Hanno ucciso la Coppa Davis? Secondo John Newcombe, storico ex tennista australiano che ne aveva parlato a La Stampa, decisamente sì; secondo altri magari no, di sicuro però la rivoluzione ratificata oggi a Orlando, dal 71% degli aventi diritto al voto (erano necessari i due terzi a favore), è di quelle destinate a cambiare radicalmente la storia di una competizione tra le più antiche nel mondo dello sport e che, volenti o nolenti e per quanto possa aver perso prestigio, rimane una pietra miliare del tennis e non solo. La Coppa Davis cambia: dalla necessità di ridurne il calendario e snellirne la procedura è stata partorita una nuova formula, in controtendenza pressochè totale rispetto a quanto si è visto finora. Eravamo abituati a match al meglio dei cinque set, cinque sfide per ogni incontro e gare ad eliminazione diretta partendo dagli ottavi di finale; cancellate tutto questo, dal 2019 si svolta. Cominciamo dal calendario: si giocherà soltanto a febbraio e a novembre. Nella prima fase avremo le qualificazioni: ci saranno 24 nazionali impegnate, le 12 che vinceranno rappresenteranno una parte delle finaliste. A novembre, in una sede unica – per il momento in Europa – queste 12 squadre saranno raggiunte dalle quattro semifinaliste dell’anno precedente e due wild card, scelte di volta in volta.
COME CAMBIA LA COPPA DAVIS
Non solo: la Coppa Davis cambia radicalmente anche perchè la fase finale prevederà che le nazionali siano divise in sei gironi da tre. Passeranno il turno le prime e le due migliori seconde, e soltanto a quel punto il tabellone tornerà ad essere “tennistico” con un dentro o fuori a partire dai quarti, e che arrivi sino alla finale. Siccome però la Davis è fatta di promozioni, retrocessioni e vari gruppi, ecco che le ultime due finaliste retrocederanno nei gironi “zonali”, mentre quelle tra la quinta e la sedicesima posizione torneranno l’anno seguente a giocare le qualificazioni. Questo è forse l’aspetto che i “puristi” definiranno meno doloroso; non così la ratifica dei match al meglio dei tre set, e in più il fatto che le finali perdono la formula “4+1” (sarà mantenuta in qualificazioni e gruppi zonali) aprendo invece a soli due singolari e un doppio, che si disputeranno lo stesso giorno. Aggiungiamoci le rivoluzioni portate avanti (per ora senza troppo costrutto) dal Fast4 e arriviamo alla conclusione: la Coppa Davis e il tennis in generale avanzano verso un futuro più agile. Facile intuirne il motivo: non tanto la noia generata da una partita di quattro o cinque ore (anzi), quanto il fatto che le televisioni hanno difficoltà a collocare gli eventi in un palinsesto certo. Il problema è che così facendo si è andata a creare una competizione che, per l’appunto, con quella vecchia ha ben pochi legami di parentela.
PRO E CONTRO DELLA NUOVA COPPA DAVIS
Vero è anche che alcuni grandi nomi (Rafa Nadal e Novak Djokovic) si sono espressi a favore della nuova Coppa Davis, e che i principali protagonisti – i due hanno sempre o quasi onorato il torneo – sono quelli che forse bisognerebbe ascoltare maggiormente; il calendario del tennis odierno si incastra poco con una competizione che si gioca in quattro diversi momenti nella stagione e che crea parecchi problemi. Tuttavia, come aveva proposto Newcombe – lo ha raccontato a La Stampa – forse c’erano altri modi per rendere questa competizione più breve ma comunque ugualmente appetibile; il modo studiato e approvato a Orlando non sembra tirare in questa direzione, anche se poi bisogna innanzitutto vedere e poi valutare. Qui però ci sono altri problemi, vale a dire la concomitanza con altri tornei: la WTC (la competizione a squadre organizzata dall’Atp) che si gioca tra gennaio e febbraio in Australia (e infatti la federazione aussie era tra le contrarie alla nuova formula della Coppa Davis) e poi la Laver Cup, che va in scena in autunno e che è stata sponsorizzata tra gli altri da Roger Federer – qui però il problema era lo stesso anche un anno fa, e la Coppa Davis aveva la sua formula tradizionale. Il punto è sempre quello: quando si parla di tennis ci si scontra sempre con una forte tradizione, più che in altri sport; vero è che la Coppa Davis ha contribuito a rendere internazionale questo sport rappresentandone la massima espressione nei suoi albori, e che forse con questa nuova formula perderebbe qualcosa. Tuttavia, per l’appunto, vedremo e valuteremo.