L’Udinese espugna Anfield Road grazie ad una vittoria per 3-2 che grazie ad un finale di fuoco raggiunge i contorni dell’epica. Al gol nel primo tempo dell’inglese Shelvey replicano Di Natale, un’autorete di Coates e Pasquale nella ripresa. Inutile ancorchè superbo il gol finale di Luis Suarez, direttamente su calcio di punizione. Nel girone A dell’Europa League l’Udinese sale al primo posto a quattro punti, in coabitazione con l’Anzhi Machackala che ha regolato lo Young Boys con la doppietta di Eto’o. Il Liverpool, spavaldo per un tempo, resta ultimo a quota uno e tra due settimane si giocherà una buona fetta di qualificazione, nella gara interna contro l’armata del Daghestan. L’Udinese è invece attesa dalla trasferta svizzera, sul campo dello Young Boys (Berna, 25 ottobre).



Quattro gol, un’autorete, quattro-cinque parate spettacolari, e un sacchetto di varie ed eventuali tra cui cambi di fronte e fasi di stallo, contropiede e possesso palla, strappi di gioco e l’immancabile sofferenza che si addice ad un’impresa storica. Se poi è un’italiana a violare il tempio dei maestri, mezzo punto in più. Merito anche al Liverpool, i cui pregi e difetti hanno esaltato l’astuzia e la capacità di stringere i denti, tipicamente italiane, dell’Udinese.



Non i Reds degli anni novanta, e nemmeno quelli di Benitez. Dalle ceneri delle gestioni Hodgson e Dalglish sta prendendo corpo questa fenice, ad oggi ancora spiumata ed incapace di restare in quota troppo a lungo, ma interessante. Viene (sinistramente, per certi versi) in mente la Roma di Luis Enrique: possesso palla spalmato ad ogni latitudine di gioco, una baby-gang di promesse stuzzicanti e un gioco radicato a pelo d’erba, alla ricerca della breccia. I terzini hanno fatto le ali, allargando i due centrali di difesa e permettendo ai trequartisti (Downing, Assaidi, Shelvey) d’accentrarsi sparigliando le carte, mentre a turno i due registi s’abbassavano a costruir l’azione. Problemi in attacco, dove Borini ha fatto troppa fatica a trovare spazi, e anche dietro: le minime sgasate bianconere hanno scoperto un sistema difensivo non esattamente impenetrabile. Metteteci anche della sfiga (l’autogol) e le assenze eccellenti, ma su questo Liverpool è appeso il cartello Work in progress. L’impressione è che ci vorrà tempo, ma che possa valerne a pena.



Primi minuti intensi, poi il gol di Shelvey spacca l’equilibrio (anche emotivo) della partita e il primo tempo scivola via in rincorse spesso inutili e deboli tentativi di reazione. Nella ripresa la svolta: l’Udinese sfrutta l’immaturità del Liverpool e lo colpisce a freddo con un azione da manuale. Se il vantaggio premia oltremodo i ragazzi di Guidolin, che sorpassano in un momento sfavorevole, il gran gol di Pasquale ne sigilla la tenacia e l’ordine tattico, poi sconquassato da un finale thrilling. Del resto le migliori battaglie si scrivono col sangue

Ammonisce Benatia, Faraoni e Pinzi e in ogni caso fa bene. Non si lascia indurre in tentazione dagli inglesi che giocano a fare gli italiani invocando falli di mano in area. Come spesso si verifica, se una partita esce bene il merito è anche dell’arbitro.

Punito senza colpe, anzi salva su Benatia in avvio con balzo felino.

Terzino solo sull’almanacco: gioca in costante proiezione offensiva e quando sgomma fa paura, ma al tirar delle somme raramente lascia il segno.

Sorpreso anche lui dal gol di Totò, si spende più in impostazione che in fase di chiusura.

Pilone roccioso, difende in scioltezza sino all’autogol che cambia le sorti del match.

La squadra pende a destra, lui capisce e si adatta in copertura: globalmente non demerita anche se Faraoni riesce a far la voce grossa.

