Siamo alle ultime battute delle grandi classiche: mancano gli ultimi due appuntamenti nelle Ardenne, oggi la Freccia Vallone con arrivo sul mitico Muro di Huy e domenica la Liegi-Bastogne-Liegi, “la Doyenne”, cioè la decana di tutte le corse perchè la più antica (prima edizione nel 1892). In entrambi i casi si tratta di corse molto care agli italiani: sono diciotto le vittorie azzurre nella Freccia Vallone e dodici alla Liegi, e in entrambi i casi l’Italia è la seconda nazione con più vittorie dietro solo ai padroni di casa del Belgio. Insomma, buoni auspici per il “pedale azzurro”, che domenica alla Amstel Gold Race è tornato alla vittoria in una classica con Enrico Gasparotto, spezzando un digiuno che era iniziato dopo la vittoria di Davide Rebellin proprio alla Freccia Vallone nel 2009. Intanto però si inizia a pensare anche al Giro d’Italia, perchè ieri è iniziato il Giro del Trentino, classico trampolino di lancio per la corsa rosa. Per parlare di tutto ciò abbiamo contattato Michele Bartoli, grande nome delle classiche delle Ardenne (vinse la Freccia nel 1999 e la Liegi due volte nel 1997 e 1998). Intervista esclusiva per IlSussidiario.net.



Il percorso della Freccia Vallone si impernia sul Muro di Huy: è solo quello il punto decisivo?

Chiaramente la Freccia Vallone ha uno degli arrivi più duri esistenti nel ciclismo mondiale e questa è la sua caratteristica. Il Muro di Huy è una cosa micidiale, mentre il percorso in generale è quello tipico vallone.



Dunque quali ne sono le caratteristiche?

Non troviamo le nostre salite lunghe, ma una successione infinita delle famose “cotes”, di varia lunghezza e difficoltà, che la rendono una delle corse più dure del calendario.

Qual è la tattica migliore per affrontare il Muro?

Sarà banale, ma la cosa fondamentale è di arrivare in forze ai suoi piedi… La squadra deve lavorare per far attaccare al proprio capitano la salita nelle prime dieci posizioni. Questo è fondamentale se si vuole vincere, altrimenti non si può salire nel modo ottimale. Serve dunque un lavoro di appoggio totale al capitano.



Quali saranno i favoriti?

Prima di tutto ancora Gilbert, che probabilmente ha perso l’Amstel per troppa generosità e convinzione nei propri mezzi. Poi gli spagnoli, Sanchez, Rodriguez e Valverde, che domenica mi hanno deluso ma restano tra i favoriti sia per oggi sia per la Liegi.

Invece domenica Gasparotto ha spezzato quella che per l’Italia stava diventando una maledizione…

Sì, ci voleva davvero per noi italiani una vittoria di spessore. Complimenti a Gasparotto, un ottimo corridore ma che non avrei pensato potesse essere il nostro primo atleta nella gara: invece ha dimostrato una grande condizione e potrà fare ancora molto bene, forse più alla Liegi che alla Freccia Vallone.

Un altro protagonista è stato Freire con uno scatto inatteso. Cosa ne pensa, anche in considerazione del fatto che quello sarà anche l’arrivo del Mondiale?

Freire è un’opportunista e sa sempre cogliere l’attimo, fin dal primo Mondiale che vinse a Verona anticipando lo sprint nonostante la sua velocità: solo lui poteva interpretarlo in quel modo. Sa leggere molto bene ogni situazione di gara, e anche domenica è andato molto vicino alla vittoria: se dietro si fossero curati per soli 100 metri in più avrebbe vinto. Non ha sbagliato nulla, ha tentato l’unica carta che poteva portarlo a una vittoria in salita e ci è andato vicino.

L’impegno alla Freccia può essere condizionato dal pensiero della Liegi di domenica?

No, questo direi proprio di no: anche la Freccia Vallone è una corsa molto importante.

Intanto in Italia si corre il Giro del Trentino, grande test in vista del Giro: cosa possiamo aspettarci?

Al Giro del Trentino aspettiamo soprattutto notizie precise sulla condizione di Ivan Basso: questo è il principale motivo di interesse. Tutti guarderanno a cosa potrà fare, perchè il Trentino è un passaggio fondamentale verso il Giro d’Italia: se uno non è in forma adesso e non arriva tra i primi difficilmente potrà essere protagonista al Giro.

 

(Mauro Mantegazza)