E’ tornato l’incubo biscotto: l’Italia rivive quanto accaduto a Euro 2004 quando, in terra lusitana, si presentò all’ultima partita contro la Bulgaria già eliminata, dovendo vincere e sperare che Danimarca e Svezia non pareggiassero 2-2. Detto fatto: gli azzurri vinsero (a fatica), e dall’altra parte biscotto fu fatto: 2-2, scandinavi avanti, Italia a casa. Fu scandalo: per giorni, mesi, addirittura anni, non si parlò che dell’infamia subita. Otto anni dopo, ci risiamo: dopo due gare del gruppo C l’Italia ha due pareggi, è dietro a Spagna e Croazia e affronta l’Irlanda di Trapattoni (CT in quel precedente: ma guarda un po’) con l’obbligo di strappare i tre punti. Dall’altra parte, però, per il complicato gioco della classifica avulsa abbiamo bisogno di una cosa: che spagnoli e croati non pareggino con almeno due gol per ciascuno. Gli amanti della cabala, delle statistiche e dei precedenti possono cominciare a mettersi le mani nei capelli; chi vuole parlare di calcio giocato sa bene che se ci siamo messi in questa situazione non si può certo andare a incolpare altri. Come dire: sarebbe bastato che Chiellini si fosse piazzato bene su quel cross di Strinic, e Spagna e Croazia avrebbero anche potuto fare un’infornata da riempire una pasticceria di Brema, che tanto ai quarti ci saremmo andati lo stesso. E invece no: invece, siamo ancora qui a fasciarci la testa prima del dovuto, a criminalizzare, come se – peraltro – la partita contro il Trap l’avessimo già vinta 15-0. Per commentare tutto ciò, abbiamo contattato Maurizio Pistocchi, opinionista per Mediaset. Ecco le sue parole, nell’intervista esclusiva rilasciata a Ilsussidiario.net: 



Pistocchi, lei di questa possibilità biscotto che tanto spaventa che dice?

Io dico che abbiamo insegnato a tutto il mondo come si fa in certe situazioni: ora non possiamo pretendere dagli altri un comportamento difforme rispetto a quelle che sono le nostre abitudini. 

Si riferisce a qualcosa in particolare?

Beh, non più tardi di 15 giorni fa il signor Buffon ha dichiarato a tutto il mondo che fare certi accordi in certe situazione è una cosa logica: la famosa frase “meglio due feriti che un morto”. Disse una cosa gravissima, soprattutto sotto il punto dell’etica sportiva: quando si fa un accordo tra due, c’è sempre un terzo che si viene a ledere. E ora che siamo in questa situazione noi, chiediamo agli altri di non fare quello che noi faremmo? Credo che ci voglia davvero una curiosa faccia tosta…



Ma detto questo: secondo lei Croazia e Spagna ci “fregheranno”?

Io non penso che le due squadre in questione non ragionino sulla possibilità non solo di passare il turno, ma anche e soprattutto di fare fuori una squadra pericolossima come l’Italia. Italia che nelle ultime partite ufficiali ha vinto una sola volta su nove gare, contro la Francia nel 2008, ma rimane un avversario scomodissimo.

Perchè?

Perchè gioca privilegiando la fase difensiva, che fa con molti uomini per poi ripartire in contropiede. E’ un avversario molto scomodo, contro il quale nessuno vuole giocare. Io mi auguro che succeda quello che non penso succeda; che ci sia una partita vera tra Spagna e Croazia, sempre che riusciamo a battere l’Irlanda, visti i numeri che citavo prima…



Perciò non crede, come si è detto, che la situazione sia diversa dal 2004 perchè la Spagna è comunque la più forte e non ha bisogno di trucchetti…

Questo discorso del 2004 “diverso” non tiene conto del fatto che contro l’Italia non vuole giocare nessuno: perciò penso che sia una possibilità che sia Spagna che Croazia terranno in considerazione.

Si è fatto il paragone con il famoso Italia-Camerun del 1982: possiamo parlare di situazione analoga?

E’ sempre difficile valutare episodi a così tanti anni di distanza, un episodio peraltro sul quale si è detto e scritto tantissimo. Oliviero Beha parlò addirittura di un accordo, di una partita venduta; non so se sia così, quel che è certo è che ricordo bene che il gol dell’Italia avvenne su clamorosa papera del portiere N’Kono, e quello del Camerun fu frutto di una colossale dormita della nostra difesa.

Perciò, i due casi sono equiparabili?

No, penso ci siano poche assonanze. Quella di allora era un’Italia nella quale nessuno credeva, ma che aveva grandi giocatori, un grande potenziale. Questa di oggi è una nazionale che, tolti Buffon e Pirlo, non ha grandi elementi. 

Ne è convinto?

Beh, lo stesso De Rossi è un ottimo giocatore, ma faccio fatica a metterlo nell’elenco dei grandi. E’ un efficacissimo distruttore di gioco ma non è adattissimo alla costruzione. Pirlo, invece, è un costruttore di gioco straordinario, che passerà alla storia come uno dei più grandi errori di mercato del calcio italiano. 

Addirittura?

Fino a quest’anno il più grande errore del mercato italiano era considerato lo scambio tra Boninsegna e Anastasi: direi che la cessione di Pirlo alla Juventus, per di più gratis, l’abbia superato.

 

(Claudio Franceschini)