Se ne è andato all’età di 92 anni Fiorenzo Magni, il “Leone delle Fiandre”, un corridore che aveva saputo fare cose memorabili in particolare nella corsa belga, ma che era stato capace di vincere anche tre Giri d’Italia. Un corridore che ha vissuto l’epoca dei fuoriclasse del ciclismo, di Coppi e Bartali, quella dell’Italia del dopoguerra, un ciclismo d’altri tempi e forse più epico, collegato intimamente alla ricostruzione del nostro Paese. Un periodo in cui il ciclismo era veramente uno sport legato alla vita della gente, con una popolarità incredibile dei personaggi che facevano la storia di questo sport. Fiorenzo Magni stupiva per il suo coraggio in corsa, per la sua determinazione, per il rischio che metteva in quelle discese affrontate a velocità straordinaria. Questo coraggio, questo temperamento l’ha mantenuto anche dopo aver appeso la bicicletta al chiodo, nella vita di tutti i giorni. Scompare con lui l’ultimo rappresentante di un ciclismo che non c’è più. E’ andato a trovare i suoi amici/rivali Fausto Coppi e Gino Bartali. Per parlare della sua scomparsa abbiamo sentito Gianni Bugno. Eccolo in questa intervista esclusiva rilasciata a ilsussidiario.net.



E’ scomparso Fiorenzo Magni: qual è il suo ricordo di questo personaggio? Ci ha lasciato uno dei più grandi corridori della storia del ciclismo, uno di quelli che ci ha preceduto e da cui abbiamo imparato tantissimo nel suo modo di vivere questo sport.

E’ riuscito a imporsi nonostante corresse nell’epoca di Coppi e Bartali… Certo con lui correvano due corridori eccezionali, due fuoriclasse come Coppi e Bartali, ma anche lui seppe ritagliarsi il suo spazio e fare cose importanti.



Era chiamato “Il Leone delle Fiandre”, uno specialista delle classiche del nord e di questa gara: qual era il suo segreto? In questa corsa seppe dare il meglio di sé stesso, grazie anche al suo temperamento, al suo carattere: lasciò un segno indelebile su questa classica. 

Eppure vinse anche tre Giri d’Italia: un corridore versatile? Sì, nonostante andasse benissimo soprattutto nelle classiche ebbe la forza di vincere tre Corse Rosa, una cosa non da poco. Vuol dire che era veramente un corridore completo, abituato a andare forte su ogni tipo di tracciato.

Cosa stupiva di più in lui?



Che era un combattente, un ciclista coraggioso, che si esaltava nelle discese più pericolose, provando ogni sorta di rischi. Per di più correndo su quelle strade difficili di un tempo, non certo così belle come quelle di adesso per un corridore.

 

E’ la fine di un epoca eroica del ciclismo? Cosa dobbiamo imparare da quel periodo fantastico di questo sport? E’ la storia di un ciclismo eroico, che ha segnato la storia dell’Italia, quella della ricostruzione, quella del dopoguerra. Diciamo che Fiorenzo Magni, oltre che essere stato un grande campione, è stato anche il rappresentante di una parte della storia dell’Italia molto importante per il nostro Paese.

Lei ha avuto l’onore di conoscerlo. Che personaggio era Fiorenzo Magni fuori dal mondo del ciclismo? Un personaggio solare, con un temperamento forte, aperto, un vero combattente anche nella vita di tutti i giorni.

 

 

(Franco Vittadini)