Yonghong Li è indagato per falso in bilancio e false comunicazioni sociali dalla Procura di Milano. L’inchiesta non riguarda il cambio di proprietà, ma la campagna mediatica dell’uomo d’affari cinese che in diverse occasioni aveva dichiarato di essere in grado di onorare gli impegni. Ora la Procura milanese vuole vederci chiaro: perché avrebbe perso 689 milioni di euro tra acquisto e aumenti di capitale per soli 32 milioni di euro? E perché non ha accettato l’offerta degli acquirenti emersi nell’ultimo periodo? L’indagine al momento riguarda solo il 48enne imprenditore cinese, non Silvio Berlusconi, e la sua opacità nei comunicali ufficiali con cui aveva affermato di poter far fronte agli impegni finanziari previsti. Yonghong Li ha rotto il silenzio con una lettera pubblicata in esclusiva dal Sole 24 Ore, annunciando ai tifosi di voler far causa al fondo Elliott. «L’acquisto dell’A.C. Milan non è stata né una decisione incauta né tantomeno una decisione dettata da una mia infatuazione passeggera; deriva dalla mia passione per la squadra e dalla mia convinzione circa il potenziale economico di un investimento in una delle più nobili squadre di calcio al mondo» ha scritto Li. Poi ha spiegato di aver versato fino al 30 giugno 2018 «quasi 880 milioni a favore dell’A.C. Milan, dei quali solo 280 milioni finanziati attraverso Elliott, mentre ho provveduto personalmente per la restante parte». Quindi Yonghong Li accusa il fondo Elliott di aver «orchestrato un default anticipato, non giustificato da alcuna violazione dei covenant del Milan». Dall’attacco al fondo arriva anche qualche indicazione sulle indagini a suo carico: «Non mi ha permesso di realizzare lo sviluppo strategico del club, né concludere una vendita soddisfacente della squadra con un prestigioso acquirente che, al contrario di Elliott, ha un reale interesse e un piano strategico e di investimento di lungo termine per l’A.C. Milan. Inoltre, non mi ha permesso di mantenere la promessa al Sig. Silvio Berlusconi di accrescere il valore e lo standing della squadra che entrambi amiamo».



PER I PM ERA UN PRESTANOME: CHI C’È DIETRO?

Al momento non si hanno più sue notizie, dopo che il Fondo Elliott gli ha di fatto sottratto la proprietà del Milan, ma per l’oramai ex patron Yonghong Li si profila tutt’altro che una ricca plusvalenza per quella che, sin da subito, ai più accorti era parsa una operazione commerciale dai contorni poco chiari. Infatti, come è emerso oggi, l’uomo d’affari cinese è indagato dalla Procura di Milano per falso in bilancio e l’indagine che va avanti da mesi sulla cessione del Diavolo potrebbe anche avere ripercussioni sportive sul club. Intanto, però, secondo la ricostruzione che ne fa Il Sole 24 ore in un articolo apparso quest’oggi, i magistrati hanno messo sotto la lente di ingrandimento il fallimento della Jie Ande, una delle sue proprietà, dato che l’ipotesi investigativa è che Li avrebbe basato la presentazione del suo patrimonio su fondi che sarebbero inesistenti. Non solo: l’obbiettivo di chi indaga anche sul fatto che, nel passaggio ad Elliott, un presunto magnate che ha acquistato per 689 milioni il Milan non sia riuscito a reperire di recente i 32 milioni necessari ad evitare il passaggio di mani. Insomma, il sospetto avanzato anche dall’articolo è che dietro Yonhgong Li vi sia stato un prestanome. Ma chi? (Agg. di R. G. Flore)



LA PROCURA FEDERALE APRE UN FILONE SPORTIVO?

Giornata di montagne russe emozionali per i tifosi del Milan che, se da una parte possono esultare per il (parziale) accoglimento del ricorso al TAS di Losanna e la riammissione in Europa League, dall’altra vedono confermati i sospetti avanzati da molti negli ultimi mesi circa le opacità della oramai ex proprietà cinese: infatti, l’indagine della Procura di Milano che vede al centro Yonghong Li con l’accusa di falso in bilancio getta un’ombra sul recente passato del Diavolo tanto che, già prima che la procura meneghina lanciasse la bomba, era stata la stessa Procura Federale a chiedere gli atti ai pm e, secondo alcune indiscrezioni, starebbe pensando di aprire un filone di inchiesta anche sul versante sportivo. Intanto, pare che sia comunque escluso dall’indagine l’ex presidente Silvio Berlusconi, mentre dell’uomo d’affari cinese, dopo aver ceduto il passo al Fondo Elliott, si sono perse letteralmente le tracce: a Li sono al momento contestati i reati di false comunicazioni sociali in relazione alle note integrative del bilancio 2016 e a un comunicato che risale invece a pochi mesi fa. (Agg. di R. G. Flore)



