Alla fine nelle due regate disputate oggi a Napoli dell’America’s Cup hanno vinto l’imbarcazione americana di Oracle nella prima e quella di New Zealand nella seconda. Le due imbarcazioni di Luna Rossa si sono classificate in entrambe le prove agli ultimi due posti. Ma il bagno di folla non è mancato, con i napoletani che hanno assistito in tantissimi a queste regate. In effetti Napoli ha investito moltissimo, tra i 15 ei 20 milioni di fondi comunitari per aggiudicarsi questa tappa del circuito delle World Series. Le altre tappe sono state Cascais, Plymouth e San Diego nel 2011. Dopo Napoli ci sarà a maggio Venezia. Le gare a Napoli continueranno nei prossimi giorni con appuntamento fino al domenica 15, giornata conclusiva e della premiazione. 751 richieste di accredito presentate dai giornalisti di cui 600 concesse, con una stima dei telespettatori che si aggira sui 75 milioni. Grande successo quindi anche a livello d’immagine e di interesse. Ma questa edizione dell’America’s Cup non ha perso qualcosa a livello tecnico? Per parlare di tutto questo ilSussidiario.net ha sentito Giulio Guazzini, giornalista Rai esperto di vela.
Consideri un successo questa prima giornata di regate delle World Series a Napoli?
Sicuramente è stato un successo di pubblico che ha avvicinato tanta gente alla vela. Non credo che a livello tecnico sia una grande “America’cup”, con questa sua formula rivoluzionaria. Penso che bisognerebbe tornare all’essenza originaria di questa grande competizione
Cosa pensi delle dichiarazioni di Jim Spithill, skipper di Oracle che ha detto che Napoli è lo stadio ideale per la vela?
In effetti Napoli aveva già ospitato le Olimpiadi di Roma del 1960. E’ un campo di regata molto bello, godibile da parte di tutti gli spettatori che possono vedere questa competizione nel migliore dei modi.
La scelta di Napoli e Venezia è secondo te un fatto esclusivamente pubblicitario?
In quest’edizione dell’America’s Cup è stata fatta una grossa operazione di marketing da parte degli americani che hanno quasi voluto privilegiare, questo aspetto rispetto a quello più strettamente sportivo. Si è voluto fare conoscere questa competizione attraverso le varie gare di avvicinamento (le Wolrd Series) che si svolgeranno a San Francisco nel 2013. E in questo senso Napoli e Venezia rappresentano due tappe ideali per questo progetto E’ poi la presenza di pochi scafi non tutti competitivi all’America’s cup è una cosa che toglie in parte valore al fatto esclusivamente tecnico di questa competizione.
Oracle e New Zealand hanno vinto le prime due regate, è un risultato che ci si poteva aspettare?
Direi di si perché sono obiettivamente molto superiori a tutte le altre imbarcazioni, sono certamente di un altro livello.
Male però i due catamarani di Luna Rossa, piazzatasi agli ultimi due posti.
E’una cosa che ci si poteva aspettare, anche se Luna Rossa ha margini di miglioramento per potere fare meglio. Tutto questo credo in ogni caso che non toglierà l’interesse del pubblico napoletano che dovrebbe assistere alle prossime regate con molta partecipazione.
Il fatto che queste regate non diano punteggi per la fase finale dell’America’s Cup non toglie valore a questa manifestazione?
Anche questo risponde alla decisione dell’edizione di questa America’s cup di privilegiare altri aspetti di questa competizione. Come quello appunto di far conoscere al grande pubblico l’America’s Cup attraverso tante tappe di avvicinamento a San Francisco 2013. Certo la decisione di non dare punteggi alle varie regate e di ripartire da zero da San Francisco non è tanto giusta. Ma ripeto si è molto ragionato in termini di marketing, dimenticando l’aspetto tecnico dell’America’s Cup.
E’ quindi ancora credibile l’America’s Cup, così come è strutturata?
Diciamo che bisognerebbe tornare allo spirito originario di una competizione antichissima come è l’America’s Cup. Non fare gareggiare nelle acque di San Francisco degli scafi di 72 piedi, lunghi oltre 20 metri. Non mi sembra questa la soluzione ideale per la fase finale di questa competizione. A livello tecnico non è certamente la cosa più giusta.
A livello televisivo poi la vela può avere un suo seguito o è troppo difficile seguirla e spiegarla al grande pubblico?
Certo la vela non è uno sport che può essere seguito facilmente in televisione, come il calcio. Non è così comprensibile spiegare tutte le sue dinamiche al grande pubblico. Tuttavia è già successo che ci sono state punte di ascolto molto alte proprio in altre edizioni dell’America’s Cup, dove abbiamo cercato di spiegare con un linguaggio appropriato tutti i termini e i contenuti che fanno parte di questo sport e di questa competizione.
Riuscirà mai una barca italiana a vincere l’America’s Cup?
Non è un obiettivo facile proprio perché a differenza degli anglosassoni che sanno incarnare fino in fondo l’essenza di questa competizione, forse noi italiani pecchiamo di quell’individualismo che non è ideale per raggiungere grandi traguardi nell’America’s Cup.
(Franco Vittadini)