L’ottavo posto dello scorso anno grida ancora vendetta. Una squadra come il Torino non può languire in serie B: è questa la convinzione dei tifosi granata, che ormai negli ultimi anni ne hanno viste di tutti i colori. 5 campionati cadetti dal 2003 ad oggi ed un fallimento, nell’estate del 2005; difficile trovare in giro tifoserie che abbiano sofferto di più. Per tentare l’impresa-promozione, Cairo ha chiamato Giampiero Ventura, fautore del bel gioco, tanto che a Bari lo chiamavano “mister Libidine”. Quella che sperano finalmente di provare anche gli amanti del Toro, annichiliti dalle delusioni. “Ventura? Un’ottima scelta – ci dice, in esclusiva per IlSussidario.net, un vecchio cuore granata come Giancarlo Camolese – Ma non è che le scelte degli anni precedenti fossero sbagliate. Il Torino, in questi anni, ha sempre avuto allenatori con un’ottima carriera alle spalle”.



Secondo lei, allora, cos’è mancato al Toro per ambire a risultati importanti?

E’ difficile dirlo, sicuramente non c’è una sola causa. Qualche errore c’è stato, sia da parte dei giocatori che della dirigenza. Quanto ai primi, io dico che giocare nel Torino è un grande onore. Non capisco certi discorsi sul peso della maglia: io ci vedo solo lati positivi. E poi, forse, il presidente Cairo pensa che gli errori li facciano solo gli altri. Lui, per carità, pensa di fare il bene del Toro, ma ha sbagliato talvolta nel non ascoltare certi consigli.



Ma lei, da tifoso granata, ci crede ancora al patron? Crede che con lui il Torino tornerà grande o è meglio che passi la mano?

I tifosi sono sempre pronti ad applaudire la squadra, a prescindere da chi sia il presidente. Certo, se i risultati non vengono, Torino non è diversa da altre piazze. Normale che la gente non sia contenta. Speriamo solo che il prossimo sia l’anno buono.

Un anno in cui vedremo una B interessantissima, quasi una A2, se pensiamo che ci saranno squadre come Samp, Bari, Reggina…

Il campionato di B è sempre interessante. Salirà in A solo chi dimostrerà di essere combattivo e soprattutto molto costante. E’ ancora presto per definire la griglia di partenza ma di certo le retrocesse dalla massima serie partiranno in vantaggio. E poi mi aspetto la classica squadra-sorpresa.



Ventura, a suo avviso, riuscirà a riproporre il 4-4-2 “arioso” ammirato in quel di Bari?

Ventura è un tecnico bravissimo, ha esperienza e professionalità, ha tutto per imporsi in una piazza come Torino. Io credo che proverà a fare il suo classico 4-4-2 e fa bene, perché ogni allenatore è giusto che tenga fede alle proprie idee.

Ogbonna-Bianchi: gioielli da sacrificare o punti cardine da cui ripartire?

Sono due ottimi elementi però bisogna valutare tante situazioni. La società deve guardare anche al bilancio e poi bisogna vedere quanta voglia hanno questi giocatori di restare in B. Da allenatore, facendo una valutazione tecnica, è chiaro che li terrei, però dovrà essere brava la dirigenza a valutare con attenzione gli aspetti economici ed ambientali della situazione.

Il Torino ha ufficializzato ieri Guberti: è uno che può fare la differenza secondo lei?

Credo proprio di sì. E’ un giocatore di qualità, a livello di B può essere davvero un lusso.

 

In mezzo al campo è arrivato Vives dal Lecce: come giudica il suo acquisto?

A Lecce è cresciuto tanto, viene da una buona stagione. Di lui mi ha colpito anche la duttilità; l’ho visto giocare addirittura da esterno di difesa.

 

Il sogno di Ventura, però, è quello di riabbracciare Almiron, su cui c’è anche il Catania.

Ha grandi qualità e conosce bene Ventura. Bisognerà vedere se accetta di scendere in B. Tecnicamente non si discute.

 

 

In attacco si punterà molto su un emergente come Ebagua, ex Varese.

Ha fatto molto bene a Varese, è un ragazzo che mi piace perché ha tanta voglia di emergere. Se farà bene a Torino, secondo me può aprirsi la strada verso palcoscenici importanti.

 

A difendere i pali ci sarà Coppola: è uno da Toro, a suo giudizio?

E’ un ottimo portiere ed un ragazzo eccezionale. Ho avuto la fortuna di allenarlo e posso garantire che ha anche ottime qualità morali, un requisito fondamentale, secondo me, per giocare nel Torino.

 

Per finire, esiste ancora, secondo lei, il cosiddetto cuore Toro?

In passato era un modo per riferirsi ad un ambiente in cui potevi trovare una certa continuità, un certo spirito. Anche chi tornava dopo anni al Toro, trovava più o meno la stessa atmosfera e lo stesso gruppo di lavoro. Oggi è diventato tutto più difficile, perché le squadre cambiano completamente ogni anno.

 

Ma lei, che è stato per 3 volte sulla panchina granata, non ha mai ritrovato questa continuità?

La prima volta sì, dopo che ero già stato in granata da giocatore. Poi negli anni ci sono state tante vicissitudini, tra cui il fallimento, e tante professionalità, purtroppo, sono andate disperse. Comunque essere del Toro, come dicevo prima, è sempre un onore.

 

(Alessandro Basile)