Incredibile quanto accaduto a San Paolo, allo stadio Morumbì: un’aggressione – sembra anche a mano armata – ai danni dei calciatori del Tigre, durante l’intervallo della finale di ritorno di Copa Sudamericana contro il San Paolo. La Copa è l’equivalente, se vogliamo, della nostra Europa League; la finale si gioca su gare di andata e ritorno, come accade per la Libertadores. In Argentina (il Tigre è una squadra del dipartimento di San Fernando) era finita 0-0; dunque ai brasiliani serviva una vittoria per alzare la Coppa, in quella che era anche l’ultima partita di Lucas Moura, già acquistato dal Paris Saint Germain e prossimo a volare in Francia. Nella prima mezz’ora di gara procede tutto regolarmente, anzi: i padroni di casa dominano la partita, non fanno vedere la palla agli avversari e vanno in gol al 22′ proprio con Lucas, che cinque minuti più tardi fornisce l’assist a Osvaldo per la rete del 2-0 che sostanzialmente chiude la partita. Che possa succedere qualcosa negli spogliatoi si capisce già nel corso della partita: l’arbitro cileno Enrique Osses usa un metro di giudizio permissivo che fa correre molto il gioco ma in questo modo autorizza il gioco duro e le entrate al limite (e anche oltre). Lucas ad esempio riceve una gomitata al naso che sanguina, e i giocatori nell’uscire dal campo dopo i primi 45 minuti rischiano seriamente di venire alle mani. Quello che non ci si può aspettare è che la partita non riprenderà più, nè il perchè il Tigre decida di non presentarsi in campo: stando al racconto del tecnico Gorosito, ad aspettare il Tigre all’ingresso del loro spogliatoio ci sono almeno 20 tizi enormi che insultano e minacciano i giocatori argentini, finchè inevitabilmente si viene alle mani. Un racconto impressionante, quasi si stenta a credere che possa essere vero; le telecamere non ci sono, sono state bloccate sul campo dalla Policia Militar, la stessa polizia che, racconta sempre Gorosito, “invece di venire ad aiutarci ci ha presi a manganellate”. Un’aggressione programmata dunque? Quello che appare strano è come nessuno, dall’arbitro ai funzionari della Conmebol (Confederacion Sudamericana de Futebol) abbia visto niente. I segni sui volti degli argentini però sono inequivocabili: le telecamere di FOX Sports dopo la partita mostrano tutto. Ematomi, contusioni, escoriazioni. Il portiere Albil è comparso con zigomo gonfio e occhio semichiuso. “Era un pestaggio programmato, loro erano lì che ci aspettavano e non c’era nessuno a vedere”. Poi, sempre secondo i racconti, compare anche una pistola. Responsabili? Gorosito non ha dubbi:
La Federaçao Paulista de Futebol (FPF). Il paradosso arriva alla fine: le telecamere mostrano gli inequivocabili segni di una rissa in piena regola (c’è tutto, dalle macchie di sangue sulle pareti alle porte sradicate, dalle sedie rotte ai segni sui giocatori), il presidente del Tigre Sergio Massa fa ricorso alla Conmebol, viene richiesta una presa di posizione ufficiale dalla AFA (Asociacion del Futbol Argentino, ovvero la Federazione albiceleste) ma la Policia Militar ribalta tutto, affermando che il Club Atletico Tigre potrebbe essere denunciato per aggressione. Dunque, delle due cose è vera una: o sono stati i giocatori argentini ad aggredire i poliziotti e gli addetti alla sicurezza del San Paolo, o il contrario. Nel frattempo, la Copa Sudamericana viene vinta dai brasiliani, perchè il Tigre non si presenta più sul campo e dopo oltre mezz’ora d’attesa Osses non può far altro che fischiare la fine, in un clima surreale perchè il pubblico sugli spalti non sa ovviamente nulla. Rogerio Ceni, eterno portiere del San Paolo (39 anni) lascia l’onore di sollevare la coppa a Lucas, che saluta i compagni nel migliore dei modi. Intanto però il fatto ha già gettato un’ombra nera sul Brasile, chiamato da qui a un anno e mezzo a organizzare i Mondiali (e la prossima estate ci sarà la Confederations Cup).