Giornata durissima per Lance Armstrong, e per l’intero mondo del ciclismo internazionale. Il 41enne ex ciclista statunitense, professionista fino allo scorso anno (la sua carriera era iniziata nel 1992), si è visto oggi cancellare definitivamente dall’Uci tutti i titoli conquistati dal primo agosto 1998 al 2005. In particolare, dunque, sono stati revocati i sette Tour de France consecutivi conquistati dal 1999 al 2005, che costituivano il record di titoli conquistati da un singolo ciclista nella storia della popolarissima corsa transalpina. L’Uci, in definitiva, ha deciso di allinearsi a quanto già stabilito lo scorso 23 agosto dall’Usada, l’agenzia antidoping americana. Nella sentenza in questione, veniva sancita la radiazione di Armstrong, che aveva usufruito, secondo la suddetta agenzia, del sistema di doping addirittura “più sofisticato della storia della sport”. Oggi a Ginevra è arrivato l’atteso verdetto di conferma: il presidente dell’organizzazione Pat Mc Quaid ha spiegato che l’Uci ha riconosciuto la sanzione stabilita dall’Usada, senza dunque fare appello al Tas, il Tribunale Arbitrale dello Sport di Losanna. Armstrong, secondo lo stesso Mc Quaid (che ha ringraziato tutti i testimoni per la collaborazione offerta nella vicenda), non può avere posto nel ciclismo. Uno sport che ha subìto duri colpi in questi anni, ma che non ha alcuna intenzione di arrendersi ai disonesti: è questo il messaggio di speranza proposto dal dirigente. “Come Uci ci siamo dati delle priorità. Il mio messaggio per tutti è che il ciclismo ha un futuro”. Guai, quindi, ad abbassare la guardia: “Oggi comincia un nuovo cammino”, avverte ancora Mc Quaid. Inevitabile, però, guardarsi indietro, e chiedersi: com’è stato possibile farla franca, per Armstrong come per tanti altri ciclisti? “Se nel ’98 avessimo avuto gli strumenti che abbiamo oggi, oggi forse avremmo meno doping”, è l’argomentazione del presidente dell’Uci, convinto di riuscire a vincere questa dura battaglia, nel tentativo di sconfiggere uno dei principali nemici dello sport in genere. E nel ciclismo in particolare, sottolinea ancora Mc Quaid, è sbagliato dire che esista una specifica cultura del doping. Un male contro cui impiegare tempo, risorse ed energie, tenendo presente però che i poteri a disposizione dell’Uci, così come dell’Usada…
…non sono certo come quelli a disposizione delle forze dell’ordine, è la conclusione di Mc Quaid. Addio definitivo ai Tour, dunque, per Armstrong, con l’augurio che una nuova era possa aprirsi per il ciclismo ‘pulito’. I titoli in ogni caso non verranno riassegnati: ci sarà un ‘buco’ nell’albo d’oro della Grande Boucle, in concomitanza con i sette anni di dominio dell’americano.