Gianluigi Lentini racconterà la sua storia venerdì 11 gennaio, nel corso della puntata di Rabona-Il colpo a sorpresa, trasmissione che va in onda su Rai 3 alle ore 23:10. Una storia, quella dell’ex talento di Carmagnola (provincia di Torino) sulla quale si potrebbe scrivere tantissimo, di quelle che ancora oggi fanno emozionare e parlare a scena aperta. E’ la storia di una carriera destinata a essere luminosissima, che avrebbe potuto consegnarci uno dei più grandi campioni del nostro calcio; una storia che non può passare da quella maledetta notte del 2 agosto 1993. Autostrada Torino-Piacenza: di ritorno da un torneo per il Centenario del Genoa Lentini, che viaggiava con il ruotino montato, si schiantava a quasi 200 chilometri orari. Vivo per miracolo, era però costretto a saltare l’intera stagione seguente o quasi: poteva essere un dettaglio ma di fatto la carriera del calciatore, che all’epoca aveva 24 anni, si è interrotta in quel momento. Il Milan lo aveva acquistato dal Torino, due anni prima: oberato dai debiti, il club granata aveva intascato 18,5 miliardi di vecchie lire per il suo gioiello già nel giro della nazionale (tanto da mettere insieme sei presenze, tre delle quali da titolare) scatenando la rivolta dei tifosi, scesi in piazza in maniera non esattamente pacifica per protestare contro la cessione. Titolare nella finale di Champions League persa contro l’Olympique Marsiglia, Lentini si avviava verso la grande conferma in una squadra rossonera imbattibile in campo nazionale e che sarebbe tornata sul tetto d’Europa; ad Atene, nella notte del 4-0 al Barcellona, lui sarebbe stato solo spettatore. L’inizio di una fine annunciata.



GIANLUIGI LENTINI: LA SECONDA PARTE DI CARRIERA

Da allora, Gianluigi Lentini non si è più ripreso: il Milan lo ha lasciato libero nel 1996 e lui ha ritrovato Emiliano Mondonico: il compianto allenatore cremonese è stato di fatto il mentore dell’ala, che con lui ha vissuto i momenti più felici. Una stagione all’Atalanta con il capocannoniere Filippo Inzaghi, la Nazionale ritrovata, quindi la Serie B nel “suo” Torino che, dopo aver fallito la promozione con Edy Reja, l’ha trovata proprio con Mondonico e i gol di Marco Ferrante. L’ultimo giro di valzer in Serie A, Lentini lo ha avuto in maglia granata: 24 presenze senza gol, intanto era arrivato il nuovo millennio e il piemontese ha accettato di tornare in Serie B con il Cosenza, tre anni senza sussulti e una discesa in quarta divisione. La fine della sua carriera, Lentini l’ha spesa tra Eccellenza e Promozione: a 43 anni giocava ancora nella squadra del suo paese. Quasi a voler inseguire un tempo che sapeva non sarebbe tornato, Gianluigi è stato in campo a lungo; forse sui terreni irregolari della provincia ripensava a quel che sarebbe potuto essere. Caso curioso e triste, un suo coetaneo e compagno di giovanili nel Torino aveva avuto un percorso maledettamente simile: Alvise Zago, straordinario talento esordiente in Serie A a 19 anni – con il numero 10 – cancellò in un istante una carriera da star sbriciolandosi il ginocchio destro in uno scontro con Victor Munoz, nel corso di una partita contro la Sampdoria. Inevitabile pensare alla tragedia di Superga o a Gigi Meroni: il mondo granata ha un grosso debito con il destino, e la parabola di Gianluigi Lentini – che pure il Torino lo aveva già salutato – ne è un’altra prova.

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