“Giovedì sera, Channel Five”: l’humour britannico non si smentisce mai, e ricorda ai tifosi delle due metà di Manchester quale sarà il loro appuntamento calcistico infrasettimanale dal mese di febbraio in poi. L’Europa League ride, non sarà più la sorella brutta e trascurata della bella Champions League, ma nella città inglese c’è ben poco da ridere. Dal punto di vista sportivo, la figuraccia più clamorosa l’ha fatta lo United, che si è fatto buttare fuori da Benfica e Basilea dopo tre finali (di cui una vinta nel 2008) nelle ultime quattro edizioni. Qualcuno pensa che questa potrebbe essere la fine dell’era Ferguson, a meno che sir Alex vinca il campionato. Il City invece, tutto sommato, era una debuttante, anche se extra-lusso, e il girone con Bayern Monaco, Napoli e Villarreal era certamente più impegnativo; inoltre, sulla sponda City la vittoria in campionato manca da una vita, quindi la priorità stagionale dello sceicco Mansour è la vittoria in Premier League. Ciò non toglie che nessuno si aspettava il City fuori prima di Natale, e ovviamente ancor meno lo United. Londra, umiliata in campionato, ride con Chelsea e Arsenal che sono andate avanti, ma l’intero calcio inglese deve riflettere: prima e seconda del campionato più importante del mondo che non entrano nemmeno negli ottavi di Champions League sono a dir poco una notizia clamorosa. Ma ora entrano in ballo anche considerazioni economiche, e in ballo non ci sono pochi euro (pardon, poche sterline). Il day after, meteorologicamente sferzato da pioggia e vento, a Manchester si sono messi a fare quattro conti, e il verdetto è che l’uscita dalla Champions costa circa 20 milioni di sterline a testa (23,4 milioni di euro) – anche se poi molto dipende da quanta strada si fa da febbraio in poi. L’Europa League porta al massimo – ma bisogna vincerla – 4 milioni di sterline (4,7 in euro). Gli economisti sottolineano che le due squadre di Manchester “per rispettare le regole del fair-play finanziario devono arrivare in fondo alla Champions”. Il bilancio del City ha un passivo di 195 milioni di sterline, mentre quello dello United, che ha costi per 200 milioni, l’anno scorso era stato dignitoso solo grazie al raggiungimento della finale di Wembley: quest’anno i Red Devils faranno fatica a pagare gli interessi sul loro passivo.



Quello che più interessa ai tifosi, però, non sono le aride cifre, bensì le loro ripercussioni sul mercato: le due squadre ora dovranno vendere più che comprare. Questo faciliterà ancora di più la partenza di Tevez (ma occhio alle aste) e di altri nomi importanti come Kolo Tourè e Bridge dal team di Mancini, mentre sulla sponda United è a forte rischio Berbatov, e se qualche italiana volesse provarci per Macheda avrebbe buone chance. Altre ripercussioni italiane ci saranno anche sul mercato in entrata: l’assalto-United a Sneijder e quello del City a De Rossi diventano più difficili. Altre buone notizie per l’Italia da questa Champions che l’ha riportata ad essere prima potenza europea.



 

(Mauro Mantegazza)

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