In una lunga intervista rilasciata ai microfoni della Gazzetta dello Sport, Marco Borriello fa il punto sulla sua carriera svelando retroscena sulle sue passate esperienze calcistiche e i sogni per il futuro. Attaccante con una grande esperienza, al momento, Borriello non ha ancora trovato una nuova squadra. In attesa di un contratto, però, il bomber continua ad allenarsi e a mantenersi in forma per farsi trovare pronto quando squillerà il telefono. “Mi sto tenendo in forma in attesa della chiamata giusta. Sono un leone ferito, non voglio smettere in questo modo. Ma sono in cerca di emozioni e di una bella avventura, magari anche in una squadra che gioca le coppe e fa turnover: a 36 anni non posso disputare tutte le partite, ma non sono vecchio e ho la forte motivazione di chiudere a testa alta per rispetto della mia carriera”, ha spiegato l’attaccante. Nel corso degli anni, Borriello ha indossato le maglie di tante squadre importanti ma quella del Milan è impressa nel suo cuore: “Non sarei mai andato via dal Milan. Sono innamorato del Milan: gli anni più belli, lo stadio più bello. Non sarebbe una brutta idea…”.



L’ADDIO AL CAGLIARI

Sull’addio al Cagliari di Marco Borriello si è detto e scritto tanto. Oggi, a distanza di tempo, il calciatore racconta la sua versione dei fatti. Alla Gazzetta dello Sport, Borriello ha spiegato di essere arrivato in Sardegna per merito di Capozucca. I rapporti con l’ambiente si rompono quando, nel corso della partita contro il Pescara, mentre si accingeva a battere il calcio di rigore, viene richiamato dall’allenatore Rastelli che gli dice di lasciare il pallone a Joao Pedro. Un gesto che Borriello comprese solo pochi giorni dopo quando Capozucca si presentò da lui mostrandogli un messaggio del presidente: “Borriello deve uscire alla fine del primo tempo”. E lì capii la scelta del rigore: Giulini non voleva più che io segnassi. La situazione si complicò. A Sassuolo Joao Pedro si permise di dirmi “stai zitto e corri” durante la partita: lui a me, pazzesco… E nello spogliatoio ci fu una rissa tra noi due. Io ero svuotato. All’inizio della stagione seguente il presidente voleva cambiare il mio contratto alzando la parte fissa e togliendomi il premio legato ai gol. Io non accettai e lui se la prese. Il clima non era bello, non parlavo con i brasiliani e dieci giorni prima dell’inizio del campionato chiesi la cessione”. Tra le varie offerte, Borriello scelse la Spal, ma anche quell’esperienza non si rivelò all’altezza delle aspettative.



IL RAPPORTO CON LA SPAL

Nonostante un ottimo avvio, Marco Borriello non è mai riuscito a conquistare la piazza ricevendo dai suoi tifosi applausi ironici e fischi. Tutto è precipitato dopo l’infortunio al polpaccio. Non potendo giocare, l’attaccante non ha mai seguito le partite allo stadio. Una scelta che ha aumentato la frattura con l’ambiente e che, oggi, alla Gazzetta, spiega così: “Sarei stato un ipocrita a fare finti sorrisi a un allenatore che mi aveva messo da parte e a quei tifosi che mi insultavano. Pensi che un giorno mi hanno anche aggredito per strada. E, comunque, dal lunedì al sabato mattina ero sempre a Ferrara e facevo due sedute al giorno cambiandomi in uno spogliatoio diverso rispetto ai miei compagni per volere della società: accettai l’umiliazione nell’interesse della Spal, mettendomi l’orgoglio in tasca”. Successi e sconfitte di una carriera che Borriello vuole chiudere nel migliore dei modi. Entro l’inizio della stagione, arriverà la chiamata che aspetta?

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