– Oggi il Giro d’Italia 2012 ha iniziato a fare sul serio, con il primo arrivo impegnativo a Cervinia. La tappa è stata vinta da uno dei corridori più attivi in molte fughe di questa Corsa Rosa, Andrey Amador, che ha regalato la prima vittoria di sempre al Costa Rica. In maglia rosa invece è tornato Ryder Hesjedal: il canadese ha attaccato negli ultimi chilometri e ha staccato i rivali riprendendosi il simbolo del primato. Il realtà però non è successo tantissimo sulle due salite della giornata – Col de Joux e Cervinia – molto lunghe ma anche con pendenze non impossibili: i big infatti si sono dati battaglia solo negli ultimi chilometri. Ne abbiamo parlato con un grande ciclista del recente passato, Michele Bartoli. Intervista in esclusiva per IlSussidiario.net.



Anche oggi c’è stato molto tatticismo tra i big: cosa ne pensi?

Io credo che in una tappa come quella di oggi bisognava muoversi prima: è in queste tappe che si vince il Giro, o almeno lo si fa perdere agli avversari. Devo dire che credo sia stato giusto che fino a ieri i big non si siano mossi troppo, ma in questa tappa dovevano farlo. Per caratteristiche c’è chi deve attaccare e chi deve difendere, se non si fa né l’una né l’altra cosa diventa troppo incerto. Ci si muove male se si arriva nell’ultima settimana ancora in mezzo all’incertezza, anche tatticamente è più difficile. Chi punta alla vittoria finale non può proseguire ancora così.



Intanto dobbiamo celebrare la storica prima vittoria del Costa Rica: considerando anche che in rosa c’è un canadese, il Giro e il ciclismo sono sempre più globali…

Questo è bello, anche il ciclismo coinvolge tutto il mondo. Però poi ci vogliono anche i fatti concreti da parte dei favoriti. Se io fossi uno di loro vorrei capire come stanno i miei avversari per decidere la tattica giusta per i prossimi giorni, invece non abbiamo ancora capito gli equilibri tra i più forti.

Hesjedal ha staccato tutti nel finale, ormai va considerato uno dei favoriti?

Sì, anzi mi azzardo a dire che in questo momento è il favorito numero 1. A cronometro si difende molto bene, in montagna va: ora bisogna tentare di staccarlo nei momenti di difficoltà e fare la corsa dura. Invece questo Giro ha preso una piega troppo attendista, e questo può favorire anche chi in una corsa più dura soffrirebbe di più. 



Come andrebbe attaccato per togliergli la maglia?

Hesjedal, viste le sue caratteristiche, andrebbe attaccato da più lontano. Se invece si aspettano gli ultimi chilometri, può mettere in difficoltà ad esempio un Ivan Basso… Ma sono equilibri che ci vuole coraggio per capirli ed affrontarli.

La Liquigas resta comunque il faro della corsa. Hanno tirato quasi sempre, a costo di lasciare da solo Basso negli ultimi chilometri…

La Liquigas è una squadra molto forte e ha Ivan come capitano, è normale che prenda la corsa in mano, almeno fino a quando gli equilibri non dovessero cambiare. E’ normale che la Liquigas si sobbarchi qualche sacrificio, anche gli altri si aspettano che lo faccia.

In casa Astana invece Tiralongo ha fatto la volata per il quinto posto e ha fatto staccare Kreuziger: cosa ne pensi?

Tiralongo nel Giro di quest’anno può dire la sua, e lo ha già dimostrato nelle prime tappe difficili. Quindi dove sta scritto che deve lavorare per Kreuziger? I gradi si conquistano strada facendo, e per ora Tiralongo merita la posizione che ha.

Gli unici ad attaccare da lontano sono stati Cunego e Rujano, e poi hanno finito staccati. Come giudichi questo fatto?

Rujano mi ha sorpreso, ma Cunego onestamente io non lo consideravo tra i favoriti già prima della partenza di questo Giro. Anzi, non capisco perché lui si ostini sempre a voler fare classifica: dopo molti anni tra i professionisti dovrebbe aver capito che le sue caratteristiche sono altre. Lui nelle classiche potrebbe essere fortissimo se le preparasse un po’ meglio, invece nei grandi Giri non credo che possa competere con i migliori.

 

(Mauro Mantegazza)