Il Torino è tornato in serie A, e prepara l’assalto alla prossima stagione. Dopo tre anni di purgatorio in cadetteria, i granata si affacciano al massimo campionato italiano, con l’intenzione di restarci. Il presidente Cairo e il direttore sportivo Petrachi sono già al lavoro per costruire la squadra che verrà, affidata come lo scorso anno a Giampiero Ventura. Per commentare le strategie dirigenziali del Torino, in un’intervista a tutto tondo sul mondo granata, abbiamo contattato Carlo Nesti, notissimo giornalista torinese di radio e televisione, molto vicino alle vicende del Torino Calcio. Ecco le sue parole, raccolte in esclusiva da Ilsussidiario.net:
Partiamo da qui: cosa significa, per il calcio italiano, ritrovare il Torino in serie A dopo tre anni?
Per i valori sportivi del calcio italiano, è indubbio che significa ritrovare una squadra che fa parte della storia del calcio, al punto di avere dato il massimo dei giocatori per una squadra di club alla Nazionale, 10 su 11 ai tempi del Grande Torino. Pertanto, il valore sportivo è enorme. Però c’è anche un valore economico.
Perché?
Perché dopo Juventus, Milan, Inter, Napoli e Roma, mi risulta che il bacino di utenza sia al sesto o settimo posto in Italia; perciò, anche se io apprezzo di meno l’aspetto del business, mi rendo conto che senza quello non si può portare avanti il carrozzone, e quindi il ritorno in A del Torino ha un valore doppio.
Ora, la prossima stagione: Ventura è l’allenatore giusto?
La conferma di Ventura è sacrosanta: per molti anni il Torino ha cercato un allenatore che fosse qualcosa di più di un allenatore, anche manager. Questo per via di vuoti all’interno della società che solo con molta lentezza sono stati coperti. C’era bisogno di un allenatore che sapesse anche occuparsi di cose fuori dal campo per via della penuria quantitativa di dirigenti che facciano da raccordo tra la dirigenza e la squadra.
Come obiettivi, possiamo pensare a un Torino che lotti per qualcosa in più di una semplice salvezza?
Questi due giorni possono essere chiave: la speranza è che, una volta definite – si spera positivamente ma non so – determinate comproprietà, e penso ad Antenucci in particolare, da quel momento in avanti possa cominciare il vero e proprio mercato del Toro. Se non è così, a livello temporale siamo molto in ritardo, perché non è ancora stato fatto nulla e il raduno è lì che incombe. Io però non voglio mai giudicare prima di avere toccato con mano i fatti: vediamo se sarà così.
Se fosse così, andrebbe bene?
Sì, perché è giusto che un presidente prima punti a sciogliere i nodi relativi alle comproprietà, ai prestiti e quant’altro, prima di concentrarsi sui nuovi arrivi. Certo, se superato questo scoglio si tarda ad arrivare agli acquisti, allora il giudizio cambia e diventa negativo.
Mi parlava di Antenucci come di un giocatore da tenere: lo è anche Meggiorini?
Meggiorini non ha avuto, da quando è arrivato, molte occasioni per mettersi in luce e non si è dimostrato un uomo gol; ci sono però dei giocatori che valgono anche per i gol che fanno segnare e per il lavoro che fanno. Mi piace molto dal punto di vista della generosità; mi auguro che sia lui che Antenucci possano rimanere, perché sarebbe una lacuna la mancanza di uomini del genere.
Ci sarebbe più o meno da rifare l’attacco…
Sì, visto anche il futuro incerto di Bianchi: ci sarebbe da rifondare, e non solo con un uomo, ma con più di una pedina. Cambierebbe tutto, anche dal punto di vista della gestione dei soldi, che non sono tantissimi.
A proposito, qual è il “tesoretto” a disposizione del Torino?
So per certo che il ritorno in serie A del Torino equivale ad avere 30 milioni di Euro in più, ma di questi, almeno 20 finiranno in ingaggi, perché si tratta di adeguare tutto ai prezzi della serie A. Ne restano 10, e si tratta di capire due cose: se Cairo li vuole investire tutti nel Torino o trattenerne una parte, e poi se in realtà possano essere di più nel caso si prendesse in considerazione l’ipotesi di vendere Ogbonna.
Dal punto di vista tecnico sarebbe giusto sacrificarlo?
Intanto, Cairo ha ragione quando dice che se Ranocchia è stato pagato 20 milioni dall’Inter, allora anche Ogbonna ne vale altrettanti. Purtroppo per rispondere a una simile domanda bisognerebbe essere certi che un introito simile venga reinvestito integralmente, e nei giocatori giusti. Il bello e il brutto del calcio è questo: a volte si compra un giocatore con la convinzione che sia una chiave di volta, e poi non è così. Posso fare due esempi legati al calcio della mia città.
Prego.
Il primo riguarda Cristiano Lucarelli: eravamo tutti convinti che avrebbe risolto il problema del bomber, che durava non dico dai tempi di Pulici ma quasi; Lucarelli era il giocatore giusto, ma l’ha dimostrato appena è andato via dal Torino. A Livorno ha segnato valanghe di reti ed è arrivato anche alla Nazionale. Purtroppo non riuscì ad esprimersi nell’ambiente granata, segnò 1 gol nella sua seconda stagione a Torino e poi 29 a Livorno la stagione successiva.