Qualche lampo verticale nel primo tempo, poi cala sino alla sostituzione dal 20’st GERRARD 6,5 Un totem: la sola presenza scalda i suoi tifosi ed intimorisce i nostri. Fa mole agitando le acque e duettando con Suarez, reclama un rigore ma stavolta non basta.

Io robot: gioca sempre rapido e facile, senza bonus nè malus particolari. Non un difetto ma a volte potrebbe osare di più.

Avvia e conclude il primo gol, il suo terzo un due partite. In generale mostra un repertorio già sviluppato: con l’ingresso di Gerrard e il calar delle forze si abbassa ad impostare.

Storicamente lunatico, oggi gira bene: taglia verso il centro e spesso ferisce, confeziona un assist col piede sbagliato, si muove con intelligenza.

Leggerino per fare l’ariete: gli tarpano le ali e la vede proprio poco, limitandosi a un bel tiro-cross nel primo tempo dal 35’st STERLING 6,5 Figlio (poppante, classe ’94!) del vento giamaicano, in dieci minuti fa in tempo a spargere zizzania sfiorare il gol due volte

Un classico: fumo tanto arrosto zero dal 15’st SUAREZ 7 (il migliore) Un quarto d’ora: tanto gli basta per scatenare l’inferno. Gol d’antologia e raccolta piccoli brividi.

All.RODGERS 5,5 La sua squadra persegue un gioco e gliene va dato atto. Ma la squadra rientra molle dopo l’intervallo non convincono alcune scelte, come Borini centravanti e le troppe esclusioni eccellenti.

Sta diventando una sicurezza, ed è chiaro che l’Europa lo esalta: para alla grande in avvio e nel finale.

Atleticamente straripante (anche troppo: ammonito per foga), si mostra reattivo rimbalzando da una chiusura all’altra ed aiutando anche in fase di ripartenza.

Si distingue per lucidità ed efficacia nella resistenza, immolandosi su un paio di tentativi nemici a botta sicura.

Coi suoi modi più ruvidi ma tiene botta, come al solito. Con Suarez sono sorci verdi, ma lo aiutano gli altri.

Alla fine non fa rimpiangere il titolare e tanto…Basta. Bravo a non abboccare ad Assaidi e a sfruttare lo spazio concessogli con sgroppate e qualche taglio centrale.

Confuso dal red flipper nel primo tempo, giova del ribaltone aumentando quantità e qualità del pressing nella ripresa.

Anche a lui gira un pò la testa in quel via vai di palloni a destra e a manca. Ammointo per placcaggio e giustamente sostituito dal 25’st WILLIANS 6 Utile in fase di copertura, sgraffigna palloni delicati a centrocampo, un paio addirittura dalla gambe di Gerrard.

Il primo gol nasce dalla sua parte perchè Downing gli scappa, ma si redime con la stilettata decisiva. In mezzo sofferenza, buona o cattiva ormai poco importa.

Johnson non si cura minimamente di marcarlo ma lui ne risulta quasi spiazzato. Vero è anche che sinchè resta in campo l’Udinese non si affaccia dal 1’st LAZZARI 7 Tramuta in assist il primo pallone toccato, poi si sacrifica in trincea senza rinunciare a qualche proiezione ossigenante per la truppa.

L’ultima azione muore tra i suoi piedi ed è giusto così: finisce con la palla dopo averla scarrozzata in ogni dove, a servizio di zingari o re. La vera arma tattica della partita.

Un bel tiro alto nel primo tempo, un gol dei suoi e tanto chilometraggio nel secondo: in-fi-ni-to dal 41’st RANEGIE 6 Partecipa attivamente alla resistenza finale.

All.GUIDOLIN 7,5 Bravo a capire tutto: che Armero era uomo in meno, che il Liverpool andava aggredito subito, che Pinzi rischiava di farsi espellere e che Lazzari poteva resuscitare il centrocampo. Dopo averlo visto sull’orlo delle lacrime a fine agosto è quasi commovente vederlo esultare ad Anfield.

 

(Carlo Necchi)

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