E’ la partita tra le nazionali che hanno vinto più Campionati del Mondo, 5 il Brasile, 4 l’Italia. Le due squadre si affronteranno stasera alle 20,30 a Ginevra,  in un’amichevole di grande prestigio. Un incontro speciale che precede la Confederation Cup, in programma a giugno 2013 in Brasile, dove le due nazionali si affronteranno nel girone eliminatorio. E soprattutto in preparazione ai Mondiali di calcio del 2014. Col Brasile non vinciamo dal 1982, da quella fantastica partita che vide la cosacrazione a stella del calcio internazionale di Paolo Rossi. Poi tante delusioni, come la finale dei Mondiali 1994 persa ai rigori. Sono 14 i precedenti totali tra azzurri e verdeoro: 5 successi dell’Italia, contro 7 del Brasile e 2 pareggi. La prima sfida è datata 16 giugno 1938, nella semifinale dei Mondiali in Francia (l’Italia si impose per 2-1 e poi andò a vincere il Mondiale). Storico il 4- 1 poi del Brasile nella finale dei Mondiali in Messico del 1970. E nel 1978 Italia e Brasile si affrontarono nella finale del terzo posto ai Mondiali in Argentina. Il Brasile vinse 2-1. L’ultimo incontro invece risale al 21 giugno 2009 a Pretoria, nella Confederation Cup: il Brasile vinse 3-0. Abbiamo intervistato in esclusiva Alessandro Altobelli, uno dei giocatori che parteciparono alla spedizione vincente del Mundial ’82, quando l’Italia battè per l’ultima volta la nazionale verdeoro. 



Italia–Brasile, una grande partita: siamo al livello della squadra sudamericana? Italia e Brasile sono le squadre che hanno vinto più Mondiali e sono quindi le squadre più forti. Negli scontri diretti facciamo fatica, un pò come la Germania fa fatica con noi. Il Brasile attuale è una nazionale che gioca un grande calcio, con dei calciatori che singolarmente sanno esprimersi molto bene. Per loro, che organizzeranno i Mondiali del 2014 in casa, ogni partita -anche le amichevoli- sono molto importanti, perchè rappresentano un banco di prova per verificare lo stato di forma della Nazionale in vista di quell’appuntamento.



Quali possono essere i nostri punti di forza e quelli deboli rispetto al Brasile? La nostra difesa è veramente eccezionale, così come è ottimo il nostro centrocampo. L’attacco produce giocatori di grande avvenire come Balotelli ed El Shaarawy, insomma la nostra rosa è completa. Il nostro punto debole può essere nella mancanza di concentrazione che può esserci affrontando le amichevoli, cosa che ci è capitata. 

Il giocatore che toglierebbe al Brasile? Uno su tutti: Thiago Silva, forse il difensore più forte del mondo attualmente, che ha avuto anche la possibilità di conoscere il calcio italiano fino in fondo, giocando nel Milan.



Intanto non vinciamo dal 1982, quali sono i motivi? Credo che in fondo, tranne la finale del Mondiale 1994, tutte le altre siano state partite amichevoli o meno influenti. Nel 1994 comunque perdemmo ai rigori, dopo che l’incontro finì 0-0.

Ci può dire quali furono i segreti del successo per 3-2 al Mundial ’82?

Eravamo una grande squadra, che aveva fatto fatica nel girone eliminatorio, mentre il Brasile aveva fatto molto bene prima. La forza di quel Brasile era il reparto offensivo, anche il centrocampo, ma a livello difensivo avevano tanti problemi e noi li sfruttammo fino alla fine.

Quanto contribuì Bearzot in quella vittoria? Tantissimo. Era un grande allenatore che sapeva come far giocare la squadra, in un misto di calcio a zona e a uomo. Già nel 1978 aveva dimostrato di essere un tecnico straordinario. E oltre a questo era un grande uomo. Unica sua colpa fu quella di fallire ai Mondiali del 1986: volle portare con sé i giocatori a cui era legato. In questo senso comunque dimostrò un gran senso di gratitudine.

Quanto contò la forza del gruppo? In tempi non sospetti, in cui non si parlava ancora di queste cose, fu una cosa decisiva che permise all’Italia di essere unita e di vincere il Mondiale.

Grazie anche a un suo gol, nella finale di Madrid… E’ stato sicuramente un gol importante, il più importante della mia carriera. Uno di quei gol che spesso facevo in altre partite. Quando entrai sfruttai l’occasione da rete che ebbi e segnai, mettendo il sigillo su un’azione decisiva per le sorti del Mondiale. So che con quella rete sono entrato nella storia del calcio mondiale e questo mi riempie ancora oggi d’orgoglio.

 

(Franco Vittadini)