Il mondo delle moto è sotto choc. Si è spento nella notte, alla Teknon Clinic di Barcellona, Mika Ahola, pilota finlandese di enduro, cinque volte campione del mondo. Riporta un comunicato che Ahola sarebbe deceduto per le lesioni interne riportate in conseguenza di un incidente; resta un mistero, tuttavia, di che tipo di incidente si sia trattato e quali le circostanze di esso. Sul web impazzano le voci più disparate, segno anche di quanto il personaggio fosse amato: si parla anche di un’intervento di asportazione del rene finito male. Siamo nel campo delle ipotesi e per il momento non possiamo che limitarci ad attendere notizie più chiare in merito. Di certo c’è che la notizia della scomparsa di Ahola ha lasciato di sasso e nel profondo sconforto tutto l’ambiente motociclistico e non solo. Mika Ahola, nato a Haameenlinna in Finlandia il 3 dicembre 1974, si era laureato campione del mondo di Enduro per ben cinque anni consecutivi – e in tutte le classi – dal 2007 al 2011, con la Honda HM gestita dal team italo-giapponese di Franco Mayr. Nel suo palmares figurano anche cinque argenti e due bronzi, e 71 vittorie di giornate di gara. Numeri impressionanti, da dominatore, raccolti nel corso di una carriera lunghissima, iniziata nel lontano 1991 con la conquista del titolo finlandese nella categoria Junior; nel 1993 Ahola sbarcava sulla scena internazionale: in sella alla Husqvarna conquistava due titoli nazionali, poi nel 1996 il grande colpo con il trionfo nella prestigiosa Sei Giorni. Dal 1997 Mika si era anche legato all’Italia, firmando un contratto con TM e addirittura trasferendosi nel piacentino con la fidanzata. Da lì la VOR e ancora Husqvarna. La svolta della carriera arrivava nel 2006, quando come detto approdava alla Honda HM e l’anno seguente iniziava il suo fantastico e cannibalesco ciclo di trionfi. Alla fine del 2011, conquistato il quinto mondiale Enduro, aveva preso la decisione di ritirarsi dalle corse, non sentendo più gli stimoli che gli avevano permesso di primeggiare così a lungo. Il team spagnolo Jotagas era quasi riuscito nell’impresa impossibile di farlo tornare in sella, grazie a un contratto da capogiro (si vocifera di un’offerta raddoppiata rispetto a quanto percepito con Honda). 



Ma Ahola, dopo qualche tentennamento dovuto all’infinito amore per le corse, aveva detto stop. Scegliendo la via dell’onestà e dei sentimenti rispetto a quella, vile, del Dio denaro. Oggi tutti, motociclisti e non, piangono un campione vero.

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