Sara Errani ha centrato la grande impresa: battendo Angelique Kerber, top 10 del ranking WTA, la tennista bolognese si è qualificata per le semifinali del Roland Garros, torneo che già nel 2010 aveva visto trionfare Francesca Schiavone, che poi l’anno seguente era tornata in finale. A Parigi, insomma, si parla sempre più italiano: la Errani è in corsa anche nel doppio (con Roberta Vinci), e al di là di questo sogna ora una finale che per lei sarebbe storica. A frapporsi tra Sara e la storia c’è però l’australiana Samantha Stosur, avversaria durissima, tra l’altro (corsi e ricorsi storici) la giocatrici che la Schiavone sconfisse in quella finale di due anni fa. Per parlare del cammino della Errani in questo torneo abbiamo contattato Silvia Farina, ex tennista tra le migliori prodotte dalla scuola italiana, che in carriera ha raggiunto come suo massimo l’11esima posizione del ranking WTA (nel 2002). Ecco le sue parole, nell’intervista esclusiva rilasciata a ilsussidiario.net: 



Errani impressionante contro la Kerber: dove ha vinto la partita?

Sicuramente aveva più voglia di vincere: è un dato di fatto, quando si arriva in fondo ai tornei c’è qualcosa in più che ti porta a dare il meglio del tuo avversario. Ad ogni modo, anche a livello tattico e tecnico è stata superiore, dominando la partita dall’inizio, ha avuto un gioco migliore ed è stata più aggressiva.



Forse anche la Kerber ha sbagliato un po’ troppo…

Sì, la Kerber è stata un pochino deludente. Un servizio molto appoggiato, ha subito sempre il gioco della Errani che comunque, nonostante un piccolo passaggio a vuoto, che ci sta nel secondo set dopo aver vinto il primo, ha sempre condotto il gioco.

Sara ha perso il servizio quattro volte, e quattro volte ha fatto il controbreak: un segno di forza mentale?

Sì, come ti ho detto la partita è stata a livello mentale. Sara è stata più lucida nei momenti importanti. Il livello dei break, in fondo, ha contato poco: entrambe non servivano bene, giocavano meglio i game in risposta ma, una volta entrate nello scambio, Sara giocava molto più pesante ed arrotato, spostava la Kerber, la faceva venire avanti: ha giocato molto più aggressiva.



Ci spiega in cosa consistono le differenze nel cambio di racchetta? Una cosa che Sara ripete spesso…

Secondo me è una cosa che lei sta mettendo troppo in evidenza. Sì, la racchetta ti può aiutare, di sicuro ha aiutato Sara a livello di servizio, perché quel centimetro e mezzo in più le fa erogare più velocità ed energia, soprattutto a lei che è piccolina, ma poi c’è tutta un serie di componenti.

Quindi, non è così importante?

Sì, conta qualcosa, ma io credo che Sara dia poca importanza al cambiamento che ha fatto lei, a livello tecnico e soprattutto nel credere nelle sue potenzialità. I risultati sarebbero probabilmente venuti anche senza la racchetta nuova: non è una bacchetta magica, che la prendi in mano e improvvisamente vinci.

Adesso c’è la Stosur: se la Errani gioca così, può pensare di batterla?

Fondamentalmente, Sara deve pensare di poter vincere: il tennis ha dimostrato che, se ci si crede, tutto è possibile, come quando ha vinto la Schiavone.

Realisticamente, come valori in campo?

Dal punto di vista tecnico, incontra una giocatrice che la mette molto in difficoltà, però ci sono tante componenti. Tecnicamente, la Stosur ha un servizio molto fastidioso e gioca un buon rovescio lungolinea, poi ha più esperienza e sa fare più cose. Però, dall’altro lato…

Dall’altro lato?

C’è sempre la componente testa e motivazione: magari trovi la Stosur in una giornata non di troppa sicurezza, in cui le trema un po’ il braccio, e allora perché no? Anche la Sharapova, in una giornata negativa, è andata al terzo set… magari se giochi bene approfitti delle debolezze dell’altra. Certo, in condizioni perfette è favorita la Stosur.

Sara sta giocando anche il doppio: toglie energie, o aiuta a trovare ritmo?

Per il momento, credo che non le abbia rubato tante energie, anche perché non ha giocato poi così tante partite e non è stata in campo tantissimo. E’ anche vero che lei prima giocava il doppio e arrivava in fondo, ma nel singolare non andava in semifinale. Col tempo, quindi, dovrà imparare a gestirsi in questo aspetto. E c’è anche un’altra cosa da dire. 

Quale?

Che le motivazioni contano: Sara e Roberta vogliono arrivare al Master, e anche a livello di guadagni è una bella soddisfazione. Insomma, non lo vedo come un problema. Poi, nel Grande Slam giochi un giorno sì e un giorno no, mentre negli altri tornei giochi tutti i giorni e allora forse vale la pena non fare sempre il doppio.

A livello generale, perché tra le donne non c’è una dominatrice vera?

Buona domanda. Parlando di Roland Garros, a mio avviso è sempre stato un torneo particolare: se vediamo chi è arrivato in fondo negli ultimi anni, c’è sempre qualche outsider, perché la superficie è difficile, oggi giocano tutte bene sul veloce e la terra racchiude sempre delle incognite. Detto questo…

Sì?

La Azarenka, comunque, era dall’anno scorso che dominava; è anche vero che il tennis si è molto livellato, per cui basta un infortunio o un piccolo calo perché non si abbiano dominatrici. E poi mancano giocatrici di forte personalità.

Qualche anno fa non era così…

Sì, ricordo la Clijsters o la Henin, ma anche la stessa Serena Williams, che però ha perso dalla Razzano che non è certo all’apice… insomma, oggi quello che manca è soprattutto la personalità.

In assoluto per lei la più forte chi è?

Non riesco a giudicare, nel senso che ci sono fasi: momenti in cui si può dire “E’ lei”, ma una leader vera non c’è. Forse oggigiorno la Sharapova è quella più in forma, ha personalità e un gran carattere e negli ultimi tempi si è visto. Forse la migliore di oggi è lei.

 

(Claudio Franceschini)