Monchi fa discutere con le sue parole sull‘addio alla Roma, arrivato secondo lui per divergenze con James Pallotta. Se il Presidente è rimasto stupito i tifosi non vogliono più sentir parlare del direttore sportivo spagnolo. Se al suo arrivo era stato accolto come il messia, alla fine se n’è andato come il capro espiatorio di una stagione difficile da accettare per quelle che sono anche le recenti evoluzioni. Il pubblico giallorosso è di sicuro molto caloroso e in grado di sostenere la squadra anche nei momenti più difficili, ma quando trova un personaggio a cui addossare delle colpe sa essere anche molto polemico e difficilmente perdona. Se l’avventura di Monchi a Roma si è chiusa tra le polemiche ancora di più ne sono arrivate da parte del pubblico che spera di incontrare il prima possibile il direttore sportivo spagnolo come avversario in una gara che conti qualcosa contro il Siviglia. (agg. di Matteo Fantozzi)



LA REPLICA DI PALLOTTA

«Sono rimasto un po’ sorpreso nel leggere le dichiarazioni di Monchi in conferenza stampa, dove ha dichiarato che volevamo intraprendere strade diverse», così James Pallotta sul sito della Roma dopo le parole dell’ex direttore sportivo giallorosso, tornato al Siviglia. Il numero uno della Lupa ha affermato: «Mi fa piacere sapere che Monchi non avrebbe mai voluto fallire a Roma, ma voglio fare chiarezza su alcune cose. Fin dal primo momento, sono stato molto chiaro sulla direzione che dovevamo intraprendere ed è questo il motivo per cui abbiamo speso tanti soldi per portare Monchi da noi». Spiega Jim Pallotta: «Ho consegnato a Monchi le chiavi per dar vita a tutto questo. Gli ho dato il pieno controllo per ingaggiare l’allenatore che voleva, per assumere i collaboratori tecnici e i preparatori, per gestire lo scouting e per acquistare i giocatori che preferiva. Guardando i risultati e le nostre prestazioni, è chiaro che questo non abbia funzionato. A novembre, quando la nostra stagione stava andando di male in peggio e tutti notavano come l’allenatore stesse faticando a ottenere una reazione dai calciatori, chiesi a Monchi un piano B da attuare nel caso in cui le cose fossero ulteriormente peggiorate. Pur essendo lui l’unico responsabile della parte sportiva alla Roma, non aveva un piano B. Questo accadeva a novembre: mi spiegò che il suo piano B era continuare con la stessa strategia, quella del piano A». (Aggiornamento di Massimo Balsamo)



MONCHI TORNA A SIVIGLIA

«Divergenze con James Pallotta, idee diverse»: così Monchi ha parlato del suo addio alla Roma, con il direttore sportivo che ha fatto ritorno nella sua Siviglia. Intervenuto in conferenza stampa, lo spagnolo ha esordito così: «E’ un giorno che ho sperato arrivasse il prima possibile, ora si sta compiendo: voglio ringraziare il presidente, l’amministrazione e tutti coloro che hanno contribuito che io sia qui. Il presidente e i direttori generali mi hanno trasmesso un’idea del futuro del Siviglia che coincide con ciò che ho nella mente che possa essere il Siviglia del futuro». Monchi poi aggiunge: «Quando il presidente mi ha contattato volevo sapere che cosa volevano da me: mi ha detto cose che mi sono piaciute, sono qui per questo motivo».



MONCHI SULL’ADDIO ALLA ROMA

L’ex portiere si è poi soffermato sulla sua esperienza alla Roma: «Non cambierei i due anni che ho trascorso in giallorosso: rifarei quella scelta. Ho commesso degli errori, non conoscevo la situazione del club, ma non mi pento della scelta. Mi è servito per crescere a livello personale: è una squadra a cui vorrò sempre bene». Poi sulla battuta sul “Circo Massimo”: «Mi sembra assurdo considerarla una mia dichiarazione: stavo parlando con un tifoso, non era una dichiarazione istituzionale. Sono andato via per un motivo: ad un certo punto ho capito che la proprietà aveva idee diverse dalle mie. Il presidente Pallotta voleva andare a destra, io a sinistra: giusto finirla così. Posso solo parlare bene di Pallotta e di tutti quelli che hanno pensato di portarmi alla Roma, non sentirete mai da me una parola contro il club. Mi porto l’esperienza di aver lavorato lontano da casa mia, in un ambiente che mi ha reso un professionista più attento: è stata una esperienza bellissima e i risultati sono quasi arrivati il primo anno».