Libero Galimberti è stato un grande atleta del judo italiano: tanti titoli nazionali e un bronzo ai Giochi del Mediterraneo nel 1970. Ora gestisce la palestra “Ronin” (che in giapponese significa samurai errante) a Monza. Il giorno dell’inaugurazione, domenica 15 febbraio 1972, come riporta un giornale dell’epoca “L’Eco della Brianza”, il locale era strapieno, e nel corso del tempo i risultati sono stati tanti. Da questa palestra sono usciti atleti di grande valore, come Diego Brambilla e Donata Burgatta, che parteciparono alle Olimpiadi di Atlanta del 1996. La società già nel 1983 era stata insignita della medaglia d’oro della Filpjlk e nel 1993 della stella di bronzo del Coni. Al judo attualmente si affiancano altre arti marziali. Abbiamo sentito proprio Libero Galimberti in questa intervista a ilsussidiario.net



Ci può parlare del suo grande amore per il judo?

E’ stata una passione che è nata nel 1963, quando con alcuni ragazzi di Monza cominciammo a frequentare la scuola judo della Pirelli, destinata ai dipendenti della ditta. Così è nato il mio rapporto col judo. Poi un’altra palestra, la Spartacus, l’incontro con Barioli, uno dei migliori insegnanti allora di questo sport, la palestra Busen, l’arrivo a una carriera sportiva importante.



E ci può raccontare qualche aneddoto della sua carriera sportiva?

Ho vinto tanti campionati italiani. Ho conquistato un bronzo ai Giochi del Mediterraneo di Smirne nel 1970. Soprattutto ho ottenuto un settimo posto ai Campionati Mondiali nella categoria Open. Una carriera che mi ha dato tante soddisfazioni.

Ci può spiegare qual è la filosofia profonda che sta dentro il judo?

Il judo nasce dal desiderio di un migliore impiego dell’energia secondo il suo ideatore, il giapponese Jigoro Kano. Kano attinse a un antica arte marziale, il jujitsu, per inventare le regole e i dettami del judo.

La sua palestra si chiama “Ronin”: perché ha scelto proprio questo nome?



Ronin significa Samurai senza padrone. Mi piaceva questo nome e l’ho scelto.

Com’è il rapporto con i ragazzi, con tutti quelli che vogliono avvicinarsi a questa ed altre discipline delle arti marziali?

Direi buono, anche se certo è cambiato negli anni. In passato i ragazzi arrivavano molto più tardi, a 14- 15 anni, ora iniziano a praticare lo judo anche a 4-5 anni. In realtà spesso i genitori mandano i figli perché pensano che questo sport possa educarli alla vita. Secondo me l’educazione si comincia a insegnare a casa e devono proprio portarla avanti gli stessi genitori. Comunque al di là di questo noi cerchiamo anche di fare imparare ai ragazzi le regole, il senso sportivo e anche etico di questo sport. Gli insegniamo anche a cercare di praticare nel miglior modo lo judo. Abbiamo avuto nella nostra storia anche due atleti usciti dalla “Ronin”, Diego Brambilla e Donata Burgatta, che sono andati alle Olimpiadi di Atlanta.

Ci sono anche molte ragazze che praticano questo sport.

Si, lo judo è un sport praticato da ambedue i sessi. Per le donne oltre che la passione può essere un mezzo di autodifesa, come in realtà in certi casi è lo judo stesso.

E forse il judo è anche un modo per queste giovani generazioni, avvolte da Internet, da telefonini e computer, di scoprire anche la propria interiorità, la vera dimensione dello sport.

Questa cosa è vero perché proprio lo judo insegna un comportamento, un modo di essere nella vita. Tanto è vero che le scuole di Monza ci chiedono spesso di poter lavorare con loro sullo judo, per poterlo inserire nel loro programma scolastico.

Bisogna avere qualche precauzione per poter svolgere questo sport o è veramente accessibile a tutti?
No, è accessibile a persone di qualunque età. Naturalmente se uno vuol svolgere questa disciplina a livello agonistico le cose cambiano e bisogna avere una preparazione molto particolare.
Questo poi è anno olimpico: come vede la situazione degli atleti italiani in vista di Londra 2012?
Abbiamo avuto sempre una grande tradizione con campioni come Gamba, Mariani, la Quintavalle che ci ha regalato un oro alle scorse Olimpiadi. Penso che anche questa volta abbiamo la possibilità di portare a casa qualche medaglia, magari anche d’oro.
Ha ancora dei sogni da realizzare con questo sport?

Intanto penso che siano importanti i corsi gestiti da Andrea Dotti per disabili. Poi con Fabio Contesto e Donata Burgatta stiamo cercando di scoprire e far crescere dei giovani campioncini dello judo del futuro con la speranza che un giorno si possano affermare in questo sport.

 

(Franco Vittadini)