Grande partita allo stadio Olimpico di Roma: torna il rugby in Italia, in attesa del Sei Nazioni di inizio 2013. Il XV di Jacques Brunel non poteva avere avversario migliore nel secondo dei tre test match contro squadre dell’emisfero Sud: sbarca in Italia la Nuova Zelanda, o semplicemente gli “All Blacks”, nome coniato per la loro divisa, appunto tutta nera. Sono indiscutibilmente la formazione più forte al mondo: lo dice la tradizione, lo dice la storia, lo dicono i risultati sul campo. La disparità in campo è evidente: l’Italia non ha le armi per competere con una squadra simile, prova ne è il fatto che in 14 precedenti non abbiamo mai vinto. Le gare ufficiali sono 12, ma ce ne sono anche due non ufficiali: nel 1979 gli azzurri sfidarono gli All Blacks junior, mentre nel 1980 furono i neozelandesi a chiedere un’esibizione contro di noi, trovandosi in Europa per un tour e volendo visitare le nostre città d’arte. Si organizzò una partita in fretta e furia a Padova, e in quell’occasione l’Italia andò anche vicina alla vittoria (finì 12-18). Lo scarto medio è di 40 punti, tanto per dare un’idea dei valori; e in 14 partite siamo riusciti a segnare appena nove mete. Dal punto di vista dell’emozione e del gioco, la partita che ricordiamo è quella del 2009: a novembre ci arrendemmo per 20-6, costringendo la Nuova Zelanda a una sola meta e andando più volte vicini alla marcatura. Va detto comunque che era una squadra, quella degli All Blacks, senza molti uomini chiave e con tanti esordienti. Lo scarto peggiore risale invece ai Mondiali del 1999, a Huddersfield: gli All Blacks ci triturarono con il punteggio di 101-3 (per gli azzurri fu Diego Dominguez a convertire una punizione). Quegli All Blacks però giunsero solo quarti. I tempi non sono troppo cambiati: al Mondiale del 2007 la Nuova Zelanda ci battè per 76-14, ma anche allora non vinse, fermandosi ai quarti di finale (sempre eliminata dalla Francia, contro cui si è presa la rivincita lo scorso anno).
L’Italia è attualmente undicesima nel ranking mondiale. Rispetto ai tempi pionieristici del XX secolo, gli Azzurri a oggi si possono dire una delle squadre più in vista al mondo, pur se come risultati siamo ancora lontani dal poter pensare di competere con le più forti. La spedizione mondiale dello scorso anno si è risolta con un’eliminazione al primo turno: alla resa dei conti, la partita da dentro o fuori contro l’Irlanda, siamo arrivati carichi ma ne siamo usciti con le ossa rotte (6-36). L’ingresso nell’elite del rugby si deve a Georges Coste, commissario tecnico della Nazionale tra il 1993 e il 1999; il francese fu però esonerato a seguito della disastrosa spedizione in Galles, il suo posto lo rilevò Massimo Mascioletti (era il secondo) ma fu il neozelandese Brad Johnstone a fare l’esordio nel primo, storico Sei Nazioni, quello del 2000. Arrivò subito una vittoria contro la Scozia, ma da lì l’Italia non vinse più per 14 partite, dovendo aspettare il 2003 per tornare a festeggiare (contro il Galles). Oggi il nostro allenatore è Jacques Brunel, che ha guidato la Nazionale nel Sei Nazioni 2012, ereditando il timone da Nick Mallet (una vittoria, ancora contro la Scozia, e quattro sconfitte). Un neozelandese storico è stato per tre anni il nostro allenatore: si tratta di John Kirwan. Il tecnico francese cambia molto rispetto alla partita vinta contro Tonga, una scelta che trova favorevole Alejandro Canale (clicca qui per l’intervista esclusiva). In particolare fa il suo esordio in azzurro Francesco Minto, 25enne che gioca nel Benetton; ci sono però i nostri uomini più rappresentativi, dal capitano Sergio Parisse al pilone Martin Castrogiovanni, passando per Mirco Bergamasco, Masi e Lo Cicero.
La Nuova Zelanda ha dei numeri che parlano da soli: intanto è al primo posto nel ranking mondiale e non perde da 18 partite, striscia inaugurata nel settembre dello scorso anno contro Tonga. Poi, tra i suoi successi si annoverano 10 Tri Nations (il torneo per le squadre dell’emisfero Sud, da quest’anno aperto anche all’Argentina e infatti denominato Four Nations). Gli All Blacks, nazionale che ha iniziato a giocare nel 1892 e a livello internazionale nel 1903, è la squadra più blasonata e famosa del globo, non soltanto per la tradizionale Haka, la danza Maori nella quale si esibiscono prima di ogni partita per intimorire gli avversari. Al di là di qualche fallimento di troppo ai Mondiali (solo due vittorie e sempre in casa: 1987 e 2011, poi tante delusioni, a cominciare da quella del 1995 contro il Sudafrica di Mandela e Pienaar) basta ricordare alcuni giocatori celebri che hanno vestito la maglia nera della nazionale: John Kirwan per l’appunto, 62 presenze e 143 punti tra il 1984 e il 1994, uno degli eroi della prima Coppa del Mondo; Tana Umaga, 79 caps e 185 punti in otto anni (con la nazionale ha detto stop nel 2005); e soprattutto Jonah Lomu, un’ala sinistra devastante la cui carriera è stata troncata troppo presto da una nefrite, che non gli ha però impedito di tornare in campo pur se non più a grandi livelli. Oggi i nuovi eroi si chiamano Richie McCaw, il capitano; Ma’a Nonu; Conrad Smith; Aaron Cruden, protagonista assoluto della vittoria del Mondiale; e Julian Savea, un’ala sinistra che ricorda tanto Lomu. Il CT Steve Hansen si scherma, ma intanto lascia in panchina tanti campioni, come Piri Weepu, che però guiderà la Haka. Non ci sarà nemmeno Daniel Carter, almeno dall’inizio.
Il pronostico è chiuso: Planerugby.com, la fonte più attendibile e aggiornata sul Web, ha pronosticato uno scarto di 25 punti a favore degli All Blacks. Sergio Parisse però non la pensa allo stesso modo: “Siamo stufi di limitare i danni e perdere onorevolmente. Non è l’approccio giusto, nemmeno concentrarsi su quale passivo sarebbe buono per noi. Abbiamo una grande occasione, ci sono tanti ragazzi che affrontano gli All Blacks per la prima volta e saremo incredibilmente carichi”. La grinta del capitano è encomiabile: basterà per entrare nella storia? Lo scopriremo presto: Italia-Nuova Zelanda sta per cominciare…
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