Una camera di consiglio aperta ai cronisti forse non si era mai vista, ma è un segnale incoraggiante: al Tribunale di Bolzano sulla vicenda Schwazer la parola d’ordine è trasparenza, quella che 6 ore di udienza sulle perizie chimica e genetica purtroppo non hanno fatto emergere, tanto da far sbottare il Gip Walter Pelino a proposito della catena di custodia delle provette di Schwazer: “è più tutelato il latte di un allevatore di mucche che le urine di un atleta!” e basterebbe questa battuta per far capire le impressioni ricavate dal giudice, che a un certo punto ha chiesto al suo consulente chimico prof. Marco Vincenti quali vantaggi potesse trarre Schwazer da una unica e isolata microdose di testosterone sintetico 5 mesi prima di una gara, sentendosi rispondere “Non sono un farmacologo!”.



Sarà per questo che si è guardato bene di citare lo studio scientifico del prof. Norbert Baume (vicedirettore del Laboratorio antidoping di Losanna) secondo cui le microdosi dovrebbero essere assunte per oltre un mese di fila per avere un qualche effetto sulla prestazione. Le conclusioni delle perizie sono quelle anticipate dal Sussidiario una settimana fa: non ci sono prove certe di manomissione dell’urina di Schwazer. 



Peccato però che soprattutto nel caso della perizia genetica le osservazioni della difesa legale di Schwazer abbiano messo in serio imbarazzo il suo autore, il colonnello Giampietro Lago, specie riguardo la famosa sperimentazione dei 100 volontari. Persino lo stesso Alex Schwazer — a cui inusualmente è stata concessa la parola — lo ha messo in crisi sulla modalità dei prelievi e sulla campionatura dei soggetti. Inevitabile alla fine che il pm Giancarlo Bramante non si sia opposto alla richiesta dell’avvocato Gerard Brandstaetter di colmare le lacune della perizia genetica con un supplemento di analisi, in concreto quelle sui campioni A e B, sull’urina prelevata dal Ris a Schwazer a Pasqua e sui volontari trovati dal col. Lago. Scopo: vedere dopo mesi il grado di deperimento della concentrazione del Dna e compararlo con quella dell’urina di Schwazer del 1° gennaio 2016, risultata con valori del tutto fuori soglia. 



Quanto ci vorrà? “Poche settimane, se c’è la volontà anche meno di un mese” sostiene Giorgio Portera, consulente genetista di Schwazer. “In udienza abbiamo appreso che sono ancora disponibili aliquote dei campioni A e B. Perché non utilizzarle? Questi approfondimenti si possono fare in tempi compatibili con le indagini preliminari”. Sicuramente il Gip si sarebbe aspettato riposte più convincenti dalle perizie, ci vorrà coraggio da parte sua per concedere un supplemento di analisi sui reperti, specie perché dovrebbe affidarlo a chi si è fatto scudo con troppe affermazioni evasive e omissioni, ma in fondo il col. Lago ha fatto una significativa apertura quando ha paventato l’ipotesi di affidarsi a una metodologia analitica non standardizzata, più sensibile e fin qui inutilizzata, cioè la Ngs (Next-Generation Sequencing), in grado di rilevare anche una minima traccia di un eventuale secondo Dna presente nelle urine. 

Da registrare inoltre che l’avvocato della Iaaf ha prodotto una mail, vecchia di un anno, di informativa sulla quantità di urina presente nel campione B, mail ignota al Tribunale e a Lago, e che alla fine invece di chiarire le incongruenze le ha al contrario ingigantite, senza contare che quel dato in teoria avrebbe dovuto essere noto e comunicato solo dal Laboratorio antidoping di Colonia. Che l’autonomia, l’indipendenza, la terzietà di un laboratorio Wada sia purtroppo solo una barzelletta lo dimostra anche lo scambio di mail depositato in udienza dalla difesa di Schwazer, in cui il capodipartimento antidoping Iaaf Thomas Capdevielle viene avvertito dal consulente legale Ross Wenzel: “Il laboratorio di Colonia sta cercando di restare neutrale, ma sarebbe utile se fosse disposto a sostenere in una certa misura la nostra posizione”. La replica di Capdevielle: “Non si rendono conto di essere parte del complotto (plot testualmente, ndr) contro AS (Alex Schwazer, ndr) e delle potenziali conseguenze per loro? Hans (Geyer, dirigente Laboratorio, ndr) ha probabilmente bisogno di ulteriori informazioni base”. Chiude Ross Wenzel: “Credo di essere riuscito a convincerli”.