Ci fa tremare, Clemente Russo, ma è un bel tremare. Con una terza ripresa da urlo il pugile azzurro ribalta la situazione di svantaggio, batte l’azero Mammadov (15-13, parziali 2-3, 4-6, 9-4) e vola in finale dei pesi massimi a Londra 2012. Domani sera l’appuntamento con la storia e con sé stesso, per trasformare l’argento di Pechino nel metallo più ambito e pregiato. Alle 23.30 italiane Clemente Russo incrocerà i guantoni per la gloria di un oro olimpico: a 30 anni è la chances della sua vita. Grandissima occasione e grandissimo avversario: in finale lo aspetta l’ucraino Oleksandr Usyk, sfrattato dal calcio a quindici anni e riciclatosi con successo nella boxe (con buona pace di Sheva). Numero uno contro numero due del ranking olimpico: a ben vedere il torneo londinese ha sciolto i suoi valori nella pozza dei pronostici. Che ora però si fermano: impossibile sbilanciarsi tra i due, possiamo solo stare a guardare. E credere in Clemente, autore di incontro in crescendo come da copione: “All’inizio -ha detto dopo il match- è stato molto rapido lui, specie con le gambe, il primo round mi mandava moto a vuoto pure con i ganci. Ma la tattica era di non mettermi vicino a lui, dovevo muovere le gambe costringendolo a cercarmi“. Del resto l’aveva detto anche coach Damiani: Mammadov tiene la prima ripresa poi crolla. Con le dovute varianti, ma così è stato: primo round con Clemente a caricare all’intorno del colosso azero, undici anni meno ma quindici centimetri più di lui. La buona difesa di Mammadov sembrava aver spazientito l’azzurro, che ha concesso qualche spazio di troppo in cui l’altro ha infilato il vantaggio del secondo parziale. Ma il piano era anche questo: aspettare il momento giusto ed uscire alla distanza. Qualche rischio di troppo se l’è preso, Clemente il massimo, sotto di tre alla terza campanella: ma la reazione ha cancellato tutto. Con una serie di attacchi furiosi andati a segno, Russo ha ribaltato il risultato resistendo anche alla penalità sanzionata a metà round (per entrambi ma a onor del vero più giusta per Mammadov). Dopo l’ultimo gancio sinistro la fine, l’attesa per il verdetto dei giudici e infine il tripudio, per nulla velato dalle timide proteste dell’azero. Che avrà tempo per rifarsi: ora è la volta di Clemente. Speriamo sia quella buona per l’oro:



Tra il nostro e il gradino più alto del podio resta solo la sagome ingombrante di Usyk. Il venticinquenne di Sinferopoli ha strapazzato Pulev nell’altra semifinale, scrivendo un 21-5 che fa paura a tutti. Meno che a Clemente il massimo.

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