PERQUISITO ADVISOR FININVEST

Il ricorso al Tas ha avuto esito positivo per il Milan, che potrà prendere parte alla prossima edizione di Europa League 2018/2019. Ma questa non è l’unica vicenda che riguarda il mondo rossonero. Come vi abbiamo raccontato, l’ex presidente Yonghong Li è indagato dalla Procura di Milano per falso in bilancio. Il cinese, al centro del mistero negli ultimi mesi dopo l’acquisizione del Diavolo, rilevato dopo l’era Silvio Berlusconi, dovrà rispondere di false comunicazioni sociali. Come evidenziato dai colleghi del Corriere della Sera, gli agenti della Guardia di Finanza stanno svolgendo perquisizioni a carico di indagati ma non solo: acquisiti documenti presso terzi negli uffici, oltre che del Milan, dei consulenti dell’operazione cinese. Parliamo di Rotschild, Ernst & Young, Deloitt e, soprattutto Lazard, l’advisor di Fininvest. Attesi aggiornamenti nel corso delle prossime ore sulla scottante vicenda, guai per l’ex proprietario della società meneghina… (Aggiornamento di Massimo Balsamo)

OMBRE SUI 689 MILIONI INVESTITI

Alla fine è stata realmente aperta un’inchiesta sulla cessione del Milan, ma a discapito delle anticipazioni degli ultimi mesi, che volevano Silvio Berlusconi nel mirino degli inquirenti, a finire sotto la lente d’ingrandimento è l’ex presidente Yonghong Lì. Molte le domande, come scrive Il Corriere della Sera, che si stanno ponendo coloro che stanno indagando, circa l’operazione rossonera del broker cinese, tutt’altro che un affare. In poche parole, il manager dell’estremo oriente ha perso 689 milioni di euro tra acquisto della società e aumento di capitale, per non essere riuscito a rimborsarne 32 ad Elliott nelle scorse settimane. Inoltre non è chiaro come mai lo stesso Yonghong Lì non abbia deciso di accettare le proposte di acquisto a lui giunte di recente, che anche se al ribasso, avrebbero comunque potuto far rientrare in parte lo stesso dall’investimento mastodontico effettuato. Si cercherà quindi di fare luce sulla provenienza dei capitali, cosa apparsa poco chiara fin da subito. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)

FALSO IN BILANCIO

Milan, Yonghong Li indagato per falso in bilancio: nuovi aggiornamenti sulla vicenda societaria dello storico club meneghino. L’ex presidente, che appena dodici mesi fa ha rivelato la maggioranza della società da Silvio Berlusconi, è indagato dalla procura di Milano: l’ipotesi di reato è di false comunicazioni sociali. Dieci giorni fa la proprietà del club è passata al fondo americano Elliott, con il Corriere della Sera che evidenzia che la Guardia di Finanza sta acquisendo dei documenti presso terzi negli uffici del Milan ma non solo: documenti prelevati anche da consulenti dell’operazione cinese, ad esempio l’advisor di Fininvest Lizard. Una notizia importante che giunge proprio nel giorno della sentenza del Tas di Losanna sul ricorso presentato d’urgenza dal Diavolo contro l’esclusione dalle coppe europee per la stagione 2018-2019 decisa dalla Camera giudicante della Uefa.

MILAN, INDAGATO L’EX PRESIDENTE YONGHONG LI

Dopo aver rilevato il club da Silvio Berlusconi, Yonghong Li non è riuscito a ottemperare la scadenza relativa all’aumento di capitale, non versando i 32 milioni di euro necessari. Lo scorso 9 luglio 2018 il fondo Elliott ha rilevato le azioni del Milan come pegno e ora c’è una grana giudiziaria per il broker asiatico. Il Corriere della Sera evidenzia che lo scorso 21 marzo 2018 il procuratore aggiunto Fabio De Pasquale aveva aperto un fascicolo modello 45 sulla cessione del club a Yonghong Li dopo tre sos: tre segnalazioni inviate all’Uif di Bankitalia da parte di banche o intermediari finanziari nel caso in cui “sanno, sospettano o hanno ragionevoli motivi per sospettare che siano in corso o che siano state compiute o tentate operazioni di riciclaggio o di finanziamento del terrorismo”. Adesso aperta una indagine dalla Procura di Milano per falso in bilancio: attesi aggiornamenti nel corso delle prossime ore.