L’altro esempio?
Riguarda la Juventus: quando comprò Diego tutti, io compreso e compresi alcuni miei colleghi che poi si nascosero, dissero che il brasiliano era un giocatore fondamentale. Addirittura Diego aveva cominciato in maniera sontuosa con quella partita di Roma; poi, purtroppo, la storia è proseguita in un altro modo.
Questo per dire che…
Che ci starebbe, anche se forse i tifosi non lo capirebbero, il discorso di vendere Ogbonna; ci vorrebbe però la certezza di investire nei giocatori giusti, cosa che non si ha. Potrebbe andare a finire come Suciu, che ha avuto la “sfiga” di farsi male in modo grave per tre volte in pochi anni, ed era un giocatore di grandissimo talento; capisci che quei soldi li hai buttati dalla finestra…
Decisamente. Per la difesa, ad esempio, si è fatto il nome di Canini: stuzzica la fantasia?
Intanto, bisogna distinguere tra nomi che si sono fatti, ma non sono veri, e nomi che invece sono seguiti più o meno dal Torino. Nel caso di Canini, sì, il Torino lo cerca, e sarebbe certo un ottimo acquisto.
In porta, l’obiettivo numero uno è Gillet?
Sì, fin dall’anno scorso. Ventura ha lasciato il cuore a Bari, ai ragazzi che ha trovato lì, nonostante le brutte vicende accadute. Sicuramente Gillet è in testa alla lista dei portieri, se le cose andassero come desiderato i portieri sarebbero Gillet come titolare e Benussi come riserva.
Viviano e Frey dunque?
Non mi risultano: la concentrazione massima è su Gillet.
Passiamo allora al centrocampo: si è parlato di Veloso, vero?
Mi risulta di no, o meglio: all’inizio c’è stato un interessamento del Torino, ma la risposta è stata picche. Temo che il Torino non ci possa arrivare, peccato perché è un ottimo giocatore. Confermo però che Salamon piace davvero, è una trattativa concreta; e anche un’altra cosa…
Prego.
Pur se la cosa mi lascia perplesso, so per certo che Iori non farà parte della squadra: non verrà fatto uno sforzo particolare per lui, perché fin dal primo giorno il grande interesse è per Gazzi.
Sono due giocatori diversi comunque…
Sì, Gazzi non è un regista classico come Iori, ma è un centrocampista di grande personalità che è diventato anche giocatore d’ordine, come già capitato altre volte nella storia del calcio. Un esempio su tutti per quanto riguarda il Torino è De Ascentis, in Italia ricordiamo anche Romeo Benetti. E ricordiamo il grande Giorgio Ferrini, che ha iniziato come mediano e ha chiuso come capitano e regista del Toro. In cima alla lista, comunque, c’è Cerci.
Dunque, trattativa reale?
Sì, il Torino sarebbe addirittura disposto a perdonare la discontinuità del ragazzo perché è convinto che sia un giocatore di grande talento e che potrebbe esplodere.
Attacco: tra i mille nomi fatti, quali sono realistici?
La rosa, a quanto so, si restringe a Barreto e Sansone, ma naturalmente fermo restando che rimangano Antenucci e Meggiorini, perché altrimenti devi cercarne di più.
Maxi Lopez invece è un sogno?
Eh, Maxi Lopez… mi sono informato sulla veridicità della cosa, e mi hanno risposto “magari”: credo abbia intenzione di andare in squadre di ambizioni diverse, e ti dirò che non mi stupirei se la Juventus virasse su di lui vista l’impossibilità eventuale di arrivare ai Van Persie, ai Cavani e ai Suarez.Per me è tutt’altro che un giocatore di seconda fascia, come qualcuno può avere pensato.
Ultimo argomento: quanto conta per il Torino, come società e popolo di tifosi, riavere il Filadelfia?
Ormai da molti anni si sa che in quell’area non sarà mai possibile costruire uno stadio nel quale il Torino possa giocare le partite di campionato. Non ci sono le misure: bisognerebbe abbattere delle case, ma non credo che i poveri inquilini sarebbero molto d’accordo (ride, ndr). Lo dico con tutta la simpatia, ricordando i bei tempi romantici in cui la gente si affacciava dai balconi a guardare gli allenamenti del Grande Torino…
Che soluzione si potrebbe prospettare?
Direi che si può prendere “soltanto” in considerazione quella zona come area per una nuova cittadella del Torino, quindi: campo di allenamento, sede, magari museo. Io comunque mi sono sempre rifiutato di fare qualsiasi previsione sul Filadelfia.
Perché?
Nel 1997 sono stato uno dei compratori del famoso Mattone del Filadelfia, e come centinaia o migliaia di tifosi sono stato preso in giro; poi, avendo io giocato su quel campo, in partite tra ex giocatori, arbitri, giornalisti, soci del Torino, sono davvero legatissimo a quel campo. Per rabbia, quindi, mi rifiuto di fare previsioni, anche se posso dire una cosa.
Ovvero?
So che gli ultimi sviluppi sono stati positivi, ma finchè non vedo iniziare i lavori non crederò mai nella possibilità di vedere, con il sottoscritto ancora in vita, il nuovo Filadelfia in piedi. Assolutamente (ride, ndr).
(Claudio Franceschini)