Sul traguardo arriva l’ultima beffarda sorpresa di questa indimenticabile Coppa d’Africa. Lo Zambia sconfigge ai calci di rigore la Costa d’Avorio al termine di una partita infinita, non bellissima ma dalle mille emozioni e poco avvezza ai deboli di cuore. La formazione degli elefanti esce ancora una volta distrutta dalla lotteria dei rigori e dovrà rimandare le proprie ambizioni alla prossima stagione, quando il trofeo del continente nero andrà nuovamente in scena sul palcoscenico del Sudafrica. Una coppa che mancava dal 1992 e continua a sfuggire; lo Zambia fa finalmente la sua storia ed alla terza finale, raggiunge per la prima volta la vittoria. Partita infinita dicevamo: dai mille ribaltoni nell’arco dei novanta minuti, emozionante ed in bilico sino al 120esimo nei supplementari, da infarto nella lotteria degli undici metri. La Costa d’Avorio riesce nella tutt’altro che invidiabile impresa di farsi sfuggire la coppa senza subire nemmeno un gol nell’intera competizione. E pensare che durante i tempi regolamentari le occasioni per far pendere dalle proprie parti l’incontro, ci sono state tutte. Grida ancora vendetta il rigore fallito da Drogba, croce e delizia delle speranze ivoriane. Delizia grazie alle sue tre reti messe a segno nel torneo (capocannoniere ex aequo con Mayuka); croce per l’ennesima massima punizione fallita nel momento della verità. A poco è servito l’altro penalty, quello realizzato nell’incandescente lotteria finale. Gervinho sbaglia l’ultimo rigore e spiana la strada della gloria a Lungu, il cui urlo liberatorio dopo la realizzazione è l’urlo di una nazione intera. Nella Coppa d’Africa delle sorprese, quella in cui non si qualificano alla fase finale la Nigeria, il Camerun e soprattutto i campioni in carica dell’Egitto; la stessa in cui il Senegal esce ai gironi collezionando tre sconfitte su tre, non può e non deve sorprendere l’ultimo colpo gobbo. Davide sconfigge Golia anche questa volta, e lo fa opponendo alla qualità dei singoli ivoriani, la coesione di un gruppo di sconosciuti affamati ed organizzatissimi. Una banda guidata alla perfezione dal generale Renard e che vince con un pizzico di fortuna, ma meritando ampiamente il traguardo finale. A completare l’insolito podio c’è il Malì che sconfigge l’altra grande delusione dell’edizione: il Ghana.



In generale non è stata sicuramente la Coppa d’Africa più bella della storia, quello no. Pochi gol, molta grinta e agonismo. Spesso la tattica ha vinto sull’estro tecnico, già impoverito dalle pesanti assenze, un nome su tutti: Samuel Eto’o, protagonista della finale solo dagli spalti. Poco importa, perché alla fine, il successo di una nuova nazione può essere solo un bene per il continente nero. L’anno prossimo però, il cambio del calendario, ripete l’appuntamento con la speranza che non si ripeta anche lo spettacolo. E chissà che la prossima volta non arrivi il momento della Costa d’Avorio, prima o poi dovrà toccare anche a lei… Forse.

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