanremese riguarda la tenuta nel tempo, visto che talento e possibilità non sono in discussione. La buona notizia è che alle sue spalle, finalmente, si muove qualcosa: Marco Cecchinato, Lorenzo Sonego e Matteo Berrettini hanno tutti superato il primo turno con vittorie anche convincenti, e mettiamoci anche Filippo Baldi che forse è il più promettente in termini generali. Certo una batteria di giocatori così va coltivata e fatta crescere, ma torniamo ad avere possibilità; per contro, il deserto che si è abbattuto sul circuito femminile è davvero preoccupante. Abbiamo vissuto con commozione e gratitudine il ritiro di Roberta Vinci: prossima alladdio anche Francesca Schiavone, a oggi la nostra miglior giocatrice è Camila Giorgi (numero 55), unica con Sara Errani nella Top 10. La carta didentità non gioca a favore della bolognese (31 anni), la Giorgi arrivata a 26 e mezzo dà sempre più la sensazione di essere unottima promessa con qualche risultato di prestigio, e poco altro. Certo anche Flavia Pennetta ha vinto uno Slam a 33 anni, ma è rimasta comunque uneccezione. Il resto? Deborah Chiesa e Jasmine Paolini potrebbero raccogliere il timone, sono ancora molto giovani ma alla loro età (21 e 22 anni) ci sono tante giocatrici che hanno raggiunto un livello ben diverso e, se è vero che in Italia si tende a emergere più tardi, è altrettanto vero che la situazione non si può definire rosea. Chissà, però: il tennis è uno sport strano che vive di tanti momenti diversi, al Roland Garros il tricolore potrebbe sventolare fieramente.