Flat tax nel calcio italiano, la tassa piatta promossa dal Governo Movimento 5 Stelle-Lega potrebbe avere delle ripercussioni anche sui club di Serie A. Lesecutivo giallo-verde è al lavoro per mettere a punto la riforma fiscale e il mondo dello sport attende buone novelle che, come sottolineato dalleconomista Marco Bellinazzo, potrebbero comportare ottimi vantaggi. La nota firma de Il Sole 24 Ore e Calcio e Finanza ha rilasciato una lunga intervista ai microfoni di tuttomercatoweb.com, in cui ha evidenziato le possibilità novità: L’idea di base è avere una tassazione che abbatta le aliquote più alte. Ci sarebbe un impatto diretto su tutta la Serie A: ogni ingaggio della massima categoria, ma anche molti di B subirebbero tagli per quanto riguarda i costi societari. Le società si accollano infatti il pagamento delle imposte, calcolando gli stipendi al costo netto: la flat tax permetterebbe così ai club italiani di risparmiare molto.



“FLAT TAX CREA VANTAGGIO COMPETITIVO”

Marco Bellinazzo ha spiegato come la tassa piatta permetterebbe ai club italiani di risparmiare: “Mettiamo che le aliquote maggiori vengano fissate al 30%. Così il risparmio sarebbe già del 10%. Per fare un esempio, dico: l’epoca d’oro del calcio spagnolo è coincisa con la seconda metà degli anni 2000, dal 2003-2004 fino al 2010 circa. La scintilla fu l’introduzione della cosiddetta “Legge Beckham”, che abbatteva notevolmente i costi sui professionisti stranieri che andavano a lavorare in Spagna, prendendo il nome dal giocatore inglese che fu acquistato dal Real Madrid dei Galacticos guidato da Florentino Perez. Quel livello di tassazione permise ai club spagnoli di fare incetta di campioni, finché non fu poi modificata da Zapatero ed in seguito abrogata”. Sottolinea Marco Bellinazzo: “La flat tax potrebbe dunque creare un vantaggio competitivo, dato che le italiane pagano somme tra i 500 e i 600 milioni di euro all’IRPEF”. Infine, una battuta sul riflesso sugli investimenti: “Potrebbe essere davvero un’attrattiva. Avere meno costo del lavoro in aziende che ne sostengono almeno l’80-90% può aiutare soprattutto chi attualmente già gestisce società di calcio, non tanto incentivare chi non ne ha ad entrare nel settore. Verrebbero dati meno soldi all’erario ma ciò renderebbe le società più competitive in alcuni investimenti, come quelli sulle infrastrutture. Il modo per recuperarli da parte dello Stato poi potrebbe avvenire tramite l’aumento di imposte indirette, penso ad esempio all’IVA”.

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