Un albero che cade nel mezzo della foresta fa rumore? Non si è mai davvero capito, ma sappiamo bene cosa fa rumore: una grande squadra che affonda. Ancora di più se a libro paga risultano personaggi ingombranti (in senso buono) che rispondono al nome di José Mourinho, Cristiano Ronaldo, Iker Casillas. A ben guardare sembra una spy story: c’è l’intrigo (uno spogliatoio sfasciato da una serie di risultati inconcludenti), c’è una trama che prende corpo (l’allontanamento dello Special One), ci sono i cospiratori (i nazionali spagnoli), ci sono i pretoriani fedeli (il clan dei portoghesi) e infine c’è la persona che trama mica troppo nell’ombra per far crollare il castello. Partiamo da qui. Sara Carbonero, per chi non la conoscesse (difficile, ma tant’è) ha compiuto 29 anni la scorsa domenica. E’ una giornalista, in Spagna volto noto da tempo, oggi vicedirettrice della sezione sportiva di Telecinco. Castigliana doc (nata a Corral de Almaguer) frequenta gli ambienti madridisti da quando ha cominciato a lavorare per Radio Marca. Il suo volto è diventato di uso e consumo planetario nell’estate di tre anni fa: il suo bacio in diretta con Iker Casillas al termine di un’intervista al portiere che aveva appena sollevato la Coppa del Mondo è diventato mainstream nel giro di un secondo. A dire la verità lei si è anche un po’ imbarazzata, ma insomma: se non l’avete ancora capito la Carbonero è la fidanzata del portiere del Real Madrid, ed è proprio questo il guaio. Perchè quando le cose vanno bene è tutta una profusione di baci a reti unificate, sfilate a Plaza de Cibeles e sventolio di sciarpe biancomalva; quando però si perde, e si perde di brutto, i panni si sporcano, e c’è anche il caso che invece di lavarli in casa li si vada a portare nella lavanderia a gettoni, quella che c’è in ogni sceneggiato che si rispetti e dove solitamente vengono raccontati i segreti che danno il sale alla storia. Ha un bel dire Cristiano Ronaldo che “secondo me lei sbaglia, certe cose dovrebbero rimanere nello spogliatoio”: vallo a dire alla ragazza di uno dei portieri più forti del mondo che improvvisamente si ritrova in panchina (al di là che oggi sia infortunato), una ragazza che peraltro in quel mondo ci lavora e ha qualche voce in capitolo per parlare. “I giocatori e Mourinho non si parlano”, questo a grandi linee il riassunto delle indiscrezioni. Che sono solo una goccia nell’oceano: Marca, una delle voci più autorevoli in ambito madridista, ha aperto una battaglia con la società, che aveva smentito di ultimatum dettati a Mourinho. “Noi non mentiamo” il titolo a caratteri cubitali della testate, e via con le prove: tweet e messaggi dei calciatori (con nomi oscurati: la legge sulla privacy in qualche ambiente resiste) in cui si passano la palla (quello che in campo fanno decisamente male, almeno ultimamente) nella derisione di quello che sarebbe il loro comandante. “Ho saputo che se  rimane, Tizio se ne va” dice uno. “Sì, e anche Caio”, risponde un altro. Gira che ti rigira, è ben evidente che Mourinho non ha più in mano la squadra. Non sono tanto i 16 punti di svantaggio dal Barcellona che rendono impossibile la rimonta nella Liga (d’accordo, non si può sempre vincere; ma al Bernabeu non si può mai accettare di essere umiliati dai catalani); 



Sono più che altro gli atteggiamenti dello Special One, che prima ha riversato tutta la sua bile su Guardiola, ha puntato forte sul dualismo delle panchine e ha preso schiaffi a destra e a sinistra, poi quando Pep ha deciso di smettere per un anno si è come svuotato, ha smesso di polemizzare contro il Barcellona a prescindere e ha iniziato a fare la guerra con lo spogliatoio. Il suo. Mettere Casillas in panchina rientra certo nelle sue competenze, ma il motivo (non comportarsi da capitano, ovvero non seguire il suo allenatore nello spargimento di veleno in direzione Catalogna) lascia alquanto perplessi, manco in panchina ci fosse Zamora. Gli altri spagnoli gliel’hanno giurata. “Resterà fino a giugno perchè vuole vincere, poi deciderà il meglio per sè, per il club e per i giocatori”, confida Cristiano Ronaldo, uno dei pochi alleati rimasti. Come uscire da questa situazione? Semplice: vincendo. Il Real Madrid ha almeno due strade: eliminare il Barcellona in Copa del Rey(all’andata è finita 1-1) rattopperebbe qualche buco nella tela, almeno per un po’; far fuori, in Champions League, il Manchester United (“sarà bello tornare a Old Trafford, la gente mi ha sempre trattato con affetto”, ancora CR7) e proseguire la corsa in Champions League sarebbe un viatico verso la riappacificazione. E’ questo il punto: la Liga non si può più vincere, ma resta sempre la Decima. Dovesse portarla al Bernabeu, Mourinho lascerebbe comunque il Real Madrid, ma da eroe. Dovessero vincere i Red Devils, hai voglia a voler portare Yarmolenko in squadra (è l’ultimo pallino dello Special One): a quel punto anche le bordate della Carbonero e di Marca sembrerebbero messaggini da Baci Perugina, e c’è anche il caso che lo Special One saluti prima del tempo. Il primo appuntamento è per mercoledi, quando il suo amico-nemico Alex Ferguson scenderà in Castiglia: il vino non mancherà, ma sarà bene per Mourinho che ci sia anche qualcos’altro. La vittoria.



 

(Claudio Franceschini)

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