Adesso si comincia a fare sul serio. Il primo turno del torneo di volley femminile si è concluso: da martedi, si gioca a eliminazione diretta e si va spediti verso la corsa alle medaglie. Erano partite in 12, restano in 8: i quarti di finale presentano già incroci scoppiettanti, dovuto anche alla composizione dei gironi eliminatori, non esattamente equilibrata. L’Italia di Massimo Barbolini, infatti, ha dovuto affrontare una sola partita di difficoltà estrema, quella contro la Russia che valeva il primo posto nel girone; dall’altra parte invece sono rimaste fuori la sorprendente ma comunque solida Turchia e la Serbia campione d’Europa, formazione giovane e va bene, ma piena di talento. Ad ogni modo, le azzurre sono arrivate seconde nel gruppo A, e questo purtroppo, come vedremo, potrebbe costarci la finale. Diamo un occhio alle sfide che ci propongono i quarti di finale, e i possibili accoppiamenti delle semifinali.
Sulla carta, è la partita più affascinante ed equilibrata del lotto; sulla carta, però. Il Brasile di Zé Roberto, l’unico allenatore ad aver vinto il torneo di volley olimpico sia tra gli uomini che le donne, potenzialmente avrebbe le carte per dominare, ma da almeno un anno è la pallida controfigura della squadra che ha vinto a Pechino quattro anni fa. Non sarà semplice ripetere l’impresa: la formazione è sempre quella, con Paula (MVP in Cina), Sheilla (quattro anni a Pesaro con uno scudetto, una Supercoppa Italiana e due Coppe CEV), Jaqueline (al rientro dopo un grave infortunio), Fernandinha e Dani Lins con l’aggiunta di Thaisa. Peccato che già alla World Cup le verdeoro avessero fatto flop, mancando la qualificazione olimpica al primo colpo dopo un torneo giocato in maniera disastrosa. Se il Brasile è questo, la Russia dovrebbe passeggiarci sopra: la formazione di Vladimir Kuzyutkin, campione mondiale in carica, ha vinto il suo girone dando un’impressione di ottima solidità soprattutto mentale (in campo femminile è spesso un problema generale), rimontando due volte contro l’Italia e vincendo al tie break. Ci sono le veterane: Gamova è la punta di diamante, Sokolova la mente e la leader emotiva, ottima in difesa pur se non più micidiale nel mettere palla a terra, Estes quando serve fa sentire la sua presenza. E poi ci sono le nuove: Startseva è una palleggiatrice forse troppo “scolastica” ma molto precisa, Goncharova è una macchina da punti (33 contro l’Italia). Contro il Brasile hanno già vinto la finale mondiale due anni fa (finì 3-2, e anche allora le russe seppero rimontare): oggi i rapporti di forza sono se possibile più ampli di allora. Ma alle verdeoro va concessa la possibilità che l’aria di medaglia olimpica le possa far rinascere d’un sol colpo, e in più delle otto qualificate sono quelle con la panchina più profonda, forse anche più degli Stati Uniti. Comunque, per quello che si è visto fin qui, il pronostico è Russia.
La Cina vince anche nel volley? Forse non l’oro, ma attenzione. A Pechino, quando centrò il bronzo, si pensò che fosse merito dell’aria di casa: ci sbagliavamo. La nazionale asiatica è cresciuta, e non è più solo difesa: adesso attaccano bene, lo fanno grazie a ragazze terribili come Hui Ruoqi (la migliore marcatrice), Zhang, Xu, Wang (fisico da granatiere, bordate micidiali). Già alla World Cup dello scorso ottobre fecero lo scherzetto al Brasile, qualificandosi per Londra con il terzo posto finale; oggi forse non sono più a quel livello di gioco, ma hanno comunque disputato un ottimo girone affrontando squadre di tutto rispetto, e hanno mantenuto fede ai pronostici centrando i quarti di finale con il secondo posto. Sono un sestetto rognosissimo, perchè come detto uniscono la grande tecnica difensiva asiatica (sostanzialmente si muovono come gatti non facendo cadere nulla nella propria metacampo) alla potenza degli attacchi, questo grazie alla precisione delle alzate di Wei Qiuyue, considerata oggi come una delle migliori al mondo nel suo ruolo. Il Giappone però se la gioca: difensivamente, forse, sono le migliori, e anche loro sono reduci da un’ottima World Cup casalinga, che ha messo in mostra ottime giocatrici come Ebata, Araki e Kimura, orchestrate benissimo da Yoshie Takeshita che ha mostrato qui tutte le sue qualità. Le nipponiche perdono un po’ sull’altezza media, ma come i samurai danno l’anima sul campo. Partita aperta, ma alla fine per la semifinale diciamo Cina.
