Le Olimpiadi sono il vertice di quattro anni di lavoro. Questo vale soprattutto per i cosiddetti “sport minori”, che solo in occasione dei Giochi Olimpici vanno sotto i riflettori – e solo in caso di vittoria. Uno degli sport che spesso regala soddisfazioni all’Italia è il tiro con l’arco, e la più grande arrivò ad Atene 2004, quando Marco Galiazzo vinse l’oro individuale. L’arciere padovano ha poi partecipato anche a Pechino 2008, vincendo l’argento nella gara a squadre, oltre ad altri allori mondiali ed europei. Insomma, anche a Londra Galiazzo sarà una delle punte di diamante della spedizione italiana: ci ha parlato della sua carriera, dell’avvicinamento alle Olimpiadi, di quello che per lui significa lo sport in generale e il tiro con l’arco in particolare. Intervista in esclusiva per IlSussidiario.net. 



Come procede la tua preparazione per Londra?

Piuttosto bene, anche se sarà importante arrivare con la forma giusta a Londra e non troppo prima.

Cosa significa per te l’Olimpiade?

Per raggiungere il risultato bisognerebbe pensare che è una gara come le altre. Certamente l’atmosfera è molto diversa dalle altre manifestazioni. Si avverte la pressione e tutto il contorno può giocare brutti scherzi. L’Olimpiade però è l’appuntamento più atteso di un intero quadriennio, noi arcieri lavoriamo quasi esclusivamente per quel momento, quindi sappiamo che non possiamo sbagliare.



Cosa hai provato quando hai vinto l’oro ad Atene?

Una grandissima emozione che mi ha ripagato di tutti i sacrifici che ho dovuto affrontare prima di arrivarci. Ero molto giovane, quindi mi sono rimaste dentro tante sensazioni, ma alcuni ricordi sono un po’ sfocati. Diciamo che ci ho messo un po’ per realizzare fino in fondo che avevo compiuto un’impresa.

E qual è la cosa più bella dei Giochi, anche oltre allo sport?

Il villaggio olimpico è la cosa che ti rimane nella memoria di un’esperienza olimpica. Tanti giovani di ogni nazionalità che condividono nello stesso posto il momento più importante della carriera.



Che valore ha per te lo sport?

Pratico lo sport da quando sono bambino. E’ un ottimo modo per occupare il tempo, curare la propria salute e stare in compagnia. Se poi si riesce a raggiungere anche qualche risultato agonistico meglio. Per me, grazie all’Aeronautica, è diventato un vero e proprio lavoro e mi ritengo molto fortunato rispetto ad altri atleti che non hanno avuto questa opportunità.

Quali sono le qualità più importanti nel tuo sport?

La concentrazione, la freddezza nei momenti difficili e il carattere per emergere. Poi sono importanti anche la stabilità e la tonicità atletica.

L’Italia ha una squadra molto forte: con che speranze andiamo a Londra?

Ancora non sappiamo quali saranno i componenti della squadra titolare, le convocazioni ufficiali del C.T. arriveranno tra un paio di mesi, quindi è difficile fare una previsione. Di sicuro l’Italia ha dimostrato in questi anni di essere una Nazionale molto competitiva. Siamo saliti sul podio nelle ultime quattro edizioni dei Giochi, abbiamo vinto il mondiale nel 2011 con la formazione femminile e il bronzo con quella maschile, nonostante non fossimo al massimo della forma. Alle Olimpiadi però può accadere di tutto e le sorprese sono sempre dietro l’angolo. Spero che riusciremo a non tradire le attese…

Perché hai scelto il tiro con l’arco?

Mi hanno regalato un arco scuola quando ero bambino e dopo i primi tiri ho capito che era lo sport adatto a me. Ho cominciato a tirare con gli Arcieri Padovani, che avevano un campo meraviglioso. Mi sono ambientato bene, ho ottenuto subito dei buoni risultati e questo mi ha fatto proseguire su questa strada.

Cosa consiglieresti a un ragazzo che volesse praticarlo?

E’ facile, basta andare sul sito della Federazione (www.fitarco-italia.org) e trovare la società più vicina a casa. Poi basta andare sul campo e provare. Sono sicuro che dopo le prime frecce crescerà subito la passione per questa disciplina. Di solito con il tiro con l’arco è amore a prima vista. E se non si centra il 10 alla prima freccia non è un problema: nel tiro con l’arco bisogna avere pazienza e provare finché non si hanno le sensazioni giuste.

 

(Mauro Mantegazza)

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