Ci siamo: questa sera alle 20.45 si gioca Germania-Italia, semifinale di Euro 2012. Ancora una volta il destino frappone i tedeschi tra noi e la gloria: come nel 2006, come nell’82, come anche nel ’70 quando però l’epilogo fu carioca. Italia-Germania: storia di guerra e pace, di arte e di parte, biondoni e belle more, spaghetti e wurstel, Moretti e Pils. Ma anche, immancabilmente, di una profonda rivalità sportiva e calcistica in particolare. La nostra bacheca ha soffiato ai tedeschi traguardi importanti, non ultima la finale mondiale nel 2006, quando gli azzurri di Marcello Lippi saccheggiarono Dortmund. La Germania ha saputo rinascere dalle proprie ceneri, ed oggi presenta alla Polonia una nazionale molto competitiva (clicca qui per la presentazione della Germania di Stefano Bizzotto). Per presentare la semifinale di oggi ci siamo rivolti in esclusiva a Marco Civoli, stimato giornalista della Rai, che testimoniò al popolo italiano l’impresa di sei anni fa, firmata Grosso-Del Piero. Ecco le sue impressioni sul big match di stasera:



A livello tattico dove siamo più forti della Germania?

Loro sono una macchina abbastanza perfetta, ma qualche sbavatura difensiva l’hanno avuta. Noi in questo momento abbiamo una solidità difensiva abbastanza importante.

A centrocampo invece ci sono superiori?

La partita è in equilibrio dappertutto, non c’è un reparto in cui ci sono nettamente sopra. Una cosa è chiara però.



Quale?

Loro hanno gente che vede molto la porta, che la centra, cosa che non è successa a noi. La Germania ha giocatori che possono far gol in qualsiasi momento, noi meno.

La convince Montolivo nella posizione di trequartista?

Sì, ma da un punto di vista strettamente tattico ho le mie riserve.

Perchè?

La dinamica della partita è particolare: talvolta può essere più a ridosso Pirlo, altre volte Montolivo. Dipende da come si attacca o difende. Certo, in un centrocampo come il nostro, Montolivo con gli inglesi ha fatto una buona partita, però…

Però?

Non è che per definizione è stato l’uomo dell’ultimo passaggio. E’ stato un uomo importante per collegare i vari reparti, questo sì.



In questo lavoro può essere meglio di Thiago Motta contro la Germania?

Dipende sempre dai momenti di forma, però abbiamo un indizio semplice.

Che sarebbe?

Thiago Motta è rimasto fermo nei quarti: non credo che Prandelli voglia distanziarci molto dalla formazione che ha fatto bene contro l’Inghilterra, anche se i tempi di recupero stavolta sono stati più brevi.

In attacco Balotelli sembra ormai un punto fermo: insisterebbe su Cassano dall’inizio, o sarebbe meglio inserirlo a partita in corso?

Si può anche partire con Balotelli-Cassano e poi cambiare. Anche se spesso e volentieri li vorrei più vicini tra loro.

E’ questo il problema dei nostri attaccanti?

Dovrebbero cominciare a cercarsi di più, stare molto più vicini, però qualsiasi soluzione può essere la “benedetta”. A partita in corso Di Natale può servirci di più, in ogni caso le dinamiche di questi tornei non hanno certezze, bisogna fare i conti con tante situazioni.

Chi le fa più paura della Germania?

Paura nessuno. Loro hanno l’età media più bassa di questo europeo: se non giocherà Klose il più vecchio sarà Lahm che non tocca i trent’anni, e questo la dice tutta.

Qual è la loro qualità migliore?

E’ il complesso che va molto bene: è una squadra che è cresciuta negli anni, molti giocatori sono arrivati in nazionale dall’Under 21. Hanno investito su un gruppo di ragazzi di grande talento: più che il singolo è come si muove l’orologio tedesco che merita totale rispetto, più che paura.

Lei ha vissuto anche la sfida del 2006: ravvisa qualche similitudine con quell’Italia di Lippi?

Onestamente le ho cercate, ma adesso no. Quella aveva gente al massimo della carriera, di qualità molto superiore.

Questa invece?

Sopperisce con grande applicazione, sfruttando anche la grande forma dei giocatori della Juventus, perchè sono quelli che stanno dando un grande contributo a questa nazionale. Non ravviso molto in comune, a parte forse un elemento.

Quale?

Quel clima di inquisizione che si respirava prima della partenza degli azzurri così come avvenne nel 2006, anche se le storie sono un po’ diverse.

Civoli, il cielo sarà azzurro sopra Varsavia?

Mi auguro che sia azzurro soprattutto a Kiev. 

Ce la faremo ad arrivare in finale?

Questa squadra ci può arrivare: sarebbe una grandissima sorpresa. Ma quello che arriva in più questa sera è tanto di guadagnato: l’obiettivo era arrivare tra le prime quattro in Europa, e questa squadra ci è riuscita.

 

(Carlo Necchi)