Subentrato in corsa a Daniele Arrigoni nel gennaio 2003, Nedo Sonetti sfiorò la promozione in Serie A con il Palermo, prima di doversi arrendere al Lecce. Il tecnico di Piombino è soltanto uno dei 13 tecnici che si sono susseguiti a Palermo durante la gestione Zamparini e proprio a lui, noi de ‘Ilsussidiario.net’, abbiamo chiesto un parere sulla situazione del club rosanero dopo l’esonero di Serse Cosmi ed il ritorno di Delio Rossi in panchina.



Mister, oggi il Palermo è stato contestato. Secondo lei è frutto della sconfitta nel derby oppure anche del clima di confusione che si respira dopo i due esoneri in poche settimane. “Guarda, io credo che il malumore dei tifosi derivi sempre dalle sconfitte. Poi, è chiaro, c’è anche una situazione particolare per via dell’esonero di Rossi, del contro-esonero di Cosmi… Insomma, quando succedono queste cose non c’è serenità nei giudizi, non c’è serenità per poter avere un’opinione chiara. E’ un peccato…”



Già, perché il Palermo ha proprio una bella squadra e forse con maggiore serenità avrebbe potuto raggiungere persino il quarto posto quest’anno… “Beh, questo non lo so però è chiaro che il Palermo abbia un’ottima squadra ed è un peccato che finisca così”.

Lei è stato uno degli allenatori di Zamparini a Palermo: avere un presidente del genere può essere un “peso” per un tecnico? “Per quanto riguarda il mio periodo a Palermo, all’infuori di una discussione che ebbi con Zamparini alla fine del campionato, con lui ho sempre avuto un buon rapporto ed ho sempre ricevuto da parte sua atteggiamenti corretti. Poi è chiaro, a Palermo la situazione è un po’ troppo aleatoria e c’è una tensione che non dovrebbe esserci. Il presidente anche quest’anno ha costruito una buona squadra, ma se lui si fa prendere la mano dal tifo e diventa tifoso non va bene. Quando uno diventa tifoso, poi è un problema. Il presidente ha tanti pregi, ma dovrebbe limare alcuni dei suoi difetti”.



Cosmi andando via ha parlato di ‘mancanza di rispetto’, lei è d’accordo? “Se sono d’accordo o no non ha importanza, quello che dico è che certamente un allenatore quando assume un incarico spera e pensa di portarlo avanti a lungo, non può pensare di essere mandato via dopo 3 o 5 domeniche, indipendentemente dal fatto che il presidente possa essere Zamparini o un altro”.

Concorda sul fatto che a questo Palermo manca proprio la stabilità per affermarsi ad alti livelli, cosa riuscita al Napoli quest’anno? “Sì, la squadra è una buona squadra, ma per fare grandi cose ed ottenere grandi risultati serve una grande società. Allenatori e giocatori bravi servono ed incidono, ma ciò che permette di far bene è l’organizzazione societaria”.

Usciamo un attimo dal “mondo Palermo”: ieri l’Inter ha raccolto una figuraccia in Europa. Crede che la mancanza di esperienza dei vari Leonardo, Montella ed altri allenatori giovani, sia decisiva di fronte a queste brutte figure? “Ripeto il mio pensiero: per ottenere risultati importanti è necessaria una struttura societaria importante che deve ponderare le scelte. Poi, per carità, si può anche sbagliare, ma le scelte vanno ponderate e si devono seguire delle ragioni importanti prima di decidere. Se invece si prendono decisioni improvvise difficilmente le cose vanno a buon fine. Sia chiaro, però, Montella e Leonardo possono diventare dei grandi allenatori…”

A proposito di grandi allenatori: quanto incide sul ‘fallimento’ del calcio italiano in Europa il fatto che tecnici come Ancelotti, Mancini, Capello e Spalletti, probabilmente quattro dei migliori allenatori italiani, allenino all’estero? “Anche Mancini ed Ancelotti hanno avuto i loro problemi con le loro squadre… Se hanno deciso di allenare all’estero per fare un’esperienza differente, è una scelta loro”.

E secondo lei, ciò non pesa sul movimento calcistico italiano? “Questo lo sta dicendo lei…”

(Renato Maisani)