Chiavari, cittadina sita nel bel mezzo del cosiddetto Golfo Paradiso, tra Portofino da una parte e Sestri Levante dall’altra. Un soprannome azzeccato, vista la bellezza del luogo. Nella piazza principale, una sera pochi giorni dopo Ferragosto, si raduna una gran folla, saranno qualche migliaio di persone: residenti, ma anche turisti capitati lì per caso. Cosa stanno facendo? Aspettano un giocatore di pallanuoto, uno dei reduci della bella avventura di Londra 2012, dove la nostra nazionale pur perdendo la finale contro la Croazia, ha portato a casa una splendida medaglia d’argento. Il giocatore che tutti aspettano per festeggiare è Maurizio Felugo (nativo di Rapallo, poco distante da Chiavari, dove però è molto conosciuto), asse portante di questa squadra, uno dei giocatori di pallanuoto ad aver vinto di più in Italia con la sua squadra, la Pro Recco, e con la nazionale, dove grazie al suo gol decisivo la nostra squadra si aggiudicò i mondiali del 2011 contro la Serbia. Ilsussidiario.net lo ha intervistato, per parlare delle sue vittorie, del suo futuro (c’è anche il matrimonio, fra pochi giorni) e di quello della pallanuoto italiana: “Sarà una vittoria unica!” ha detto felice a proposito delle sue nozze.



Felugo, a Chiavari c’era tantissima gente a festeggiarti. La pallanuoto non sarà popolare come il calcio ma c’è un grande affetto nei vostri confronti. Da cosa nasce secondo te questo affetto?

Noi giocatori di pallanuoto siamo contenti e onorati dell’affetto che il pubblico ci trasmette, è un segnale che la gente apprezza tutto l’impegno e la determinazione che mettiamo in questo sport. 



Forse è anche un segnale di rispetto verso il vostro sport, in un momento in cui il calcio ad esempio è stato travolto da episodi poco belli?

La lealtà che si vive nella pallanuoto è molto importante. Fa parte di un sistema di valori che speriamo torni a caratterizzare anche il mondo del calcio.

Parliamo della finale olimpica: come era il clima prima della partita tra di voi? L’argento è un’ottima medaglia ma forse resta un po’ di rammarico per la mancata vittoria? 

Noi stavamo benissimo, eravamo carichi e sicuri di noi stessi. Quando si perde una finale il rammarico c’è sempre, ma l’argento olimpico non è una medaglia che si vince tutti i giorni, soprattutto con il percorso che abbiamo fatto a Londra. 



Come è stata per te personalmente l’avventura olimpionica di Londra, molto diverso da Pechino?

L’atmosfera era stupenda. Come in tutti i villaggi olimpici si respirava un qualcosa di speciale e sono contento di essere riuscito a conquistare una medaglia che mi mancava.

Torniamo indietro nel tempo: come ricordi il tuo gol del decisivo 8-7 nella finale contro la Serbia, il gol che ha reso possibile la vittoria?

Sono quelle azioni, quei gol e quei momenti che restano nella memoria per tutta una vita. Indescrivibili e difficilmente eguagliabili.

Quella di Londra 2012 era la medaglia che ti mancava poi hai vinto praticamente tutto: ti senti arrivato o c’è ancora qualcosa che vuoi ottenere?

E’ vero, ho vinto tanto, ma ho ancora moltissima voglia di competere, di vivere nuove sfide. 

Abbiamo letto che stai per sposarti: è il matrimonio la tua prossima vittoria, quella più bella?

Sarà davvero una vittoria unica!

La Pro Recco in vista del nuovo campionato, è ancora la squadra da battere, quella più forte?

Siamo i campioni in carica e sicuramente non sarà facile. Ma faremo di tutto per rimanere tali anche l’anno prossimo.

Quale il futuro della pallanuoto italiana, hai qualche nome di giovane da segnalare? Cosa diresti a un ragazzo che vuole dedicarsi a questo sport?

Di giovani ce ne sono tanti. L’unico consiglio che mi sento di dare è quello di allenarsi duramente, non intimorirsi di fronte agli ostacoli, ma prendere spunto da essi per migliorare ancora. 

Sei conosciuto anche per il tuo impegno nel campo della beneficenza: quali sono le principali iniziative a cui ti dedichi e qual è il motivo che ti spinge a fare questo?

La principale iniziativa è l’associazione benefica che ho fondato con due amici, La “Tene Ti Aala”, dopo un viaggio a Maigarò nella Repubblica Centroafricana. Tutto è iniziato dopo i brutti risultati dei mondiali di Roma 2009, era un periodo particolare, così decisi di ascoltare don Fausto Brioni e intraprendere questo viaggio con due amici. E’ stata una esperienza davvero unica, profonda, personale. 

Sul polpaccio destro  hai tatuato una poesia di Ada Merini. Come mai proprio Ada Merini? Che cosa sono per te la poesia e la letteratura in generale?

E’ una poesia che incarna perfettamente il mio pensiero con parole stupende, è un regalo di un mio amico. Per me poesia e letteratura rappresentano una grande passione: divoro una marea di libri appena ho del tempo libero. 

(Paolo Vites)