E’ ufficiale: dal mese di luglio 2013 Josep Guardiola sarà il nuovo allenatore del Bayern Monaco. Lo ha comunicato la società bavarese sul proprio sito ufficiale. Recentemente, in occasione dei Globe Soccer Awards di fine anno, l’allenatore catalano aveva dichiarato che l’anno prossimo sarebbe tornato in pista, ed ora ogni riserva è sciolta. Guardiola allenerà il Bayern Monaco a partire da luglio, e prenderà il posto di Jupp Heynckes che aveva già dichiarato di volersi ritirare a fine anno. C’è già grandissima curiosità attorno a questa scelta: Guardiola è considerato uno degli allenatori migliori al mondio ma in molto gli hanno sempre imputato la mancanza di un’esperienza diversa da quella, per molti versi miracolosa, degli ultimi anni al Barcellona. Con i catalani l’ex centrocampista ha vinto praticamente tutto ciò che poteva: 3 campionati spagnoli, 2 Coppe di Spagna, 3 Supercoppe di Spagna, 2 Champions League, 2 Supercoppe Europee, 2 Mondiali per Club. E’ diventato un’icona del Barcellona, e come poteva essere altrimenti? Blaugrana fin da ragazzino, come giocatore è stato il cervello in campo del Dream Team di Johann Cruyff, quello dei quattro campionati consecutivi, che aveva in Romario e Hristo Stoichkov i terminali offensivi, in Laudrup l’uomo dell’ultimo passaggio, in Pep appunto il saggio costruttore. Dell’olandese trapiantato in Catalogna ebbe a dire: “Lui ha dipinto la Cappella Sistina, io e gli altri dopo di lui abbiamo solo dato qualche ritocco”. Aveva ragione: Cruyff per il Barcellona è stato una sorta di Michelangelo, disegnando un sistema di gioco e una filosofia che sono durate fino a lui. Lui che di meriti ne ha tanti: non si vincono 14 trofei in quattro anni con le idee degli altri. Chi ha scelto di promuovere in prima squadra Sergio Busquets e Pedro? Il primo è diventato un pilastro della Nazionale più vincente di sempre, il secondo nella sua prima stagione in prima squadra è andato a segno in tutte le sei competizioni giocate. Chi ha deciso che il talento di Leo Messi dovesse essere sprigionato in tutta la sua potenza? Fu lui a capire che per diventare da “fenomeno” a “più grande di sempre” la Pulce aveva bisogno di spazi intorno a sè, campo nel quale correre e nessuna presenza “ingombrante”: via Ronaldinho che giocava e non giocava, via Eto’o ma non prima di avergli concesso un’ultima chance, ripagato dal gol di apertura nella finale di Champions League e da 30 gol in campionato, i primi due trofei nella Liga. Via Ibrahimovic dopo un solo anno, e Messi lì, a correre e dribblare, tirare e segnare: 211 gol nei quattro anni nei quali Guardiola lo ha allenato. Questo ed altro, e poi ovviamente parlano i trofei in bacheca. E parla quella conferenza stampa, quella in cui Pep annunciò che si fermava per un anno:  



I suoi pretoriani, i catalani della squadra, avevano gli occhi lucidi e l’incredulità di chi non riusciva a credere che lui, proprio lui, potesse abbandonare. I risultati di Tito Vilanova, che ha realizzato il girone d’andata record nella Liga (55 punti su 57), ci dicono però una cosa: per essere davvero grande, il più grande di tutti, Guardiola doveva misurarsi in un altro contesto. Barcellona è casa sua e lo sarà sempre: qui Pep si è fatto le ossa, è cresciuto ed è diventato il più ricercato al mondo, anche più di Mourinho. Per entrare nell’immortalità della storia del calcio dovrà dimostrare di saper ripetere i successi in un contesto che non sia quello del suo giardino, dove comunque molti dei giardinieri adibiti alla cura hanno fatto meno di un decimo di quel che ha fatto lui. Per il Bayern Monaco è una sfida intrigante: la società è sana, le ambizioni ci sono, i giovani da lanciare non saranno quelli della smisurata Masia ma abbondano. Funzionerà il matrimonio? Lo scopriremo. Intanto, a Pep Guardiola un enorme bentornato: ci mancava.

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