Domani si gioca Lazio-Siviglia, Andrè Silva pronto a recitare un ruolo da protagonista. Arrivato al Sanchez Pizjuan in estate dal Milan, l’attaccante portoghese ha vissuto una prima parte di stagione di altissimo livello e ai microfoni de La Gazzetta dello Sport ha spiegato: «Di tutte le squadre che ci potevano toccare la Lazio è una delle più forti, ma andiamo a Roma per vincere. Qui al Siviglia si respira la passione per l’Europa League, hanno messo le 5 vinte allo stadio in bella vista, ci tengono un sacco. Se seguo la Lazio? Si, perché sono un giocatore del Milan e voglio essere informato. L’ho vista contro l’Inter in coppa: squadra forte che gioca bene contro le grandi e dall’anno scorso me la ricordo come una squadra complessa, bisogna dare il meglio per batterla». All’ex Porto manca la Serie A? «Si. Anche se il passato è passato, le cose potevano andare diversamente. Il calcio non è uno sport individuale, puoi avere le tue aspettative ma non sei solo e altre persone ti devono far fare le cose o almeno provare a fartele fare».
ANDRE’ SILVA: “IL MILAN MI SEGUE”
Il classe 1995 di Baguim do Monte si è poi soffermato sull’ottima forma del Milan: «Sì, e sono felice: sono quarti nonostante lottino con grandi rivali e quello è l’obiettivo principale. E in coppa hanno battuto il Napoli, per cui va bene. Spero che continuino così. Il Milan non è quello di qualche anno fa ma può tornare grande e spero che lo faccia». Andrè Silva ha poi parlato del suo futuro: «Far bene qui, e aspettare. Se dovessi decidere, andrei a giocare nella miglior squadra del mondo. Così come se mi dicono di scegliere tra titolare a Siviglia o al Milan senza giocare mai, la preferenza è scontata. Però sono in mezzo a due situazioni: qui sto bene e sono un giocatore del Milan. Non ci penso, altrimenti mi distraggo. Se mi seguono? Sì, dalla società mi mandano messaggi e mi dicono che sto facendo un buon lavoro. Del resto per loro sono comunque un investimento. Nella squadra ho tanti amici e quando sono venuti a Siviglia a giocare col Betis sono stato in albergo a salutarli».