Gli Internazionali d’Italia di tennis a Roma (Foro Italico) si sono conclusi con la vittoria nella finale – posticipata ad oggi – di Rafael Nadal su Novak Djokovic in due set, col punteggio di 7-5 6-3 (clicca qui per leggere la cronaca della partita). Nadal si riprende così il trono di Roma, lasciato proprio al serbo nella passata stagione dopo cinque titoli nelle precedenti sei edizioni, e torna pure al numero 2 delle classifiche mondiali dopo una sola settimana, scavalcando di nuovo Roger Federere. La finale è stata vibrante, equilibrata e combattuta, ma Djokovic ha sbagliato troppo – soprattutto nei momenti decisivi – e Nadal ne ha approfittato. Abbiamo commentato la finale e in generale il torneo con Corrado Barazzutti, grande ex tennista ed attualmente capitano delle Nazionali italiane in Coppa Davis e Fed Cup. Intervista esclusiva per IlSussidiario.net.



Barazzutti, come giudica la finale di oggi?

Oggi si è visto un altro Djokovic rispetto alla semifinale con Federer. Vero che quest’anno Novak sembra un pochino meno forte di quello dell’anno scorso, però contro Roger sembrava che si fosse ritrovato e avesse recuperato la capacità di giocare benissimo come aveva fatto in tutto il 2011.



Invece oggi ha fatto un passo indietro?

Oggi Djokovic ha sbagliato molto e si sta dimostrando non consistente come prima, meno paziente, meno capace di allungare gli scambi: sbaglia troppo per poter pensare di battere Nadal sulla terra battuta.

D’altronde una stagione come quella 2011 è difficilissima da ripetere…

Questo è chiaro, l’anno scorso ha giocato per tutta la stagione su livelli da Superman e magari sarà irripetibile. Resta il fatto che non è nelle stesse magiche condizioni di allora, soprattutto come energie mentali: gli mancano pazienza ed attenzione, ha meno capacità di rimanere con la testa sul punto e dunque è meno incisivo.



Anche perchè di occasioni ne ha avute, ma non le ha sfruttate…

Oggi ha fatto una quantità industriale di errori gratuiti. Parliamo di palle che un campione non deve sbagliare, errori non provocati e quindi punti regalati all’avversario.

Parliamo dunque di Nadal: come ha visto lo spagnolo?

Rafa ha avuto un livello medio-alto, non perfetto certamente ma lo spagnolo non cala mai sotto un certo livello.

Possiamo dire che ha chiuso la brutta “parentesi blu” di Madrid?

Sì, non ha perso nemmeno un set in tutto il torneo. Però una cosa su Madrid la vorrei precisare: tanti hanno criticato questa terra, ma Nadal ha sempre sofferto molto a Madrid, e le altre volte la terra era rossa. Lì ci sono condizioni che sono più favorevoli a tennisti come Federer, per il tipo di terra e per l’altura, a prescindere dal colore della terra. Ad esempio la terra di Madrid è simile a quella di Amburgo, altro torneo che metteva Rafa in difficoltà.

E su Federer cosa possiamo dire?

In semifinale sono rimasto un po’ deluso da lui: l’avevo visto giocare un tennis stellare contro Seppi e pensavo potesse battere anche Djokovic, che non è quello del 2011. Oltre tutto Roger aveva appena vinto Madrid, e invece Nole è riuscito a giocare una delle sue migliori partite e Federer no.

Che bilancio possiamo fare sul torneo degli azzurri?

Molto positivo, a parte la Schiavone. La Pennetta ha giocato molto bene ed è stata anche sfortunata: se avesse resistito un pochino di più contro la Williams probabilmente sarebbe andata lei in semifinale. Poi molto bene la Knapp, naturalmente il doppio Errani-Vinci e tra gli uomini il grande torneo di Seppi, capace di eliminare Isner e Wawrinka.

E sul torneo in generale?

Roma penso che sia la location più bella del mondo, e negli anni è stata migliorata molto con la collaborazione tra la Federazione e il Coni. Grande merito va dato al direttore Sergio Palmieri e a Diego Nepi, che ha lavorato molto su questa struttura e ogni anno la rende più bella. Gli Internazionali d’Italia sono ormai riconosciuti da tutti come uno dei tornei più belli del mondo, come dimostrano le parole dei giocatori e l’affetto del pubblico.

Si parla di allungare il torneo: lei condivide?

Sì, ci dovremmo arrivare con il consenso dell’Atp: Roma lo merita, tutto viene fatto molto bene ed ha una atmosfera unica, con cultura e storia. Al Foro Italico si respira il grande sport.

 

(Mauro Mantegazza)