Eccoci alla nostra partita, presentata anche da Marcello Abbondanza (clicca qui per l’intervista esclusiva). Saremo patriottici, ma ci sbilanciamo: dovremmo centrare la semifinale senza troppo sudare. La squadra che ha vinto la World Cup nel 2007 (perdendo due set in tutto il torneo) e nel 2011 – ma ha fallito agli Europei – non può avere troppa paura di un avversario come la Corea del Sud, che è sì fastidiosa e coriacea ma che manca di esperienza internazionale, tecnica assoluta e profondità. Le coreane sono, sostanzialmente, due giocatrici: Kim Yeon-Koung ha tagliato i capelli rispetto allo scorso ottobre, ma la sua forza non è venuta meno, miglior marcatrice del primo turno con 137 palloni messi a terra (27.4 a incontro, un’enormità). Quando c’è una punta che si eleva così tanto sulle altre, significa che il resto scarseggia: al di là di lei e di Han Song-Yi, non c’è molto. L’Italia, invece, ha tre giocatrici nelle prime 15 top scorer (Gioli, Costagrande e Del Core, più Lucia Bosetti che ci si avvicina), e ha la stessa Gioli, seconda miglior muratrice del torneo, a tenere a bada la Kim. Le soluzioni offensive di Leo Lo Bianco sono sconosciute a quasi tutte le alzatrici mondiali, la panchina può contare su Piccinini (a mezzo servizio, ma sempre incisiva) e Barazza, il tasso tecnico è decisamente più elevato. L’unico punto di domanda riguarda le condizioni di Lo Bianco, uscita malconcia (e prima della fine) dal match contro la Russia; contro la Corea dovrebbe bastare una positiva Giulia Rondon (titolare contro Gran Bretagna e Algeria), il problema è che in semifinale troviamo gli Stati Uniti, ed ecco perchè il tie break perso contro le russe può fare tutta la differenza del mondo. Certo, qualcuno obietterà che fossimo arrivati primi avremmo incrociato subito il Brasile, ma come abbiamo detto le verdeoro non sono un ostacolo insormontabile a oggi; e poi, ragionando sul lungo periodo, sarebbe stato meglio evitare Team Usa fino alla finale. Per oggi, ripetiamo, stiamo tutta la vita con l’Italia.
Qui, onestamente, non c’è storia: dovessero perdere, gli Stati Uniti si macchierebbero della sorpresa più clamorosa di queste Olimpiadi, ad anni luce di distanza dall’oro diRuta Meilutyte nei 100 rana o dell’eliminazione della Spagna al primo turno del torneo di calcio maschile. La Repubblica Dominicana, diciamola tutta, ha approfittato del girone morbido nel quale è capitata, superando Gran Bretagna e Algeria e prendendosi il quarto posto; ma è una squadra che non può reggere i livelli assoluti mondiali, e si era visto anche all’ultima World Cup, dove era stata messa in riga da tutte le migliori senza colpo ferire. De La Cruz de Pena Bethania era stata, allora, la migliore marcatrice per distacco, dimostrando che, bloccata lei, la squadra va in crisi. In più, l’avversario fa spavento: oggi è in assoluto la miglior squadra al mondo, con una solidità, una varietà di soluzioni e una profondità nelle soluzione alternative da far impallidire chiunque. Destinee Hooker da ragazzina faceva il salto in alto, e con risultati eccellenti: si vede oggi, salta come una gazzella e spara delle bordate che ogni volta sembra debbano aprire buchi nel parquet. Foluke Akinradewo è una barriera invalicabile quando alza le braccia a muro, e in più sa anche attaccare; Jordan Larson è in uno stato di forma invidiabile da chiunque. Basterebbero queste tre a dirci che la sfida è impari: ma McCutcheon, che allena la squadra come in ogni sport americano che si rispetti (si affida agli assistenti per palleggiatrici, centrali e schiacciatrici, lui solitamente sta in disparte e alla fine lancia il “One, two, three, USA”), ha a disposizione anche Logan Tom, Scott-Arruda (39 anni e non sentirli), Hodge e Berg. Una corazzata, che ha perso la World Cup perchè all’ultima giornata era già qualificata per Londra e si fece sorprendere dal Giappone. A ottobre finì 3-0 per Team Usa, non vediamo come questo risultato possa essere messo in discussione. Gli Stati Uniti cercano la rivincita olimpica dopo l’argento del 2008: forse non troveranno più il Brasile in finale ma, al netto della presenza di Italia e Russia sulla strada verso l’oro, sono le grandi favorite del torneo. Unico dubbio: Lindsey Berg potrebbe non recuperare. Fosse così, gli Stati Uniti perdono molto del loro potenziale, perchè nè Thompson nè Miyashiro garantiscono la stessa qualità nel distribuire il gioco. Per i quarti, però, diciamo senza indugi Stati Uniti.
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