Il Giro d’Italia 2012 si è concluso con lo storico successo finale del canadese Ryder Hesjedal che, rispettando le previsioni della vigilia, ha scavalcato lo spagnolo Joaquin Rodriguez proprio nella cronometro finale di Milano. Si tratta del primo successo di sempre del Canada in un grande Giro, ed arriva per soli 16 secondi al termine di una edizione davvero combattuta ed equilibrata, che non ha avuto un chiaro dominatore e per questo motivo è stata incerta fino all’ultimo giorno. Terzo ha chiuso il belga De Gendt, forte dell’impresa di ieri sullo Stelvio; delusione per l’Italia, che non chiudeva un Giro senza propri atleti sul podio dall’ormai lontano 1995. Quarto Scarponi, quinto Basso e sesto Cunego: questo il bilancio finale azzurro. Restano alcuni bei successi, come quelli di Pozzovivo e Rabottini in salita, di Guardini in una volata davanti a Cavendish e naturalmente quello di oggi a cronometro di Marco Pinotti (clicca qui per la cronaca della tappa di oggi e tutte le classifiche). Per commentare questo Giro abbiamo sentito una grande autorità in fatto di Giro d’Italia: Gilberto Simoni, che l’ha vinto due volte (2001 e 2003) e in numerose altre occasioni ha chiuso sul podio. Intervista in esclusiva per IlSussidiario.net.
Vittoria meritata quella di Hesjedal?
Sicuramente. Hesjedal non era atteso alla vigilia, ma ha entusiasmato, è stato molto generoso anche in salita e quindi sicuramente ha meritato questo successo.
Si è dimostrato forte sia in salita sia a cronometro: vince l’uomo più completo?
Sì, possiamo dire così. In salita ha fatto molto bene e a cronometro ha completato l’opera. Sicuramente lo ha aiutato l’esperienza con la mountain bike, che gli ha permesso di affinare le proprie qualità.
Inoltre con questa vittoria canadese si allargano gli orizzonti del Giro…
Sì, è la prima vittoria di una grande Nazione come il Canada, e questo sicuramente fa bene all’immagine internazionale del Giro.
Come si sentirà però Rodriguez, superato all’ultimo giorno e per soli 16 secondi?
Non lo so e non lo voglio sapere… Però devo dire che secondo me se lo aspettava: non è riuscito a staccare Hesjedal in salita, e non ha neanche fatto moltissimo per provarci. C’è stata troppa attesa in questo Giro.
L’impresa più bella è quella di De Gendt sullo Stelvio?
Ce ne sono state anche altre, però è chiaro che per l’importanza del luogo e per gli effetti che ha avuto sulla classifica generale la fuga di De Gendt è stata la più importante. Ha provato a fare il colpaccio e comunque è salito sul podio.
In questo modo però non c’è nessun italiano nei primi tre. Non succedeva dal 1995: un segnale preoccupante?
Ogni tanto capita. Non drammatizzerei questa cosa, anche se mi dispiace per Scarponi, che è stato quello che ci ha provato di più, anche ieri sullo Stelvio. Forse bisognava impiegare in modo diverso Cunego, ma non nel senso di farlo fermare all’ultimo chilometro…
Come possiamo valutare il Giro di Cunego?
Ha corso libero, non aveva grosse pressioni, è stato attivo: un buon protagonista.
E invece su Ivan Basso cosa possiamo dire?
Basso è da due anni che non combina niente… Come si poteva pensare che avrebbe vinto il Giro?
In generale come possiamo valutare il Giro degli italiani?
Ci sono state delle belle imprese, anche dei giovani, come quelle di Rabottini a Pian dei Resinelli ma anche di Guardini per le volate, e poi Brambilla e Malori…
Insomma, il futuro può essere roseo?
Sì, i giovani li abbiamo.
Tra i velocisti Cavendish si è confermato il più forte ed è pure arrivato a Milano…
Sì, complimenti a lui per i successi e ancora di più per essere arrivato fino a Milano: ha onorato nel modo migliore la maglia di campione del Mondo e questo è sempre bello. Peccato che abbia perso la classifica a punti per un solo punto…
E per finire, come giudica la bellissima vittoria di oggi di Marco Pinotti?
Pinotti ci teneva particolarmente a questa vitoria: puntava a questo giorno e lo ha preparato con cura, a differenza ovviamente degli uomini di classifica, che avevano altro a cui pensare in questi giorni. Bravo, ha centrato il suo obiettivo.
(Mauro Mantegazza)