Chi l’ha detto che essere ‘bravi ragazzi’ è da ‘sfigati’? Nel calcio, questi anni sono l’era di Lionel Messi, che dei bravi ragazzi è il simbolo planetario. Bravissimo, ammirato da tutto il mondo, timido e riservato fuori dal campo, legatissimo alla sua famiglia e alla sua squadra. Come si suol dire, il fidanzato che ogni genitore vorrebbe per la propria figlia. Una lunga intervista con il quotidiano spagnolo “El Pais” non fa altro che confermare questa fame per la ‘Pulce’: ecco un Messi che mette sempre prima i titoli di squadra a quelli individuali, che parla del suo impegno sociale (in particolare con l’Unicef) e che a fine carriera vorrebbe essere ricordato soprattutto ‘come un bravo ragazzo’. Come volevasi dimostrare. “Prima di tutto preferisco vincere titoli con la squadra piuttosto che titoli individuali o stabilire record di reti. Però mi preoccupo più di essere una brava persona che il miglior giocatore al mondo. Quando tutto questo sarà finito, cosa mi resterà? Quando smetterò spero di essere ricordato per essere stato un bravo ragazzo. Mi piace fare gol, però mi piace anche avere degli amici in squadra. È bello che ti apprezzino come persona, e abbiano una buona opinione di te al di là del fatto se segni tanti gol o meno”. Dichiarazioni da manuale, ma pure sincere, perché la natura di Leo è proprio questa – e forse ne è anche il segreto. Lionel Messi dunque si ‘confessa’, sottolineando che per lui viene sempre prima l’uomo e poi il calciatore. Messi fa anche sfoggio di notevole modestia: “La mia fortuna è stata di essere capitato in questo Barcellona. Mi dite che potrebbero darmi il quarto Pallone d’oro? I premi fanno piacere, però preoccupano più voi (i giornalisti, ndr) che me, visto che mi chiedete sempre se sia più bravo questo o quello. Xavi o Iniesta? Non lo, so però che stare nel Barcellona ha fatto la mia fortuna, perché qui ci sono grandissimi calciatori. Il Barça mi ha fatto vincere tutto, titoli e premi individuali; è già entrata nella storia per tutto ciò che ha vinto. Una cosa è certa, nel Barcellona e nell’Argentina: è la squadra che mi rende grande, senza l’aiuto dei miei compagni non farei niente, e non avrei vinto nulla. Mi dà fastidio perdere, e nella vita la povertà perché vengo da un paese in cui si nota molto. Ci sono molti ragazzini e giovani a cui non rimane altro che andare a chiedere l’elemosina per la strada o adattarsi a fare qualsiasi tipo di lavoro fin da molto piccoli. Noi calciatori siamo veramente dei privilegiati”.
Per questo Messi si dedica molto ad attività benefiche. “Ci concentriamo sull’educazione dei bambini per toglierli dalla strada tramite la scuola e lo sport. Lavoriamo con l’Unicef e con ospedali e scuole. È molto bello poter aiutare gli altri”. Promosso anche Tito Vilanova: “Sono stato contento quando ho saputo che Tito avrebbe sostituito Guardiola. Lo conosco sin da ragazzo: fu lui il primo ad avere fiducia in me, quando all’epoca ero solo un panchinaro e nemmeno giocavo, ed è stato sempre lui che mi ha lanciato nella categoria Under 16. Lo conosco bene, Tito è un tipo aperto, ti dice le cose in faccia senza problemi, mi piace”. Chiusura per il Clasico contro il Real Madrid di domenica al Camp Nou: “Battere il Real è la sensazione più bella proprio per l’importanza che viene data alla partita. Loro si basano molto sul contropiede, davanti hanno giocatori velocissimi e il collegamento tra difesa ed attacco è di circa cinque secondi: non hanno bisogno di giocare bene per fare tre gol. Io conosco bene Higuain: se tocca la palla due volte in partita, fa due gol”.