“Le partite del Bayern non si potranno più vedere, se la filosofia di gioco è questa ci sarà da divertirsi… Così finirà che a tratti giocheremo come il Barcellona che quando si trova sulla linea di porta invece di tirare cerca l’ennesimo passaggio“. Capita che anche quando vinci 34 partite su 38, hai in tasca il titolo nella Bundesliga, sei qualificato ai quarti di finale di Champions e alla semifinale della Coppa di Germania, trovi qualcuno che non è del tutto d’accordo. Nella fattispecie non un tifoso qualsiasi ma Franz “lingua tagliente” Beckenbauer, il presidente onorario del Bayern Monaco. Che dopo l’1-1 casalingo con l’Arsenal, nel ritorno degli ottavi europei, si è espresso contro la filosofia di gioco del suo allenatore Josep Guardiola. Reo di badare più alla forma che alla sostanza, di preferire il ghirigoro in più alla cannonata da fuori, tanto da ordinare al bombardiere Schweinsteiger di trattenere il colpo in canna dal limite, e provare invece l’assist in area. Questa la risposta del catalano: “Ho un modo diverso di vedere le cose. Se ho di fronte una difesa chiusa cerco di scardinarla coinvolgendo le seconde linee, è una tattica che funziona. Sono d’accordo con quanto fatto dai ragazzi in campo al cento per cento“. Chissà che sotto la risposta di ghiaccio non si celi un certo fastidio per la critica di un dirigente che da tempo ci ha abituato ad uscite senza peli (l’anno scorso ad esempio aveva sigillato Buffon sotto l’etichetta di ‘pensionato’, dopo la mezza papera in Bayern-Juve). Per quanto Beckenbauer possa essere irritante, indagando sulle sue battute si trovano tracce di verità. Non possiamo sapere con certezza se Guardiola voglia replicare in Baviera il suo Barcellona, probabilmente la squadra più affascinante nella storia del calcio. Eppure frammenti del copyright balugrana sembrano trasferiti, se pensiamo all’acquisto di un ‘volante’ come Thiago Alcantara o alla conversione di Philipp Lahm, da cursore laterale modello a cervello di centrocampo. Aggiustamenti simili, sommati alla straordinaria bravura tecnica dei giocatori del Bayern, stanno producendo un gioco efficacissimo ma forse non del tutto pragmatico, e più votato alla ricerca del barocco. Che non stona ma forse un pò stufa, perlomeno…
…nelle sue repliche: se il Barcellona di Guardiola può considerarsi un miracolo sportivo questo Bayern comincia a stancare anche perché, porca miseria, non perde mai. E soprattutto sfugge ai canoni del calcio tedesco, che ci ha abituato a squadre potenti più che preziose, quasi ingenue nella loro forza (vedi la nazionale) piuttosto che implacabilmente scaltre. Ben venga la rivoluzione, l’idea di sommare l’utile tedesco al dilettevole catalano, che non a caso sta raccogliendo risultati notevoli; ma non cancelli la tradizione, sembra suggerire Beckenbauer. Chi vince sempre sta meno simpatico e queste righe sono certamente impregnate d’invida verso i campioni bavaresi: ma che a criticare sia uno di famiglia fa più effetto. E sembra lasciar intendere la morale per Guardiola: non provare a cambiare il Bayern, lascia che sia il Bayern a cambiarti. Tradotto: non importa che tu sia un leone olandese (come Van Gaal) o una gazzella catalana, l’importante è che se vedi la porta tiri un pò prima. Dal canto suo Pep sembra averla presa bene: dopotutto se vince nemmeno il Kaiser può dargli torto. Al massimo può ironizzare o licenziarlo per ‘divergenze tecniche’.
(Carlo Necchi)