Il ciclismo e tutto lo sport italiano sono in lutto: nelle prime ore di oggi a Monza è morto a quasi 92 anni Fiorenzo Magni, grande campione del secondo dopoguerra, un’epoca leggendario per il ciclismo azzurro, che in quegli anni viveva del dualismo tra Fausto Coppi e Gino Bartali. Magni, toscano di Vaiano (Prato), classe 1920, è stato uno dei più grandi campioni che il ciclismo italiano abbia mai avuto, con l’unico ‘torto’ di nascere appunto nell’epoca dei due grandi Fenomeni. In ogni caso, le soddisfazioni non erano mancate nella lunga carriera di Fiorenzo: le sue più grandi vittorie sono stati tre Giri d’Italia (1948, 1951 e 1955), tre Giri delle Fiandre (1949, 1950 e 1951) e tre campionati italiani (1951, 1953 e 1954). Per quanto riguarda i Giri d’Italia, detiene ancora oggi due record: nel 1948 vinse con soli undici secondi di vantaggio su Ezio Cecchi, che è tuttora il margine di vantaggio più piccolo nella storia della Corsa Rosa; nel 1955 vinse invece a 34 anni e mezzo, più ‘anziano’ vincitore di sempre del Giro – senza dimenticare che l’anno successivo arrivò secondo nonostante una spalla fratturata, e ancora oggi è famosa la foto in cui Magni tiene il manubrio attraverso un tubolare stretto tra i denti. Il Giro delle Fiandre invece gli diede grande celebrità in Belgio, grande patria del ciclismo: basterebbe dire che, prima della sua tripletta, una sola edizione della corsa era sfuggita ai padroni di casa. Quelle tre vittorie consecutive gli meritarono il soprannome di ‘Leone delle Fiandre‘, con cui ancora oggi viene ricordato. Tra gli altri momenti importanti della sua carriera, ricordiamo il secondo posto ai Mondiali 1951 e il Tour de France 1950, in cui Magni era in maglia gialla quando l’intera squadra italiana si ritirò per protesta dopo l’aggressione subita da Bartali sul Col d’Aspin. In quegli anni, il ciclismo era il vanto dell’Italia che doveva risollevarsi dopo la guerra, e probabilmente superava anche il calcio come popolarità. Ma la fama di Magni non è dovuta solamente alla sua carriera da ciclista: per lunghi decenni era stato uno dei personaggi più carismatici del nostro sport nei vari ruoli che ricoprì, tra i quali commissario tecnico della Nazionale, presidente dell’Associazione Corridori e presidente della Lega del Professionismo.



Va anche ricordato che fu il primo a portare gli sponsor nel mondo del ciclismo, e tutta la sua vita fu dedicata a questo sport, che amava con romanticismo e intelligenza, passione e lucidità. Promotore del Museo del Ghisallo, sembrava superare ogni barriera temporale: solo una settimana fa aveva partecipato alla presentazione del libro di Auro Bulbarelli dedicato proprio a lui. Sembrava immortale, invece da oggi proteggerà il ‘suo’ ciclismo da lassù.



 

(Mauro Mantegazza)

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