Il tennis è uno sport in evoluzione. Così pare, almeno, se guardiamo alle regole che la commissione ATP ha introdotto, o sta studiando, con effetto a partire dal 2013. Nei tornei challenger (quelli di seconda fascia, che consentono a tennisti “minori” di ottenere punti ranking che garantiscano la qualifcazione ai tabelloni di tornei ATP 250 o 500) saranno infatti introdotte l’abolizione del net e la penalità per chi ritarda la ripresa del gioco. Nel dettaglio: il net (che in realtà si chiama ufficialmente “let”, contrazione di “let’s play again”, poi storpiato in net come da termine inglese) fino ad oggi imponeva la ripetizione della prima o seconda di servizio, quando la palla toccava il nastro e terminava comunque nel settore di campo “utile”: per i primi tre mesi del 2013, invece, si continuerà a giocare come se nulla fosse successo (nella pallavolo la norma è già stata introdotta). Le penalità, invece, sulla carta esiste già: non possono passare più di 25 secondi tra la fine di un punto e l’inizio di un altro. Però, c’è molta permissività in merito: pensiamo a giocatori come Nadal o Djokovic, o la Sharapova, che fanno passare un’eternità tra un punto e l’altro, sistemandosi i pantaloni, palleggiando mille volte, dando le spalle all’avversario cercando la concentrazione giusta. Da ora, non si potrà fare: a chi ritarderà il servizio sarà imposto di giocare immediatamente la seconda, chi prenderà tempo in risposta vedrà invece il punto assegnato all’avversario. In più, la commissione ATP sta studiando la possibilità di introdurre il “killer point”: sul 40-40 non più i vantaggi (il game va vinto con almeno due punti di scarto), ma un solo scambio, con game vinto da chi se lo aggiudica. Così facendo, sarebbe facile venire a perdere maratone epiche e match leggendari (si pensi solo a Isner-Mahut, Wimbledon 2010: 11 ore e 5 minuti di gioco); ma la regola è già approvata per il doppio, insieme al super tie break che sostituisce il terzo set. Giusto o sbagliato? Lo abbiamo chiesto a Vittorio Campanile, che ha seguito il tennis su Sportitalia. Ecco le sue parole, nell’intervista esclusiva rilasciata a Ilsussidiario.net.



Dal 2013 verrà introdotta, come prova, l’abolizione del net: è d’accordo con questa decisione?

Secondo me è una sciocchezza: non credo che si guadagnerà così tanto tempo come invece si è pensato. In più, toglie qualcosa allo sport: una prima di servizio deviata dal nastro diventa imprendibile, perciò aumenterebbe la percentuale di fortuna. Mi sembra un po’ storpiare questo sport. Non so come il consiglio dell’ATP possa averla approvata, visto che all’interno ci sono anche dei tennisti. 



Insomma, non è questa la soluzione giusta per accorciare le partite?

No, perchè comunque il tennis rimane uno sport nel quale non si sa quanto può durare un incontro. Mi rendo conto che non è facile inserire un match di tennis nel palinsesto di una televisione generalista, quindi bisogna cercare di ridurre i tempi, ma non è questa la soluzione. Io spero che, una volta sperimentata, ci si renda conto che la direzione intrapresa è quella sbagliata. Forse la cosa migliore è l’altra.

Quella della penalità per chi ritarda il gioco?

Esattamente. Finora c’è stata grande disponibilità, si è chiuso un po’ un occhio soprattutto con giocatori come Nadal, che spesso supera il limite. Adesso ci sarà un fallo per chi serve e un punto di penalità per chi perde tempo in ricezione: penalità più pesanti rispetto al passato, e questo potrebbe aiutare perchè effettivamente il superamento costante dei 25 secondi allunga notevolmente il match. 



Cosa pensa invece del killer point? Non toglierebbe un po’ di fascino al tennis?

Era stato inizialmente pensato per il doppio: il vantaggio è quello di ridurre notevolmente la durata del tempo; era stato pensato in modo che favorisse il ritorno dei top players anche in questa “specialità”. Certo, anche questa regola farebbe cambiare radicalmente il tennis giocato, anche il super tie break al posto del terzo set è una cosa che agli appassionati di lunga data lascia perplessi. Certo, va detta una cosa…

Ovvero?

Bisogna anche capire la necessità di accorciare le partite per esigenze televisive ma anche per evitare l’eccessiva compressione dei calendari, ma le cose belle del tennis sono anche queste maratone interminabili, come Isner-Mahut ma anche un El Aynaoui-Roddick agli Australian Open (nel 2003: vinse l’americano 21-19 al quinto set, ndr). Il bello del tennis è anche questo; onestamente, queste soluzioni non mi fanno impazzire. 

Quali altre soluzioni si potrebbero adottare per accorciare le partite e al tempo stesso preservare la bellezza e l’integrità di questo sport?

Bisogna pensarci bene: forse l’introduzione del tie break, in tutti i tornei, anche nel quinto e decisivo set potrebbe aiutare. Anche così facendo, però, si toglierebbe il gusto della maratona. Io penso che il tennis è fatto in questo modo: io ci rifletterei bene prima di cambiare il regolamento.

 

(Claudio Franceschini)