Oggi a Liegi, con un cronoprologo individuale, scatta il Tour de France numero 99. La Grande Boucle è la corsa a tappe più importante e famosa del mondo, e caratterizzerà questo mese di luglio che ci accompagnerà verso le Olimpiadi. Alla vigilia l’argomento più chiacchierato è l’aumento dei chilometri a cronometro, che dopo alcuni anni tornano ad essere più di 100. Anche in base a questo elemento, i grandi favoriti sulla carta sono Cadel Evans (vincitore nel 2011) e Bradley Wiggins. Tutti gli altri protagonisti più attesi – a cominciare dal nostro Vincenzo Nibali – dovranno attaccare in salita: quest’anno le Alpi vengono affrontate prima dei Pirenei, e va pure sottolineata la presenza di alcune tappe interessanti oltre ai tradizionali tapponi (clicca qui per leggere la presentazione del percorso e dei partecipanti). Tra gli italiani c’è attesa anche per Alessandro Petacchi e Michele Scarponi, gli uomini di punta della Lampre-ISD, che cercheranno di essere protagonisti rispettivamente nelle volate e in salita. Per presentare dunque il Tour de France 2012, abbiamo contattato Roberto Damiani, direttore tecnico della formazione della famiglia Galbusera. Intervista in esclusiva per IlSussidiario.net



Damiani, quali sono gli obiettivi della Lampre-ISD a questo Tour de France?

I nostri obiettivi sono due: essere protagonisti nelle volate con Alessandro Petacchi, ed avere un buon Scarponi nelle tappe di montagna, vederlo lottare in queste frazioni.

Come stanno i vostri due capitani?

Direi bene: il clima in squadra è molto tranquillo e sereno, stiamo facendo il normale avvicinamento di routine ad una grande corsa a tappe e sta andando tutto bene.



Come giudica il percorso di questo Tour?

Molti dicono che i chilometri a cronometro sono tanti facendo il paragone con gli ultimi anni, ma in realtà 100 km contro il tempo al Tour sono la normalità, anzi anni fa se ne facevano ancora di più. Certo, questo favorisce corridori come Evans e Wiggins, così come il fatto che ci sono pochi arrivi direttamente in salita.

Quindi cosa bisognerà fare per rovesciare queste gerarchie?

Il percorso è sempre fatto dai corridori, da quanto hanno voglia e possibilità di tirar fuori il meglio per dare un grande spettacolo. Quello che non abbiamo visto al Giro, dove alcuni hanno provato ad attaccare ed altri hanno pensato solo a difendersi…



Ci aspetta un Tour aperto a possibili sorprese?

Potrebbero esserci più attacchi dalla lunga distanza, sia studiati sia lasciati all’ispirazione dei corridori. Di solito però quando ci sono le Alpi prima dei Pirenei la corsa è un po’ bloccata dalla paura di saltare per aria e perdere tutto in un giorno. Quindi magari la chiave sarà tentare qualche azione da ciclismo eroico per aprire la corsa rispetto ai soliti schemi.

Oltre a Wiggins ed Evans chi metterebbe in prima linea per la vittoria finale?

Potrei aggiungere Tony Martin, che con le cronometro potrebbe avere qualche possibilità in più. Per il resto, sarà la strada a stabilire le gerarchie.

Nibali a cosa può puntare secondo lei?

E’ una bella incognita, bisognerebbe farla a lui questa domanda… L’ultimo Nibali che abbiamo visto è in buona condizione, ma avendo puntato tutto sul Tour il suo obiettivo deve essere di vincere.

Per le volate l’uomo da battere è sempre Cavendish?

Sì, naturalmente. Ha anche una squadra che può supportarlo al meglio.

Cosa rappresenta il Tour de France per una squadra?

Il Tour è la corsa più famosa del mondo, quindi attira l’attenzione di tutti. Noi comunque rispettiamo tutte le corse a cui partecipiamo, però è chiaro che quello che fai al Tour può entrare nella storia del ciclismo, quindi tenteremo di dare il meglio dall’inizio alla fine. Non abbiamo paura, al Giro abbiamo fallito l’obiettivo della vittoria, qui siamo più rilassati e la tranquillità può diventare determinazione.

 

(Mauro Mantegazza)