Il 17 marzo 2012 è cambiata la vita di Fabrice Muamba, centrocampista del Bolton. Tutti gli appassionati si ricordano ancora quel giorno: al minuto 42 della partita dei quarti di finale della Fa Cup contro il Tottenham, all’improvviso il cuore di Muamba si è messo a fare le bizze e il giocatore ha pure rischiato di morire. Ecco come ha raccontato la sua vicenda al ‘Mirror‘, giornale britannico: “All’inizio della partita andava tutto benissimo e non avevo male da nessuna parte. Poi a un certo punto, mentre stavo correndo, mi sono sentito come se avessi perso la concentrazione tutto d’un colpo, il cuore ha iniziato a battere sempre più velocemente, ho perso il controllo del mio corpo e sono collassato, ma da quel momento in poi non ricordo più niente”.
Un black-out durato ben tre giorni, durante i quali il mondo si chiedeva come fosse possibile che un calciatore di 24 anni, apparentemente sano e senza problemi fisici, potesse rischiare di morire in campo per un infarto (purtroppo, una sola settimana dopo sarebbe arrivata la sciagura di Vigor Bovolenta). Fabrice ovviamente si è posto la stessa domanda, e ha trovato questa possibile risposta: il suo infarto potrebbe essere stato causato da una preparazione fisica troppo intensa nel pre-stagione, quando il giocatore è volato a New York per due settimane “durante le quali non ho fatto altro che allenarmi, allenarmi, allenarmi per arrivare in perfetta forma all’inizio del campionato”. Una spiegazione che però non convince i medici, perché l’arresto cardiaco si è verificato sei mesi dopo quell’intenso lavoro.
L’infarto di Muamba ha cambiato la vita anche di un altro protagonista di quella partita, anche se per il Tottenham: Ledley King quel 17 marzo ha capito quanto breve può essere la vita, anche se sei ricco e famoso. A luglio ha deciso di dare sollievo alle sue ginocchia martoriate da troppi infortuni lasciando il calcio per sempre: “Inizialmente, nessuno di noi si era reso conto di quello che stava succedendo – ha detto King, pure lui ospite della FA per il sorteggio di Fa Cup – poi abbiamo capito che qualcosa non andava perché Muamba era lì steso per terra e non si alzava, ma quando ho visto correre medici e paramedici ho iniziato a trattenere il fiato. Quando siamo tornati negli spogliatoi nessuno aveva più voglia di pensare alla partita, ma pensavamo tutti a Fabrice. Quello che più ricordo di quei momenti è il rispetto che hanno avuto i tifosi, sia quelli del Bolton che i nostri”.
Muamba, nell’intervallo della sfida di Europa League fra Spurs e Maribor di un mese fa, è tornato in quello stesso punto del campo di White Hart Lane dov’era quasi morto, in un silente e commosso omaggio alla sua vita da parte dei tifosi della squadra londinese. Fabrice non gioca più, da quel giorno la sua vita ha preso tutta un’altra piega, ma non per questo è peggiorata: “Volevo vedere il punto esatto dov’ero crollato e anche se prima di uscire sul campo temevo di non riuscirci, perché l’emozione era troppo grande, sono felice di averlo fatto, perché quello per me è stato il punto finale e da quel momento in poi ho potuto andare avanti con la mia vita. Sono sereno, quel giorno ho ricevuto il regalo più bello di tutti: sono ancora vivo”.