Prima o poi il caso “plusvalenze nel mondo del calcio” dovrà esplodere: è cosa alquanto prevista e anche se dopo il lungo reportage del Fatto Quotidiano “Palloni gonfiati” ancora non succederà granché, l’impressione è che nelle prossime annate tanto in Italia quanto all’estero qualche decisioni le Federazioni dovranno prenderle. Negli ultimi anni, dopo l’abolizione della “comproprietà” le squadre della Serie A (e non solo) hanno iniziato ad utilizzare lo strumento della plusvalenza in maniera sempre più massiccia per «coprire buchi di bilancio» che altrimenti metterebbero nei guai quasi tutti i club di calcio indebitati: secondo l’inchiesta uscita oggi sul Fatto a firma Giorgio Meletti-Carlo Tecce la vera sirena d’allarme è scattata alla scorsa Domenica Sportiva quando il Presidente della Figc Gabriele Gravina ha spiegato «È nostro compito attenzionare plusvalenze e scambi sospetti. Tutti gli scambi senza finanza vanno segnalati alla Procura e segnaleremo alle società di revisione se alcuni elementi danno sospetti, facendoli intervenire. E obbligheranno una svalutazione della plusvalenza fittizia».
TUTTI I CASI “STRANI” TRA JUVENTUS E LE ALTRE IN SERIE A
Ce n’è per tutti nella lunga inchiesta giornalistica sui principali club di Serie A che in accordo con le minori e quelle di Serie B arriverebbero a mettere a bilancio cifre “comode” per ripianare i propri debiti: nella stagione 2016/17, le società di Serie A hanno incassato 2,6 miliardi di euro, spendendone però 3,3miliardi. Per coprire le grosse perdite sono così intervenute le plusvalenze, ben 749 milioni, cosicché il saldo finale fosse positivo di 38 milioni. I debiti crescono ogni anno di più (nel solo 2017 si è arrivati a 4 miliardi complessivi dopo i 3,5 del 2016) e ad avere bilanci in rischio “crac” sono proprio tutti: secondo Il Fatto l’Inter ha 668 milioni di debiti, il Milan 537 milioni, la Juventus 384 milioni. Secondo Tecce, «tra la sessione estiva e invernale, la Juve ha riportato in bilancio oltre 80 milioni di euro di plusvalenze: 43,7 tra giugno e agosto, 36,7 in gennaio. Il resoconto estivo: 21,5 milioni per Mattia Caldara; 13,6 per Rolando Mandragora; 8 più 1 di prestito per Alberto Cerri; mezzo milione per Tena Garcia e Alberto Brignoli. Il momento di Tello (di cui parla ampiamente nell’articolo, ndr) cade nel mercato invernale di riparazione, ma è un dettaglio rispetto ai 18,9 milioni di plusvalenza apportati da Emil Audero (Sampdoria) e ai 13,6 di Stefano Sturaro (Genoa)».
I CASI STURATO E TELLO
Proprio sull’ex centrocampista bianconero Sturaro i riflettori della stampa sono stati accesissimi nelle ultime settimane: «l’operazione Sturaro rafforza l’asse con Torino. Il 10 febbraio, la Juventus Under 23 batte l’Arzachena e “scatta il riscatto” di Luca Zanimacchia. I bianconeri prelevano il calciatore dal Genoa per 4 milioni di euro più 2 “al maturare di determinate condizioni”. Non male per un classe ’98 che milita in una società di metà classifica in C. La Juve ha spalmato al Genoa i 16,5 milioni di euro di Sturaro in 4 anni, la prima rata corrisponde al costo di Zanimacchia», attacca il Fatto. Il caso di Andres Tello viene visto come “simbolo” dell’inchiesta sul Fatto: dopo vari anni in prestito, la scorsa estate la Juventus lo cede al Benevento per 2,5 milioni di euro, mantenendo però il diritto di recompra per otto milioni. A gennaio Marotta e Paratici comunicano di aver rinunciato a questa opzione e mette a bilancio l’ennesima plusvalenza, da 1,89 milioni: secondo Tecce, la mossa «ha fatto nascere una controversia regolamentare tra la Lega Serie A, la Figc e la stessa Juve, che ha mandato una lettera alla Federazione per spiegare la delicata situazione».