Lance Armstrong rischia grosso a causa del procedimento intentato dall’Usada (cioè l’agenzia anti-doping degli Stati Uniti) contro l’ex corridore statunitense, che si è ritirato definitivamente dalle competizioni un anno e mezzo fa, dopo il ritorno nel 2009, ma sul quale continua il tormentone-doping. Sospetti sul campionissimo americano – la cui storia umana resta in ogni caso impressionante, visto che è stato capace di vincere ben sette Tour de France consecutivi dopo aver sconfitto un cancro ai testicoli – ci sono ormai da moltissimi anni, basterebbe ricordare il clamore suscitato nel 2004 dalla pubblicazione del libro “L. A. Confidential – I segreti di Lance Armstrong”, e anche le inchieste su di lui, sulla sua squadra degli anni d’oro (la United States Postal Service) e sul suo staff, in particolare il medico italiano Michele Ferrari, sono state molte in questi anni. E’ doveroso ricordare che in tutta la sua carriera il corridore americano non è mai stato trovato positivo a nessun controllo antidoping, anche se ora sarebbe in arrivo per lui una lettera ufficiale dell’Usada che formalizza nuove accuse. Secondo il “Washington Post” l’agenzia anti-doping statunitense si appresterebbe dunque ad incriminare formalmente il ciclista americano. L’agenzia sarebbe infatti in possesso – sempre secondo quanto sostiene il quotidiano americano – di campioni di sangue di Armstrong, raccolti nel 2009 e nel 2010, che proverebbero il ricorso al doping ematico: nella lettera dell’Usada si leggerebbe che in campioni di sangue prelevati al campione nel 2009 e nel 2010 “sono state trovate tracce ricorrenti di Epo e di auto-emo trasfusioni”, oltre a “testosterone e corticosteroidi”. A titolo precauzionale, intanto, ad Armstrong è stato vietato di gareggiare nel triathlon, sport a cui il campione si è dedicato (con buoni risultati) dopo il ritiro nel ciclismo. Armstrong ha diffuso una nota per replicare in modo molto diretto a queste nuove accuse, in cui sostiene di non essersi mai dopato, ricordando gli “oltre 500 test” a cui è stato sottoposto in carriera, che hanno sempre dato esito negativo. Ora però per lui sarebbero addirittura a rischio le sette vittorie al Tour de France, che potrebbero essergli revocate, anche se ormai a parecchi anni di distanza (l’ultima risale al 2005). Per commentare questa vicenda, IlSussidiario.net ha contattato in esclusiva Francesco Moser, grande campione degli anni ’70 e ’80, e il giudizio di questo grande ex sull’intera vicenda è molto chiaro.
Secondo Moser, infatti, “sarebbe meglio pensare a controllare chi corre oggi, e non chi ormai ha smesso. Non so che cosa abbiano in mano di nuovo – precisa Moser – ma dopo circa dieci anni è una cosa davvero tardiva. Se lo dovevano fare, dovevano farlo allora: adesso forse sarebbe meglio lasciar perdere, a cosa serve tutto questo chiasso su uno che ormai si è ritirato?”. Moser ricorda anche che nessun controllo antidoping ha mai sanzionato Armstrong: “Si rischia di rimettere in discussione tutto, e senza nessun esito, perchè squalificare chi si è già ritirato non ha davvero senso”. Gli precisiamo che infatti la pena potrebbe essere la revoca dei sette Tour de France, ma anche su questo punto Moser è molto chiaro: “Una volta che glieli hanno ritirati, cosa cambia? Niente. Per me sono tutti esercizi di perdita di tempo, e basta”.
(Mauro Mantegazza)