Il 20-0 del Cuneo sul Pro Piacenza ha acceso i riflettori su una situazione che ai vertici del calcio italiano e della Serie C è nota da tempo, anche prima che sette ragazzi tra i 17 e i 19 anni venissero mandati in campo allo sbaraglio per evitare la radiazione del club emiliano. Sì, perché i “veri” calciatori del Pro Piacenza sono da tempo in sciopero e ne hanno a ben vedere tutte le ragioni. Dario Polverini, difensore 31enne, passato a gennaio alla Virtus Verona dopo aver militato nella prima parte della stagione nel Pro Piacenza, intervistato dalla Gazzetta dello Sport ha raccontato come la situazione sia precipitata nel giro di pochissimo tempo:”A luglio venne allestita una squadra molto forte, partiamo per il ritiro con tante belle speranze. A fine agosto viene cacciato il direttore sportivo perché il presidente vuole alzare l’asticella e puntare alla B. Arrivano 10 giocatori negli ultimi giorni di mercato, una rosa di 33, budget altissimo per la categoria. Nelle prime cinque partite tre vittorie e due pareggi, siamo primi in classifica. Poi alla prima scadenza del 15 ottobre la proprietà non paga gli stipendi: il venerdì il presidente ci dice che sono partiti i bonifici, noi andiamo in campo ma lunedì scopriamo che non era così. Pannella ci riunisce, ci spiega che ha problemi con la sua azienda ma ci promette che avrebbe sistemato le cose. In effetti a novembre ci arriva lo stipendio di agosto, senza contributi: praticamente dimezzato. Poi alla scadenza di dicembre i pagamenti non arrivano, nonostante le rassicurazioni del presidente”.



POLVERINI, EX PRO PIACENZA: “ECCO IL NOSTRO CALVARIO”

Il presidente Pannella, chiamato in causa da Dario Polverini come responsabile della crisi del Pro Piacenza, è tra le altre cose numero uno di Seleco, già sponsor di Lazio e Salernitana. Insomma, non proprio l’ultimo arrivato. Dal racconto del difensore, però, si capisce bene come la situazione abbia preso una piega insostenibile, al punto da giustificare lo sciopero ad oltranza della squadra:”La situazione precipita. Nel frattempo in città le voci cominciano a girare e i proprietari degli appartamenti ci dicono: se non pagate dovete liberare le abitazioni. Molti di noi devono farlo, anche giocatori con famiglie e bambini al seguito. Il club prova a sistemare alcuni negli alberghi, ma non si può vivere con la valigia nel bagagliaio, venendo sballottati da una struttura all’altra. Le inadempienze coinvolgono anche il settore giovanile: ragazzi abbandonati a se stessi, squadre escluse, genitori che chiedono lumi a noi della prima squadra. Decidiamo di fare uno sciopero per mettere il presidente spalle al muro, ma lui non se ne cura. Saltiamo la prima, la seconda, la terza partita, poi viene la sosta. Al rientro non cambia nulla e decidiamo quasi tutti di andarcene, chi con lo svincolo chi con la rescissione”. Nel mirino di Polverini finisce soprattutto il presidente Pannella:”Era surreale parlare con lui. Per lui i problemi non esistevano, nemmeno di fronte all’evidenza. Mi domando come sia possibile che un’azienda che è stata sponsor di una squadra di Serie A non possa poi pagare gli stipendi in C. C’è qualcosa che non quadra”.



 

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