«Chi conosce il calcio e lo vive giorno dopo giorno sa cosa succede. In alcuni casi si dice meglio due feriti che un morto». Gianluigi Buffon, 26 Maggio 2012.

Succede che giovedì sera il malconcio tifoso italiano, non fa neanche in tempo ad alzarsi dal sudaticcio divano di casa, che già annusa l’odore dei biscotti del vicino. Lo scarso risultato ottenuto dalla nazionale di Prandelli contro i perfidi croati, innesca la roboante macchina del sospetto, guidata col solito pessimismo giornalistico che contraddistingue chi è solo capace a far risaltare il peggio in ogni situazione. Ecco che così, dopo aver conosciuto il significato esatto di “metro-sexual”, il nuovo tema dominante di questo europeo azzurro diventa la teoria del biscotto con relative confutazioni matematiche, studiate meglio del teorema di Pitagora. In televisione e sui giornali si concedono ampi approfondimenti sulle possibili traduzioni in spagnolo del dolcetto di pasta frolla mentre scorrono inesorabili le immagini di Svezia – Danimarca di 8 anni fa. A Gniewino, sede del ritiro della Roja, si è premurosamente imparata a memoria la risposta alla più scontata delle domande sulla prossima partita; da buon numero 1, Casillas rassicura per primo il mercato dei bookmakers, subito pronto a speculare sulla sospetta inadempienza della nazionale ispanica:«Garantisco io che sono il capitano: la Spagna giocherà per vincere anche contro la Croazia». Eppure l’italiano medio, sempre incline ad auto flagellarsi, ancora non trova pace pensando sua nazionale: ha troppa paura del “biscotton”. Tale terrorismo psicologico nasce dal giustificabile ma utilitaristico calcolo politico-calcistico che, volontariamente, dimentica la ragione per cui anche oggi, dopo zingari e bulgari, si ha ancora voglia di accendere la TV per guardare la partita di pallone: si gioca per vincere, ogni partita. Giusto per incrementare la dose di sadismo, a poche ore dal match contro il Trap, ci si era messa pure la Uefa, con le sue cervellotiche simulazioni che pronosticavano il risultato tabù. Poi finalmente scatta il cronometro e a Pozan come a Danzica si gioca, per davvero. L’Italia si adegua troppo in fretta al calcio degli irlandesi mentre sugli spalti si festeggia il San Patrick Day anche dopo il gol di Balotelli; a 300 km di distanza la Spagna vince di misura contro la quella rognosa Croazia di cui nessuno si fidava. 



Fino al minuto 87′ eravamo persino primi nel girone, poi Jesus Navas decide bene di riaggiornare il ranking. Finisce come doveva finire, alla faccia di tutti i saccenti che: “io, lo so già come va”. Capitan Buffon, per fortuna, anche questa sera viene smentito.

 

(Giorgio Davico)

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