“Abbiamo perso?”. Una frase che normalmente non sarebbe di grande ottimismo, soprattutto se la dice un giocatore informandosi sul risultato della sua stessa squadra. Ma una frase speciale se a pronunciarla è Fabrice Muamba, il centrocampista anglo-zairese del Bolton che sabato sera ha fatto preoccupare tutto il mondo dello sport con il suo malore in campo durante Tottenham-Bolton di Fa Cup. Muamba però si sta riprendendo, e subito dopo aver chiesto notizie del figlioletto Joshua e della fidanzata Shauna, quando lunedì ha ripreso conoscenza nel reparto di terapia intensiva del London Chest Hospital ha voluto sapere da papà Marcel come fosse finito il quarto di finale. Buon segnale, perchè significa che la memoria di Muamba non è stata danneggiata. Quando poi il padre gli ha detto che la gara era stata sospesa sul risultato di parità, Fabrice è rimasto meravigliato e ha chiesto il perchè. La risposta del padre è stata semplice ma densa di significato: “Per te”. L’uomo ha pure spinto Owen Coyle, l’allenatore dei Wanderers, a tornare a casa (non si muoveva dall’ospedale da sabato sera) e convincere i compagni di Fabrice a tornare in campo in suo nome, abbandonando l’idea di ritirarsi dalla Fa Cup, come in un primo tempo era stato annunciato dalla dirigenza. Il ritorno alla normalità è facilitato anche dal netto miglioramento delle condizioni del centrocampista. A soli quattro giorno dall’arresto cardiaco, Muamba ha già ripreso a respirare autonomamente, riconosce e interagisce con amici, familiari e colleghi e muove gambe e braccia. Un recupero che si può definire addirittura miracoloso se si pensa alle condizioni disperate in cui Muamba era arrivato al Chest Hospital, e ora Coyle, pur con tutte le cautele del caso, spera di rivederlo presto in campo: “I medici dicono che è già successo, anche se ogni caso fa da sé, ma gli elementi che possono giocare a suo favore sono la giovane età, l’eccellente forma fisica e la vita che ha fatto. Fabrice è un combattente nato e sono certo che questa attitudine lo aiuterà moltissimo per tornare ai livelli di prima dell’incidente, sebbene ora il calcio debba inevitabilmente passare in secondo piano e siamo ancora all’inizio della strada e ci aspetta un lungo cammino, ma i segnali di miglioramento ci sono e sono confortanti”.
La sua salvezza pare sia dipesa dal tempestivo intervento del dottor Andrew Deaner, presente allo stadio e che Harry Redknapp ha definito eroe. Di certo, il tragico evento cambierà il calcio inglese: cambieranno le procedure mediche attualmente in uso nella Premier League per dare l’idoneità agonistica ai giocatori. Si seguirà il modello italiano, riconosciuto dagli inglesi all’avanguardia mondiale (cosa che oltre Manica non fanno mai volentieri), come aveva auspicato Roberto Mancini: “Quando sono arrivato due anni fa in Inghilterra mi sono spaventato per le procedure mediche che venivano adottate – ha detto infatti il tecnico del Manchester City – e perciò dobbiamo migliorare sotto questo aspetto, per il bene dei giocatori, controllandoli almeno due volte l’anno e in maniera più accurata, come già avviene in Italia”.
(Mauro Mantegazza)