Premessa d’obbligo per stabilire il contesto della vittoria di Thomas Fabbiano: lo Stan Wawrinka di oggi, quello presentatosi a Wimbledon 2018, è un giocatore precipitato al numero 224 del ranking Atp. Nella prima metà della stagione, per lui parlano i risultati: eliminato al secondo turno degli Australian Open e al primo del Roland Garros (così come a Roma), una semifinale in un 250, niente Master 1000 del Nord America (Indian Wells e Miami), niente Montecarlo o Madrid. Però è anche un giocatore che è stato a lungo il principale avversario dei Big Four, tra il 2014 e il 2016 ha vinto tre Slam – tutti diversi – e che solo lunedì aveva eliminato Grigor Dimitrov dai Championships. Dunque, se anche l’impresa di Fabbiano non può definirsi leggendaria, di certo merita di essere celebrata – anche perchè il ragazzo è stato bravissimo nel non subire il rinvio al giorno successivo causa pioggia – e far drizzare le antenne e sicuramente certifica il grande momento del tennis italiano che, dopo la semifinale al Roland Garros giocata da Marco Cecchinato – qui eliminato al primo turno – adesso va a caccia di un altro grande sogno. Thomas Fabbiano, classe ’89, arriva alla soglia dei trent’anni alla consacrazione: numero 133 Atp – è stato 70 come posizione migliore – non aveva mai preso parte al tabellone principale di Wimbledon e prima dell’anno scorso aveva zero vittorie negli Slam. Poi la trasformazione: agli Us Open ha goduto di tabellone favorevole per eliminare gli australiani Smith e Thompson prima di perdere il derby contro Paolo Lorenzi, al Roland Garros altro kangaroo battuto (Ebden) prima di arrendersi a Borna Coric, ancora in quattro set.



LA CARRIERA DI FABBIANO

La carriera di Fabbiano racconta di un giocatore che ha saputo aspettare il suo momento: non inusuale nel tennis italiano, perchè abbiamo già conosciuto le storie di Paolo Lorenzi e, se vogliamo, dello stesso Cecchinato che si sono affermati tardi sul circuito. Nato a San Giorgio Jonico, condivide la regione di origine con Flavia Pennetta e Roberta Vinci, due che hanno conquistato New York giocando una storica finale agli Us Open e hanno fatto anche molto di più; privo di titoli Atp, ha giocato un ampio ventaglio di finali Challenger e Future ancora fino allo scorso anno (tre titoli), ma negli Slam prima della grande corsa a Wimbledon aveva un record totale – contando i tabelloni principali – di 3 vittorie e 8 sconfitte. Quest’anno aveva fatto secondo turno a Indian Wells – eliminato da Jack Sock – e quarti nel 250 di Istanbul, dove aveva battuto Youzhny e Dzumhur prima di essere sconfitto da Chardy. Ai Championships si è preparato giocando i Challenger di Nottingham e Ilkley ma le cose gli erano andate male: nel primo appuntamento sconfitta immediata contro Granollers, nel secondo due turni superati prima di perdere contro Michael Mmoh per 1-6 2-6. A Wimbledon dunque arrivava senza grosse pretese, ma la vittoria all’esordio contro Yuki Bhambri gli ha dato fiducia; trovatosi di fronte Wawrinka gli ha annullato quattro set point consecutivi nel primo set e due nel terzo, andando a vincere per 7-6 6-3 7-6. Sicuramente la giornata di tutta una carriera, almeno per adesso: il prossimo obiettivo è entrare nella seconda settimana del torneo, ci proverà contro il giovane greco Stefanos Tsitsipas che certamente sarà un avversario tostissimo.

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