Il mondo del calcio piange l’ex arbitro Luigi Agnolin, deceduto all’età di 75 anni dopo una lunga malattia. Fu uno dei fischietti di maggiore prestigioso negli anni 80 e 90 rappresentando l’Italia ai Mondiali del 1986 e del 1990. Nell’edizione che si svolse in Messico venne eletto come Miglior Fischietto e ottenne grandi consensi, soprattutto dopo avere annullato un goal a Diego Armando Maradona nella partita contro l’Uruguay. Uomo diretto e preciso, divenne una vera istituzione nel suo ruolo dirigendo ben 226 partite in Serie A, la finale di Coppa dei Campioni del 1987 tra Ajax e Lokomotiv Lipsia e la finale di Coppa delle Coppe tra Psv Eindoven e Benfica l’anno successivo. Figlio d’arte, il padre Guido arbitrò 155 partite di Serie A, Agnolin continuò a far parte del mondo del calcio anche dopo il suo ritiro. Negli anni successivi, infatti, ebbe ruoli di primo piano sia all’interno di alcune società sportive, tra le quali la Roma, che all’interno dell’Associazione Italiana Arbitri.
LA CHIAMATA DOPO LO SCANDALO SCOMMESSE
Il nome di Luigi Agnolin è da sempre legato al calcio anche quando lasciò il suo ruolo di arbitro. Fu infatti nominato designatore per la Serie C e, quando tale compito non gli venne confermato da Antonio Matarrese, avviò la carriera come direttore sportivo: nel 1994 fu dg della Roma e successivamente ebbe posizioni analoghe al Venezia e al Verona. Nel 2006, nei mesi dello scandalo di Calciopoli, fu designato dall’Aia come Commissario Straordinario per guidare l’Associazione Italiana Arbitri, compromessa dalle recenti scoperte. Rientrato l’allarme, ottenne un altro ruolo importante dalla Figc, diventando presidente del settore giovanile e scolastico. La sua ultima carica risale al periodo compreso tra il 2011 e il 2013 quando fu direttore generale del Perugia. Nel 2013 decise poi di ritirarsi dall’attività a causa della grave malattia che lo aveva colpito. Non appena la notizia del suo decesso è stata resa pubblica, l’Aia ha ricordato la sua figura attraverso un comunicato ufficiale.